Guida di Adelsa

Eleonora
Guida di Adelsa

Visite turistiche

Il bastione di Saint Remy è una delle fortificazioni più importanti di Cagliari, situata nel quartiere Castello. Il nome deriva dal primo viceré piemontese, Filippo-Guglielmo Pallavicini, barone di Saint Remy. Alla fine del XIX secolo venne monumentalmente trasformato in una scalinata, sormontata dall'arco di Trionfo, che dà accesso ad una passeggiata coperta e ad una grande terrazza panoramica. La passeggiata coperta e la terrazza Umberto I, quest'ultima edificata sul vecchio bastione dello Sperone, vennero progettate nel 1896 dall'ingegnere Giuseppe Costa e da Fulgenzio Setti. L'edificio è realizzato in stile neoclassico, con colonne corinzie, utilizzando la Pietra Forte, un calcare bianco e giallo presente in abbondanza nel territorio circostante. Fu inaugurato nel 1901. La scalinata a doppia rampa, con la quale si entra dalla piazza Costituzione, si interrompe nella passeggiata coperta, e si conclude sotto l'arco di Trionfo, nella terrazza Umberto I. Il 17 febbraio 1943, la scalinata e l'Arco di trionfo vennero danneggiati gravemente dalle bombe dei B-17 americani durante la Seconda guerra mondiale, ma finita quest'ultima vennero fedelmente ricostruiti. Dalla terrazza Umberto I si accede, attraverso una breve gradinata, al bastione di Santa Caterina, dove sorgeva un vecchio convento delle domenicane, distrutto da un incendio nel 1800. Si narra che negli ambienti austeri del convento si preparò la congiura per uccidere il viceré Camarassa nel 1668, il più clamoroso episodio di sangue nella storia della città durante il governo spagnolo. La passeggiata coperta da quando fu inaugurata, nel 1902, è stata variamente utilizzata. All'inizio fu utilizzata come sala dei banchetti, poi durante la prima guerra mondiale si utilizzò come infermeria. Negli anni trenta, nel periodo delle sanzioni, venne allestita la mostra dell'autarchia. Nel corso della seconda guerra mondiale fu adoperato come rifugio agli sfollati le cui case vennero distrutte dalle bombe. Nel 1948 ospitò la prima Fiera campionaria della Sardegna. Dopo molti anni di abbandono, la passeggiata fu restaurata e rivalutata come spazio culturale riservato in particolare a mostre artistiche.
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Μπαστιόνι ντι Σαιντ Ρεμί
Piazza Costituzione
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Il bastione di Saint Remy è una delle fortificazioni più importanti di Cagliari, situata nel quartiere Castello. Il nome deriva dal primo viceré piemontese, Filippo-Guglielmo Pallavicini, barone di Saint Remy. Alla fine del XIX secolo venne monumentalmente trasformato in una scalinata, sormontata dall'arco di Trionfo, che dà accesso ad una passeggiata coperta e ad una grande terrazza panoramica. La passeggiata coperta e la terrazza Umberto I, quest'ultima edificata sul vecchio bastione dello Sperone, vennero progettate nel 1896 dall'ingegnere Giuseppe Costa e da Fulgenzio Setti. L'edificio è realizzato in stile neoclassico, con colonne corinzie, utilizzando la Pietra Forte, un calcare bianco e giallo presente in abbondanza nel territorio circostante. Fu inaugurato nel 1901. La scalinata a doppia rampa, con la quale si entra dalla piazza Costituzione, si interrompe nella passeggiata coperta, e si conclude sotto l'arco di Trionfo, nella terrazza Umberto I. Il 17 febbraio 1943, la scalinata e l'Arco di trionfo vennero danneggiati gravemente dalle bombe dei B-17 americani durante la Seconda guerra mondiale, ma finita quest'ultima vennero fedelmente ricostruiti. Dalla terrazza Umberto I si accede, attraverso una breve gradinata, al bastione di Santa Caterina, dove sorgeva un vecchio convento delle domenicane, distrutto da un incendio nel 1800. Si narra che negli ambienti austeri del convento si preparò la congiura per uccidere il viceré Camarassa nel 1668, il più clamoroso episodio di sangue nella storia della città durante il governo spagnolo. La passeggiata coperta da quando fu inaugurata, nel 1902, è stata variamente utilizzata. All'inizio fu utilizzata come sala dei banchetti, poi durante la prima guerra mondiale si utilizzò come infermeria. Negli anni trenta, nel periodo delle sanzioni, venne allestita la mostra dell'autarchia. Nel corso della seconda guerra mondiale fu adoperato come rifugio agli sfollati le cui case vennero distrutte dalle bombe. Nel 1948 ospitò la prima Fiera campionaria della Sardegna. Dopo molti anni di abbandono, la passeggiata fu restaurata e rivalutata come spazio culturale riservato in particolare a mostre artistiche.
L'orto botanico di Cagliari, appartenente all'Università di Cagliari, è situato in via Sant'Ignazio da Laconi. Il primo tentativo di creazione di un orto botanico a Cagliari risale all'impianto realizzato tra il 1752 ed il 1769 in un quartiere ad est del capoluogo sardo, Su Campu de Su Rei (in italiano il "campo del Re") nell'attuale quartiere Villanova, in un luogo che successivamente aveva mantenuto a lungo la denominazione di “Sa Butanica” (la botanica). Nel 1820 nella valle di Palabanda, tra l'anfiteatro romano e la villa di Tigellio, fu individuato il terreno dove oggi sorge l'attuale orto botanico; questo fu realizzato, su progetto del professor Giovanni Meloni Baylle, che si interessò anche dell'acquisto dei terreni idonei, con l'aiuto del ministro Giovanni Lanza. I lavori di sterro e di allestimento dell'area, che era abbandonata ed adibita a discarica, iniziarono nel 1864, e durarono circa due anni. Fu inaugurato infatti il 15 novembre 1866 dal noto botanico Patrizio Gennari.[5] Attorno al 1874 l'Orto poteva già mettere in commercio 193 piante diverse. Nel 1885 l'Orto ha iniziato a ospitare un Index seminum per la catalogazione e lo scambio dei semi. Ai primi anni del Novecento, l'istituzione scientifica raggiunse il suo pieno sviluppo, contando 400 piante acclimatate, «provenienti dalle Indie occidentali e America australe (116), America boreale (64), Africa australe e Madagascar (66), Africa boreale, Arabia e Isole Atlantiche (30), Indie orientali, Cina e Giappone (92), Australia, Malaja e Isole Oceania (62)». Dal 1926 al 1929 la direzione dell'Orto Botanico fu affidata alla studiosa sassarese Eva Mameli Calvino; la quale conosceva da tempo l'ambiente naturale di questo orto infatti, già nel 1906, aveva pubblicato i risultati delle sue ricerche, eseguite nel giardino, sul genere Fumaria. Durante la seconda guerra mondiale l'orto, che era sede di un battaglione di cavalleria, nei primi mesi del 1943 fu bombardato . La biblioteca e l'erbario si salvarono, essendo stati prudenzialmente trasferiti in una chiesa sconsacrata a Ghilarza (OR). Terminato il conflitto, occorsero molti anni di duro lavoro per ripristinare la funzionalità dell'istituzione. Agli inizi degli anni ottanta, era però ancora rilevabile la povertà di specie presenti.
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Orto Botanico
11 Via Sant'Ignazio da Laconi
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L'orto botanico di Cagliari, appartenente all'Università di Cagliari, è situato in via Sant'Ignazio da Laconi. Il primo tentativo di creazione di un orto botanico a Cagliari risale all'impianto realizzato tra il 1752 ed il 1769 in un quartiere ad est del capoluogo sardo, Su Campu de Su Rei (in italiano il "campo del Re") nell'attuale quartiere Villanova, in un luogo che successivamente aveva mantenuto a lungo la denominazione di “Sa Butanica” (la botanica). Nel 1820 nella valle di Palabanda, tra l'anfiteatro romano e la villa di Tigellio, fu individuato il terreno dove oggi sorge l'attuale orto botanico; questo fu realizzato, su progetto del professor Giovanni Meloni Baylle, che si interessò anche dell'acquisto dei terreni idonei, con l'aiuto del ministro Giovanni Lanza. I lavori di sterro e di allestimento dell'area, che era abbandonata ed adibita a discarica, iniziarono nel 1864, e durarono circa due anni. Fu inaugurato infatti il 15 novembre 1866 dal noto botanico Patrizio Gennari.[5] Attorno al 1874 l'Orto poteva già mettere in commercio 193 piante diverse. Nel 1885 l'Orto ha iniziato a ospitare un Index seminum per la catalogazione e lo scambio dei semi. Ai primi anni del Novecento, l'istituzione scientifica raggiunse il suo pieno sviluppo, contando 400 piante acclimatate, «provenienti dalle Indie occidentali e America australe (116), America boreale (64), Africa australe e Madagascar (66), Africa boreale, Arabia e Isole Atlantiche (30), Indie orientali, Cina e Giappone (92), Australia, Malaja e Isole Oceania (62)». Dal 1926 al 1929 la direzione dell'Orto Botanico fu affidata alla studiosa sassarese Eva Mameli Calvino; la quale conosceva da tempo l'ambiente naturale di questo orto infatti, già nel 1906, aveva pubblicato i risultati delle sue ricerche, eseguite nel giardino, sul genere Fumaria. Durante la seconda guerra mondiale l'orto, che era sede di un battaglione di cavalleria, nei primi mesi del 1943 fu bombardato . La biblioteca e l'erbario si salvarono, essendo stati prudenzialmente trasferiti in una chiesa sconsacrata a Ghilarza (OR). Terminato il conflitto, occorsero molti anni di duro lavoro per ripristinare la funzionalità dell'istituzione. Agli inizi degli anni ottanta, era però ancora rilevabile la povertà di specie presenti.
Villanova (Biddanoa in sardo) è uno dei quattro quartieri storici di Cagliari, fondato nel XIII secolo ai piedi del versante est del colle su cui sorge Castello. I primi abitanti del quartiere furono i contadini del vicino campidano che intrattenevano relazioni commerciali con la città. Villanova nacque quando questi contadini decisero di stabilirsi più vicini a Cagliari, in modo da averne agevolazione nella loro attività. Fino ai primi decenni del XX secolo, l'origine agricola del quartiere era rivelata anche dai numerosi orti e dalle vigne che lo circondavano. Tra 1616 ed il 1680 vi risiedette Giovanni Angelo Puxeddu, il più grande pittore e scultore sardo del XVII Secolo. Il quartiere oggi si presenta con la sua parte vecchia, situata tra la via Garibaldi e il terrapieno di viale Regina Elena, caratterizzata da semplici abitazioni, che si sviluppano su uno o due piani, diverse chiese e numerose botteghe, e la parte più recente, attraversata dalla centrale e trafficata via Sonnino, con i palazzi, sorti a partire dagli anni '30 del '900, che hanno gradualmente occupato le campagne, in cui sorgevano isolati alcuni importanti monumenti, come la basilica di San Saturnino e la circostante necropoli, oggi circondati dal viavai caotico della città moderna. Villanova è sede di due importanti arciconfraternite, impegnate in maniera particolare nei riti della settimana santa cagliaritana.
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Villanova
32 Via Vincenzo Sulis
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Villanova (Biddanoa in sardo) è uno dei quattro quartieri storici di Cagliari, fondato nel XIII secolo ai piedi del versante est del colle su cui sorge Castello. I primi abitanti del quartiere furono i contadini del vicino campidano che intrattenevano relazioni commerciali con la città. Villanova nacque quando questi contadini decisero di stabilirsi più vicini a Cagliari, in modo da averne agevolazione nella loro attività. Fino ai primi decenni del XX secolo, l'origine agricola del quartiere era rivelata anche dai numerosi orti e dalle vigne che lo circondavano. Tra 1616 ed il 1680 vi risiedette Giovanni Angelo Puxeddu, il più grande pittore e scultore sardo del XVII Secolo. Il quartiere oggi si presenta con la sua parte vecchia, situata tra la via Garibaldi e il terrapieno di viale Regina Elena, caratterizzata da semplici abitazioni, che si sviluppano su uno o due piani, diverse chiese e numerose botteghe, e la parte più recente, attraversata dalla centrale e trafficata via Sonnino, con i palazzi, sorti a partire dagli anni '30 del '900, che hanno gradualmente occupato le campagne, in cui sorgevano isolati alcuni importanti monumenti, come la basilica di San Saturnino e la circostante necropoli, oggi circondati dal viavai caotico della città moderna. Villanova è sede di due importanti arciconfraternite, impegnate in maniera particolare nei riti della settimana santa cagliaritana.
La Marina è uno dei quattro quartieri storici di Cagliari. I suoi confini sono delimitati a nord dalle mura del Castello, a sud dalla via Roma (oltre la quale si trova il porto), a est dal viale Regina Margherita e ad ovest dal largo Carlo Felice. La Marina venne fondata dai pisani nel XIII secolo come zona destinata ad ospitare magazzini e dimore di quanti lavoravano presso il vicino porto di Cagliari. Denominato inizialmente come Lapola o La Pola (termine di significato incerto, il quale forse identificava una banchina o altra parte del porto e poi utilizzato per indicare l'intera area), il quartiere venne cinto da mura e bastioni, riammodernate in seguito dagli spagnoli e demolite a partire dalla seconda metà del XIX secolo per far posto ai tre importanti assi viari sopra citati. Dal XIV secolo, con la dominazione aragonese prima e spagnola in seguito, Marina crebbe come numero di abitanti e assunse sempre di più la connotazione di quartiere vivamente trafficato e animato da commerci, dove per lo più dimoravano mercanti e pescatori, e in cui sorsero numerose comunità rappresentanti delle terre e città con cui vi erano più stretti rapporti commerciali (ad esempio si ricorda una comunità di siciliani, che faceva capo alla chiesa di Santa Rosalia e quella dei genovesi, facente capo alla chiesa dei Santi Giorgio e Caterina). Oggi la Marina si presenta come un quartiere carico di storia, che cerca lentamente di trovare il giusto modo per valorizzare le sue bellezze, spesso messe in pericolo dall'incuria e il degrado, nonché dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e dalla speculazione edilizia del dopoguerra.
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Lapola
10 Vico Barcellona
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La Marina è uno dei quattro quartieri storici di Cagliari. I suoi confini sono delimitati a nord dalle mura del Castello, a sud dalla via Roma (oltre la quale si trova il porto), a est dal viale Regina Margherita e ad ovest dal largo Carlo Felice. La Marina venne fondata dai pisani nel XIII secolo come zona destinata ad ospitare magazzini e dimore di quanti lavoravano presso il vicino porto di Cagliari. Denominato inizialmente come Lapola o La Pola (termine di significato incerto, il quale forse identificava una banchina o altra parte del porto e poi utilizzato per indicare l'intera area), il quartiere venne cinto da mura e bastioni, riammodernate in seguito dagli spagnoli e demolite a partire dalla seconda metà del XIX secolo per far posto ai tre importanti assi viari sopra citati. Dal XIV secolo, con la dominazione aragonese prima e spagnola in seguito, Marina crebbe come numero di abitanti e assunse sempre di più la connotazione di quartiere vivamente trafficato e animato da commerci, dove per lo più dimoravano mercanti e pescatori, e in cui sorsero numerose comunità rappresentanti delle terre e città con cui vi erano più stretti rapporti commerciali (ad esempio si ricorda una comunità di siciliani, che faceva capo alla chiesa di Santa Rosalia e quella dei genovesi, facente capo alla chiesa dei Santi Giorgio e Caterina). Oggi la Marina si presenta come un quartiere carico di storia, che cerca lentamente di trovare il giusto modo per valorizzare le sue bellezze, spesso messe in pericolo dall'incuria e il degrado, nonché dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e dalla speculazione edilizia del dopoguerra.
(Stampaxi in sardo campidanese) è uno dei quattro quartieri storici della città di Cagliari. Il quartiere, situato nel centro storico cittadino, a Ovest del Castello di Cagliari, venne fondato dai Pisani nel XIII secolo e da essi dotato di un modesto sistema di fortificazione (di cui resta la torre dello Sperone). Dalla fondazione Stampace è stato un quartiere abitato prevalentemente da mercanti, artigiani e piccolo borghesi, sino a perdere gradualmente questa caratterizzazione con l'avvicinarsi dell'epoca contemporanea. Stampace confina ad ovest con il "borgo", oggi quartiere, di Sant'Avendrace, in passato una delle zone più periferiche e povere della città. Grande importanza storica e artistica hanno i numerosi siti archeologici ubicati nell'area di Stampace e Sant'Avendrace, testimonianze della Cagliari dei Punici e dei Romani, oltre alle tracce, poche, della capitale giudicale di Santa Igia, nella zona confinante con lo stagno di Santa Gilla. Il quartiere era già abitato in età romana, come è testimoniato da molte strutture rinvenute appartenenti a quel periodo: il foro, sotto l'attuale piazza del Carmine; il tempio di Via Malta; le terme, nella zona di viale Trieste; la necropoli di Tuvixeddu, a Sant'Avendrace; il quartiere borghese (del quale fa parte la "villa di Tigellio"), l'anfiteatro romano. Fino all'Unità d'Italia Stampace era protetto da un cinta muraria di età pisana. Successivamente, con l'espansione della città al di fuori delle antiche mura, si decise di abbattere le mura di Stampace, insieme a quelle di Marina e Villanova. L'unica parte delle mura superstite è la torre dello Sperone, a fianco della chiesa omonima. In piazza Yenne, all'imbocco dell'odierna via Manno, c'era la Porta Stampace che fu demolita nel 1856. Nei documenti d'epoca viene chiamata anche Porta Marina e Porta San Giorgio. Accanto alla Porta vi era il bastione di San Francesco, che occupava parte dell'odierno largo Carlo Felice. Durante i bombardamenti del 1943 a Stampace vennero aperti molti rifugi, come quello nella cripta di Santa Restituta, il rifugio di via Don Bosco e l'ospedale san Giorgio in viale Merello, nel cortile della sede della Croce Rossa Italiana, dalla quale era gestito. Il 17 febbraio 1943 all'ingresso del rifugio di Santa Restituta morirono quasi 200 persone, tra le quali anche il pittore Tarquinio Sini, mentre cercavano disperatamente di aprire una delle due entrate per mettersi al riparo, poiché non era venuto nessuno ad aprire con le chiavi. Da quella volta si decise che i rifugi dovevano rimanere sempre aperti.
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Stampace
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(Stampaxi in sardo campidanese) è uno dei quattro quartieri storici della città di Cagliari. Il quartiere, situato nel centro storico cittadino, a Ovest del Castello di Cagliari, venne fondato dai Pisani nel XIII secolo e da essi dotato di un modesto sistema di fortificazione (di cui resta la torre dello Sperone). Dalla fondazione Stampace è stato un quartiere abitato prevalentemente da mercanti, artigiani e piccolo borghesi, sino a perdere gradualmente questa caratterizzazione con l'avvicinarsi dell'epoca contemporanea. Stampace confina ad ovest con il "borgo", oggi quartiere, di Sant'Avendrace, in passato una delle zone più periferiche e povere della città. Grande importanza storica e artistica hanno i numerosi siti archeologici ubicati nell'area di Stampace e Sant'Avendrace, testimonianze della Cagliari dei Punici e dei Romani, oltre alle tracce, poche, della capitale giudicale di Santa Igia, nella zona confinante con lo stagno di Santa Gilla. Il quartiere era già abitato in età romana, come è testimoniato da molte strutture rinvenute appartenenti a quel periodo: il foro, sotto l'attuale piazza del Carmine; il tempio di Via Malta; le terme, nella zona di viale Trieste; la necropoli di Tuvixeddu, a Sant'Avendrace; il quartiere borghese (del quale fa parte la "villa di Tigellio"), l'anfiteatro romano. Fino all'Unità d'Italia Stampace era protetto da un cinta muraria di età pisana. Successivamente, con l'espansione della città al di fuori delle antiche mura, si decise di abbattere le mura di Stampace, insieme a quelle di Marina e Villanova. L'unica parte delle mura superstite è la torre dello Sperone, a fianco della chiesa omonima. In piazza Yenne, all'imbocco dell'odierna via Manno, c'era la Porta Stampace che fu demolita nel 1856. Nei documenti d'epoca viene chiamata anche Porta Marina e Porta San Giorgio. Accanto alla Porta vi era il bastione di San Francesco, che occupava parte dell'odierno largo Carlo Felice. Durante i bombardamenti del 1943 a Stampace vennero aperti molti rifugi, come quello nella cripta di Santa Restituta, il rifugio di via Don Bosco e l'ospedale san Giorgio in viale Merello, nel cortile della sede della Croce Rossa Italiana, dalla quale era gestito. Il 17 febbraio 1943 all'ingresso del rifugio di Santa Restituta morirono quasi 200 persone, tra le quali anche il pittore Tarquinio Sini, mentre cercavano disperatamente di aprire una delle due entrate per mettersi al riparo, poiché non era venuto nessuno ad aprire con le chiavi. Da quella volta si decise che i rifugi dovevano rimanere sempre aperti.
E’ il principale dei quattro quartieri storici della città di Cagliari. Sorge in posizione preminente, su un colle calcareo, a circa cento metri sul livello del mare. Popolarmente il quartiere è indicato senza l'articolo. I Pisani fondarono questo quartiere nel XIII secolo, lo fortificarono, dotandolo di mura, torri e bastioni e vi trasferirono le sedi del potere civile, militare e religioso dalla capitale giudicale di Santa Igia, che avevano precedentemente distrutto, decretando la fine dello stesso giudicato di Càlari. Da allora, sotto ogni dominazione, da quella Pisana (XIII - XIV secolo), a quella Aragonese-Spagnola (XIV - XVIII secolo) e Piemontese (XVIII - XIX secolo), fino al secondo dopoguerra il Castello ha ospitato i palazzi del potere e le residenze nobiliari, tanto da identificarsi con la città, che non a caso in sardo si chiama Casteddu. Al quartiere ancora oggi si accede attraverso le antiche porte medievali, aperte nelle mura che ancora cingono gran parte del perimetro del Castello, isolandolo dal resto della città. Il Castello ospita attualmente importanti istituzioni, quali la Prefettura e l'aula Consiliare della Città Metropolitana di Cagliari nei locali del palazzo Reale, ubicato nella Piazza Palazzo. La Parrocchia del Castello è intitolata a santa Maria e cointitolata a Santa Cecilia e ha la sua sede nella Chiesa Cattedrale, la chiesa principale dell'Arcidiocesi di Cagliari, anch'essa nella Piazza Palazzo. Anche l'Università degli Studi di Cagliari ha in Castello la sua sede principale, nel palazzo settecentesco che ospita gli uffici del Rettorato.
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Quartiere Castello
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E’ il principale dei quattro quartieri storici della città di Cagliari. Sorge in posizione preminente, su un colle calcareo, a circa cento metri sul livello del mare. Popolarmente il quartiere è indicato senza l'articolo. I Pisani fondarono questo quartiere nel XIII secolo, lo fortificarono, dotandolo di mura, torri e bastioni e vi trasferirono le sedi del potere civile, militare e religioso dalla capitale giudicale di Santa Igia, che avevano precedentemente distrutto, decretando la fine dello stesso giudicato di Càlari. Da allora, sotto ogni dominazione, da quella Pisana (XIII - XIV secolo), a quella Aragonese-Spagnola (XIV - XVIII secolo) e Piemontese (XVIII - XIX secolo), fino al secondo dopoguerra il Castello ha ospitato i palazzi del potere e le residenze nobiliari, tanto da identificarsi con la città, che non a caso in sardo si chiama Casteddu. Al quartiere ancora oggi si accede attraverso le antiche porte medievali, aperte nelle mura che ancora cingono gran parte del perimetro del Castello, isolandolo dal resto della città. Il Castello ospita attualmente importanti istituzioni, quali la Prefettura e l'aula Consiliare della Città Metropolitana di Cagliari nei locali del palazzo Reale, ubicato nella Piazza Palazzo. La Parrocchia del Castello è intitolata a santa Maria e cointitolata a Santa Cecilia e ha la sua sede nella Chiesa Cattedrale, la chiesa principale dell'Arcidiocesi di Cagliari, anch'essa nella Piazza Palazzo. Anche l'Università degli Studi di Cagliari ha in Castello la sua sede principale, nel palazzo settecentesco che ospita gli uffici del Rettorato.
Il Poetto (Poetu in sardo) è la principale spiaggia di Cagliari che si estende per circa dodici chilometri, dalla Sella del Diavolo sino all'inizio litorale di Quartu Sant'Elena dove prende il nome di spiaggia di Quartu (o Poetto di Quartu). La spiaggia nella sua estensione, che va da Marina Piccola a Margine Rosso, si sviluppa per circa sette chilometri e mezzo a cavallo fra il territorio di Cagliari e di Quartu Sant'Elena. Il Poetto è un importante località turistica e uno dei principali luoghi della vita notturna estiva della città e dell'area vasta. Il Poetto è anche il quartiere di circa 1.250 abitanti, ubicato nel tratto occidentale della striscia compresa fra la spiaggia e le saline di Molentargius.
330 ντόπιοι το προτείνουν
Poetto
2 Piazza degli Arcipelaghi
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Il Poetto (Poetu in sardo) è la principale spiaggia di Cagliari che si estende per circa dodici chilometri, dalla Sella del Diavolo sino all'inizio litorale di Quartu Sant'Elena dove prende il nome di spiaggia di Quartu (o Poetto di Quartu). La spiaggia nella sua estensione, che va da Marina Piccola a Margine Rosso, si sviluppa per circa sette chilometri e mezzo a cavallo fra il territorio di Cagliari e di Quartu Sant'Elena. Il Poetto è un importante località turistica e uno dei principali luoghi della vita notturna estiva della città e dell'area vasta. Il Poetto è anche il quartiere di circa 1.250 abitanti, ubicato nel tratto occidentale della striscia compresa fra la spiaggia e le saline di Molentargius.
Monte Urpinu è un parco urbano di Cagliari, che si trova nell'omonimo quartiere. Per secoli dominato da natura selvaggia, abitato da animali come le volpi, da cui il nome Urpinu, che in sardo significa Volpino, nell'Ottocento i proprietari, i Sanjust di Teulada, piantano numerosi pini d'aleppo. Nel 1930 l'Aeronautica militare costruì nel parco e nello stagno di Molentargius un deposito sotterraneo di carburanti, successivamente ampliato negli anni 1980. I ventidue serbatoi di carburante erano collegati, tramite condotte, al porto (zona "Su siccu") e agli aeroporti di Decimomannu ed Elmas. Nell'agosto del 2007 il deposito viene dismesso, ed è stato possibile visitarlo nel 2017.[1] Durante il fascismo il colle viene acquistato dal Comune di Cagliari e dichiarato primo parco urbano della città. Tuttavia la proprietà comunale è solo parziale, e parte del colle viene adibito a cava. Negli anni ottanta il comune pratica un'importante riqualificazione del parco, con rimboschimento e chiusura dell'area con recinzione. Oggi il parco si estende per 350.000 m² con suggestivi punti di vista su Cagliari e il Campidano, lo stagno di Molentargius e la spiaggia del Poetto (Su Poettu). Il Viale Europa lo percorre sulla cresta in tutta la sua lunghezza. Le specie botaniche più diffuse, non tutte spontanee ma adatte al clima mediterraneo caldo e semiarido e al suolo roccioso calcareo, sono il pino d'Aleppo, l'olivastro, il carrubo, il leccio, il lentisco, l'euforbia arborea, l'alimo, l'alaterno, la fillirea, il bagolaro, il pino delle Canarie.
150 ντόπιοι το προτείνουν
Πάρκο Monte Urpinu
Viale Europa
150 ντόπιοι το προτείνουν
Monte Urpinu è un parco urbano di Cagliari, che si trova nell'omonimo quartiere. Per secoli dominato da natura selvaggia, abitato da animali come le volpi, da cui il nome Urpinu, che in sardo significa Volpino, nell'Ottocento i proprietari, i Sanjust di Teulada, piantano numerosi pini d'aleppo. Nel 1930 l'Aeronautica militare costruì nel parco e nello stagno di Molentargius un deposito sotterraneo di carburanti, successivamente ampliato negli anni 1980. I ventidue serbatoi di carburante erano collegati, tramite condotte, al porto (zona "Su siccu") e agli aeroporti di Decimomannu ed Elmas. Nell'agosto del 2007 il deposito viene dismesso, ed è stato possibile visitarlo nel 2017.[1] Durante il fascismo il colle viene acquistato dal Comune di Cagliari e dichiarato primo parco urbano della città. Tuttavia la proprietà comunale è solo parziale, e parte del colle viene adibito a cava. Negli anni ottanta il comune pratica un'importante riqualificazione del parco, con rimboschimento e chiusura dell'area con recinzione. Oggi il parco si estende per 350.000 m² con suggestivi punti di vista su Cagliari e il Campidano, lo stagno di Molentargius e la spiaggia del Poetto (Su Poettu). Il Viale Europa lo percorre sulla cresta in tutta la sua lunghezza. Le specie botaniche più diffuse, non tutte spontanee ma adatte al clima mediterraneo caldo e semiarido e al suolo roccioso calcareo, sono il pino d'Aleppo, l'olivastro, il carrubo, il leccio, il lentisco, l'euforbia arborea, l'alimo, l'alaterno, la fillirea, il bagolaro, il pino delle Canarie.
La salina di Cagliari è ubicata nei pressi della spiaggia del Poetto e si estende su parte del territorio del comune di Cagliari e del comune di Quartu Sant'Elena. Le saline sono oggi parte del parco regionale di Molentargius. La storia dell'estrazione del sale marino a Cagliari sembra che risalga a circa 3000 anni fa, all'epoca degli stanziamenti Fenici. In epoche più recenti l'estrazione del sale fu oggetto di monopolio governativo dapprima con la dominazione spagnola, poi con la dominazione sabauda. L'attività d'estrazione impiegava in passato maestranze reclutate fra la popolazione, ma a cavallo fra il Settecento, l'Ottocento e il Novecento lo stato sabaudo impiegava i condannati ai lavori forzati, provenienti principalmente dalle carceri piemontesi e dal vecchio carcere cagliaritano di San Bartolomeo. Negli anni 30 la tecnologia modificò drasticamente la tecnica di estrazione con l'allestimento del sistema formato dalle vasche evaporanti, dalle vasche salanti, gli impianti di sollevamento e di canalizzazione delle acque. Nel 1984 l'attività delle saline di Stato cessò per ragioni igienico-sanitarie a causa della tracimazione di acque inquinate dal Bellarosa minore nel Bellarosa maggiore. Delle Saline restano gli impianti di terra e delle vasche come testimonianza di un'antica attività ed è tuttora attivo il sistema di circolazione e regimazione delle acque per mantenere integro un particolare ecosistema creato in parte dall'uomo. La città del sale o villaggio del sale fu costruita nei primi decenni del XX secolo ed è oggi considerato un sito di archeologia industriale. Il complesso comprende i palazzi dove risiedevano i dirigenti, le abitazione degli impiegati, una chiesa, un teatro, dei laboratori e le officine dove avveniva l'estrazione e lavorazione del sale. Residenze dei dirigenti Il Sig. Giovanni Colivicchi fu nominato Direttore Tecnico delle Saline di Stato e trasferito da Saline di Volterra nel 1913. Portò con se la famiglia costituita dalla moglie Angelica Gobbini ed i figli Filippo, Lina e Giovanni. Le ragioni della richiesta di trasferimento in Sardegna furono soprattutto quelle di essere destinato a sede universitaria perché i due figli maschi potessero laurearsi. ma il primo dei maschi, Filippo, fu ucciso come Tenente nella prima guerra mondiale, mentre il secondo tornò dal Carso in cattive condizioni e non frequentò l'Università, ma divenne capo Stazione delle Ferrovie Complementari Sarde alla stazione di Isili, poi a Belvì e infine a Sanluri. La figlia Lina insegnò alle scuole elementari di Iglesias e di Cagliari. Locali di lavorazione e conservazione del sale Fabbrica dei sali potassici Impianto del bromo Impianto del gesso[non chiaro] Idrovora del rollone Capannone Nervi Sede del dopolavoro L'ex sede dell'"Opera nazionale del dopolavoro" venne edificata nel 1932 e svolgeva il ruolo di luogo di intrattenimento per i dipendenti . Fu abbandonato nel dopoguerra e poi restaurato ed ampliato negli anni'90 . Attualmente viene gestito da una società teatrale che si occupa anche del suo mantenimento. La chiesa del Santissimo nome di Maria La chiesa costruita per i dipendenti delle saline e progettata dall'ing. Vincenzo Marchi venne edificata fra il 1927 e il 1934 e consacrata nel 1934. La facciata dell'edificio richiama influssi medioevali mentre l'interno è decorato con disegni geometrici e finto marmo[1]. Nel 1964 fu eretta a parrocchia ma nel 1979 venne abbandonata. Restaurata, a partire dal 1991 è diventata chiesa del quartiere "La Palma".
214 ντόπιοι το προτείνουν
Περιφερειακό Φυσικό Πάρκο Molentargius Saline
9a Via la Palma
214 ντόπιοι το προτείνουν
La salina di Cagliari è ubicata nei pressi della spiaggia del Poetto e si estende su parte del territorio del comune di Cagliari e del comune di Quartu Sant'Elena. Le saline sono oggi parte del parco regionale di Molentargius. La storia dell'estrazione del sale marino a Cagliari sembra che risalga a circa 3000 anni fa, all'epoca degli stanziamenti Fenici. In epoche più recenti l'estrazione del sale fu oggetto di monopolio governativo dapprima con la dominazione spagnola, poi con la dominazione sabauda. L'attività d'estrazione impiegava in passato maestranze reclutate fra la popolazione, ma a cavallo fra il Settecento, l'Ottocento e il Novecento lo stato sabaudo impiegava i condannati ai lavori forzati, provenienti principalmente dalle carceri piemontesi e dal vecchio carcere cagliaritano di San Bartolomeo. Negli anni 30 la tecnologia modificò drasticamente la tecnica di estrazione con l'allestimento del sistema formato dalle vasche evaporanti, dalle vasche salanti, gli impianti di sollevamento e di canalizzazione delle acque. Nel 1984 l'attività delle saline di Stato cessò per ragioni igienico-sanitarie a causa della tracimazione di acque inquinate dal Bellarosa minore nel Bellarosa maggiore. Delle Saline restano gli impianti di terra e delle vasche come testimonianza di un'antica attività ed è tuttora attivo il sistema di circolazione e regimazione delle acque per mantenere integro un particolare ecosistema creato in parte dall'uomo. La città del sale o villaggio del sale fu costruita nei primi decenni del XX secolo ed è oggi considerato un sito di archeologia industriale. Il complesso comprende i palazzi dove risiedevano i dirigenti, le abitazione degli impiegati, una chiesa, un teatro, dei laboratori e le officine dove avveniva l'estrazione e lavorazione del sale. Residenze dei dirigenti Il Sig. Giovanni Colivicchi fu nominato Direttore Tecnico delle Saline di Stato e trasferito da Saline di Volterra nel 1913. Portò con se la famiglia costituita dalla moglie Angelica Gobbini ed i figli Filippo, Lina e Giovanni. Le ragioni della richiesta di trasferimento in Sardegna furono soprattutto quelle di essere destinato a sede universitaria perché i due figli maschi potessero laurearsi. ma il primo dei maschi, Filippo, fu ucciso come Tenente nella prima guerra mondiale, mentre il secondo tornò dal Carso in cattive condizioni e non frequentò l'Università, ma divenne capo Stazione delle Ferrovie Complementari Sarde alla stazione di Isili, poi a Belvì e infine a Sanluri. La figlia Lina insegnò alle scuole elementari di Iglesias e di Cagliari. Locali di lavorazione e conservazione del sale Fabbrica dei sali potassici Impianto del bromo Impianto del gesso[non chiaro] Idrovora del rollone Capannone Nervi Sede del dopolavoro L'ex sede dell'"Opera nazionale del dopolavoro" venne edificata nel 1932 e svolgeva il ruolo di luogo di intrattenimento per i dipendenti . Fu abbandonato nel dopoguerra e poi restaurato ed ampliato negli anni'90 . Attualmente viene gestito da una società teatrale che si occupa anche del suo mantenimento. La chiesa del Santissimo nome di Maria La chiesa costruita per i dipendenti delle saline e progettata dall'ing. Vincenzo Marchi venne edificata fra il 1927 e il 1934 e consacrata nel 1934. La facciata dell'edificio richiama influssi medioevali mentre l'interno è decorato con disegni geometrici e finto marmo[1]. Nel 1964 fu eretta a parrocchia ma nel 1979 venne abbandonata. Restaurata, a partire dal 1991 è diventata chiesa del quartiere "La Palma".
Il Teatro Lirico è stato concepito per rimpiazzare il Teatro Civico, pesantemente danneggiato dai bombardamenti degli Alleati durante la seconda guerra mondiale, e il Politeama Regina Margherita, distrutto da un incendio nel 1942. Dopo la distruzione di queste due sale la città era infatti rimasta priva di un grande teatro. Il bando per l'appalto è stato pubblicato dal comune di Cagliari nel 1964[3] ed è stato vinto dal progetto degli architetti bergamaschi Luciano Galmozzi, Pierfrancesco Ginoulhiac e Teresa Ginoulhiac Arslan nel 1967, su un totale di 34 progetti presentati. Il progetto è stato tuttavia inizialmente contestato dalla critica, favorevole invece al secondo classificato, disegnato dall'architetto romano Maurizio Sacripanti[1]. La messa in esecuzione del progetto è stata rallentata da diversi contrattempi, tra i quali una serie di scioperi e la scoperta di una falda acquifera sotto il sito destinato ad ospitare la struttura, e i lavori sono stati avviati solo nel 1971[4]. La struttura è stata inaugurata il 2 settembre 1993; alla sala principale e al foyer sono stati aggiunti, dopo l'inaugurazione, laboratori (sartoria, attrezzeria, luci, scenotecnica-falegnameria, fabbro), sale prova, magazzini e uffici. È stata realizzata una libreria attigua al teatro, mentre nel foyer della platea sono stati collocati un bar e un ristorante. I lavori sono durati fino agli anni duemila, con la sistemazione (curata dall'architetto Massimo Zucchi) dell'ingresso principale, della biglietteria e della portineria, delle pareti e degli arredi del foyer e dell'illuminazione interna ed esterna.
72 ντόπιοι το προτείνουν
Θέατρο Λίρικο ντι Καλιάρι
Via Sant'Alenixedda
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Il Teatro Lirico è stato concepito per rimpiazzare il Teatro Civico, pesantemente danneggiato dai bombardamenti degli Alleati durante la seconda guerra mondiale, e il Politeama Regina Margherita, distrutto da un incendio nel 1942. Dopo la distruzione di queste due sale la città era infatti rimasta priva di un grande teatro. Il bando per l'appalto è stato pubblicato dal comune di Cagliari nel 1964[3] ed è stato vinto dal progetto degli architetti bergamaschi Luciano Galmozzi, Pierfrancesco Ginoulhiac e Teresa Ginoulhiac Arslan nel 1967, su un totale di 34 progetti presentati. Il progetto è stato tuttavia inizialmente contestato dalla critica, favorevole invece al secondo classificato, disegnato dall'architetto romano Maurizio Sacripanti[1]. La messa in esecuzione del progetto è stata rallentata da diversi contrattempi, tra i quali una serie di scioperi e la scoperta di una falda acquifera sotto il sito destinato ad ospitare la struttura, e i lavori sono stati avviati solo nel 1971[4]. La struttura è stata inaugurata il 2 settembre 1993; alla sala principale e al foyer sono stati aggiunti, dopo l'inaugurazione, laboratori (sartoria, attrezzeria, luci, scenotecnica-falegnameria, fabbro), sale prova, magazzini e uffici. È stata realizzata una libreria attigua al teatro, mentre nel foyer della platea sono stati collocati un bar e un ristorante. I lavori sono durati fino agli anni duemila, con la sistemazione (curata dall'architetto Massimo Zucchi) dell'ingresso principale, della biglietteria e della portineria, delle pareti e degli arredi del foyer e dell'illuminazione interna ed esterna.

Offerta gastronomica

Viale nel quartiere della Marina dove trovare tantissimi Ristoranti e trattorie tipiche della città.
Via Sardegna
Via Sardegna
Viale nel quartiere della Marina dove trovare tantissimi Ristoranti e trattorie tipiche della città.

Συμβουλές για την πόλη

Τρόποι μεταφοράς

La metro è il modo più veloce per spostarsi.

Dalla piazza Repubblica (pieno centro) al Policlinico Universitario, è il sistema più rapito poiché si può prendere una metro ogni 10 minuti. I biglietti della Metro si trovano in tutti i tabacchini o edicole, ma se vi trovate lontano da uno di essi, potete utilizzare l’app DropTicket per comprare e convalidare On Line i vostri biglietti.
Μην το χάσετε

Da non perdere: il mercato di San Benedetto.

Con i suoi 8000 mq, il Mercato di San Benedetto è il mercato civico coperto più grande d’Italia e uno dei più estesi in Europa. Diviso in due piani, ospita oltre 200 espositori. L’intero piano terra è dedicato al reparto ittico, rinomato in tutto il paese. Al piano superiore, invece, sono situati i banchi ortofrutticoli e della carne. L’ambiente nel suo complesso è piacevolmente caotico, ricco dei colori e dei profumi della Sardegna.