La guida di Virginia

Virginia
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Visite turistiche

Consiglio la camminata da San Quirico d'Orcia alla Ripa D'Orcia
Ripa d'Orcia
Consiglio la camminata da San Quirico d'Orcia alla Ripa D'Orcia
Consiglio la camminata da San Quirico a Vignoni Alto, piccolo borgo con Chiesa con scorci su cui potete affacciarvi per ammirare il panorama della Valdorcia. Proseguendo potete arrivare a Bagno Vignoni passando per l'azienda agricola "Sante Marie di Vignoni".
Vignoni Alto
Vignoni Alto
Consiglio la camminata da San Quirico a Vignoni Alto, piccolo borgo con Chiesa con scorci su cui potete affacciarvi per ammirare il panorama della Valdorcia. Proseguendo potete arrivare a Bagno Vignoni passando per l'azienda agricola "Sante Marie di Vignoni".
Consiglio la camminata da San Quirico d'Orcia alla Cappella di Vitaleta con scorci sulla Valdorcia e su Pienza. Da non perdere!
20 ντόπιοι το προτείνουν
Καπέλα ντέλα Μαντόνα ντι Βιταλέτα
20 ντόπιοι το προτείνουν
Consiglio la camminata da San Quirico d'Orcia alla Cappella di Vitaleta con scorci sulla Valdorcia e su Pienza. Da non perdere!
Sant’Antimo è un’antichissima Abbazia abitata nei secoli dai monaci benedettini. La Chiesa attuale è stata edificata all’inizio del XII secolo, ma le origini dell’Abbazia sono molto più antiche. La leggenda fa risalire la fondazione di Sant’Antimo al IX secolo, all’epoca del Sacro Romano Impero, guidato dall’imperatore Carlo Magno.
104 ντόπιοι το προτείνουν
Μονή του Αγίου Αντίμο
222 Localita' S. Antimo
104 ντόπιοι το προτείνουν
Sant’Antimo è un’antichissima Abbazia abitata nei secoli dai monaci benedettini. La Chiesa attuale è stata edificata all’inizio del XII secolo, ma le origini dell’Abbazia sono molto più antiche. La leggenda fa risalire la fondazione di Sant’Antimo al IX secolo, all’epoca del Sacro Romano Impero, guidato dall’imperatore Carlo Magno.
Tra i luoghi più amati dai fotografi della Val d'Orcia c'è sicuramente il boschetto di cipressi sulle colline di San Quirico d'Orcia. Il cipresso, presente in tutta l'area, è un pianta antichissima che deve il suo nome al mito di Ciparisso giovane amato dal dio Apollo.
8 ντόπιοι το προτείνουν
Κυπαρίσσια του Σαν Κουιρίκο ντ' Ορτσία
8 ντόπιοι το προτείνουν
Tra i luoghi più amati dai fotografi della Val d'Orcia c'è sicuramente il boschetto di cipressi sulle colline di San Quirico d'Orcia. Il cipresso, presente in tutta l'area, è un pianta antichissima che deve il suo nome al mito di Ciparisso giovane amato dal dio Apollo.
I bagni liberi San Filippo, in Toscana, sono terme che si sviluppano all’interno dell’alveo fluviale del Fosso Bianco. Sono accessibili liberamente (e gratuitamente, fatto salvo il ticket per il parcheggio dell’auto) e caratterizzati dalla presenza di acqua sorgiva ad alta temperatura, da enormi formazioni di travertino bianchissimo e dalle forme peculiari e dalla presenza di ampie vasche naturali dove si raccoglie l’acqua termale e dove è possibile fare il bagno.Le terme libere si trovano nel comune di Castiglione d’Orcia, in provincia di Siena.
Μπαλένα Μπιάνκα
4 SP61
I bagni liberi San Filippo, in Toscana, sono terme che si sviluppano all’interno dell’alveo fluviale del Fosso Bianco. Sono accessibili liberamente (e gratuitamente, fatto salvo il ticket per il parcheggio dell’auto) e caratterizzati dalla presenza di acqua sorgiva ad alta temperatura, da enormi formazioni di travertino bianchissimo e dalle forme peculiari e dalla presenza di ampie vasche naturali dove si raccoglie l’acqua termale e dove è possibile fare il bagno.Le terme libere si trovano nel comune di Castiglione d’Orcia, in provincia di Siena.
Le Crete Senesi sono la zona a sud-est della città di Siena, che include i territori comunali di Asciano, Buonconvento, Monteroni d'Arbia, Rapolano Terme, Montalcino e Trequanda, tutti in provincia di Siena.
Crete Senesi
34 Via Goffredo Mameli
Le Crete Senesi sono la zona a sud-est della città di Siena, che include i territori comunali di Asciano, Buonconvento, Monteroni d'Arbia, Rapolano Terme, Montalcino e Trequanda, tutti in provincia di Siena.
Visita i suoi sentieri segnalati e raggiungere l'apice della bellezza che circonda San Quirico d'Orcia, capirete perché avete scelto questa Cittadina.
44 ντόπιοι το προτείνουν
Val d'Orcia
44 ντόπιοι το προτείνουν
Visita i suoi sentieri segnalati e raggiungere l'apice della bellezza che circonda San Quirico d'Orcia, capirete perché avete scelto questa Cittadina.
Cinigiano si è sviluppato intorno ad un castello medievale nel XII secolo. Il territorio dell'attuale comune era posto sotto l'autorità dei discendenti di Bernardino di Cinigiano, vassalli dei potenti conti Aldobrandeschi del ramo di Santa Fiora. Nel 1254, il casato cedette l'accomandigia del castello e dei domini terrieri al Comune di Siena. Tuttavia i signori di Cinigiano continuarono ad esercitare un potere assoluto nei confronti delle popolazioni locali, mentre la loro fedeltà a Siena sembra fosse incerta e nel 1278 i Senesi misero al bando l'ultimo di essi, con l'accusa pretestuosa di aver assalito un dignitario ecclesiastico in viaggio verso Viterbo. Nel Trecento si impadronirono del castello i conti Guidi di Poppi e di Battifolle, da cui Siena riacquistò il possesso del territorio nel 1389, versando una cospicua somma all'allora signore, Francesco di Ugone di Battifolle. Il conte continuò tuttavia ad esercitare il proprio potere, nonostante gli accordi presi, fino a quando nel 1404 non fu scacciato da una rivolta popolare. A metà del XVI secolo Cinigiano passò insieme a Siena al Granducato di Toscana e nel 1766 Pietro Leopoldo di Lorena trasferì il comune dalla provincia di Siena a quella di Grosseto, nel 1766, alla quale resterà anche dopo l'annessione al Regno d'Italia, avvenuta nel 1859.
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Cinigiano
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Cinigiano si è sviluppato intorno ad un castello medievale nel XII secolo. Il territorio dell'attuale comune era posto sotto l'autorità dei discendenti di Bernardino di Cinigiano, vassalli dei potenti conti Aldobrandeschi del ramo di Santa Fiora. Nel 1254, il casato cedette l'accomandigia del castello e dei domini terrieri al Comune di Siena. Tuttavia i signori di Cinigiano continuarono ad esercitare un potere assoluto nei confronti delle popolazioni locali, mentre la loro fedeltà a Siena sembra fosse incerta e nel 1278 i Senesi misero al bando l'ultimo di essi, con l'accusa pretestuosa di aver assalito un dignitario ecclesiastico in viaggio verso Viterbo. Nel Trecento si impadronirono del castello i conti Guidi di Poppi e di Battifolle, da cui Siena riacquistò il possesso del territorio nel 1389, versando una cospicua somma all'allora signore, Francesco di Ugone di Battifolle. Il conte continuò tuttavia ad esercitare il proprio potere, nonostante gli accordi presi, fino a quando nel 1404 non fu scacciato da una rivolta popolare. A metà del XVI secolo Cinigiano passò insieme a Siena al Granducato di Toscana e nel 1766 Pietro Leopoldo di Lorena trasferì il comune dalla provincia di Siena a quella di Grosseto, nel 1766, alla quale resterà anche dopo l'annessione al Regno d'Italia, avvenuta nel 1859.
Le prime notizie storiche mostrano che nel 1028 il conte Ildebrando IV Aldobrandeschi vendette Contignano a Foscolo e Maiza, e che essi nell'anno seguente lo donarono al Monastero del SS. Salvatore del Monte Amiata. Nel 1210 con una bolla l'imperatore Ottone IV confermava il possesso all'Abbazia. Nel 1293 per la prima volta viene attestata l'esistenza della Chiesa di Santa Maria in Campo, sempre come dipendenza del monastero. Nel luglio del 1300, invece, Radicofani fu teatro di uno scontro tra l'esercito di Santa Fiora - comandato da Guido di Santa Fiora - e quelli di Siena e Orvieto - comandati da Ghirardello da Todi - nel quale morirono 400 uomini e quasi tutti i comandanti Senesi e Orvietani vennero uccisi. Nel 1303 Contignano passa a Pietro di Ranuccio di Pepone Farnese, che nel 1313 parteggia per gli orvietani, ma nel 1339 sottomette il castello di Contignano al Comune di Siena in cambio della propria cittadinanza. Il 26 maggio 1355 i monaci di S. Salvatore, nonostante non possedessero più il castello, fecero rinnovare il Diploma di Ottone IV dall'Imperatore Carlo IV. Nel 1379 avvenne uno scontro armato in Contignano tra le truppe Brettoni alleate dei Farnese ed i Contignanesi che parteggiavano per i Senesi, e proprio i fieri abitanti ebbero la meglio, pagina gloriosa di questo piccolo borgo. Il 6 agosto 1390 i Farnese vendono Contignano a Cione Salimbeni per 5000 fiorini. Il 18 marzo 1405 Cocco Salimbeni stipula la pace con Siena sottoponendogli anche le sue terre a Contignano. Nel dicembre del 1409 i contignanesi cacciano Cocco Salimbeni ed il 7 dicembre la Repubblica Senese concede autonomia e vantaggi economici al Castello. Il 30 marzo 1501, nonostante i patti i senesi vendono le terre di Contignano, non il Castello, ad Antonio Giordani di Venafro che nel 1515, dopo una contesa con Borghese Petrucci, lascia Siena e le sue terre. Nel 1559 lo stato senese è assorbito con il trattato di Cateau-Cambrésis al Granducato di Toscana. Nel 1608 il Granduca Ferdinando I conferma l'autonomia di Contignano. Nella visita fatta da Bartolomeo Gherardini per ordine del granduca nel 1676 il castello e le terre di Contignano appartengono alla famiglia Bandinelli. In seguito alla legge granducale, del 1777, di soppressione dei comunelli, il 1º gennaio 1778 il comune di Contignano è posto sotto la giurisdizione del comune limitrofo di Radicofani.
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Radicofani
44 ντόπιοι το προτείνουν
Le prime notizie storiche mostrano che nel 1028 il conte Ildebrando IV Aldobrandeschi vendette Contignano a Foscolo e Maiza, e che essi nell'anno seguente lo donarono al Monastero del SS. Salvatore del Monte Amiata. Nel 1210 con una bolla l'imperatore Ottone IV confermava il possesso all'Abbazia. Nel 1293 per la prima volta viene attestata l'esistenza della Chiesa di Santa Maria in Campo, sempre come dipendenza del monastero. Nel luglio del 1300, invece, Radicofani fu teatro di uno scontro tra l'esercito di Santa Fiora - comandato da Guido di Santa Fiora - e quelli di Siena e Orvieto - comandati da Ghirardello da Todi - nel quale morirono 400 uomini e quasi tutti i comandanti Senesi e Orvietani vennero uccisi. Nel 1303 Contignano passa a Pietro di Ranuccio di Pepone Farnese, che nel 1313 parteggia per gli orvietani, ma nel 1339 sottomette il castello di Contignano al Comune di Siena in cambio della propria cittadinanza. Il 26 maggio 1355 i monaci di S. Salvatore, nonostante non possedessero più il castello, fecero rinnovare il Diploma di Ottone IV dall'Imperatore Carlo IV. Nel 1379 avvenne uno scontro armato in Contignano tra le truppe Brettoni alleate dei Farnese ed i Contignanesi che parteggiavano per i Senesi, e proprio i fieri abitanti ebbero la meglio, pagina gloriosa di questo piccolo borgo. Il 6 agosto 1390 i Farnese vendono Contignano a Cione Salimbeni per 5000 fiorini. Il 18 marzo 1405 Cocco Salimbeni stipula la pace con Siena sottoponendogli anche le sue terre a Contignano. Nel dicembre del 1409 i contignanesi cacciano Cocco Salimbeni ed il 7 dicembre la Repubblica Senese concede autonomia e vantaggi economici al Castello. Il 30 marzo 1501, nonostante i patti i senesi vendono le terre di Contignano, non il Castello, ad Antonio Giordani di Venafro che nel 1515, dopo una contesa con Borghese Petrucci, lascia Siena e le sue terre. Nel 1559 lo stato senese è assorbito con il trattato di Cateau-Cambrésis al Granducato di Toscana. Nel 1608 il Granduca Ferdinando I conferma l'autonomia di Contignano. Nella visita fatta da Bartolomeo Gherardini per ordine del granduca nel 1676 il castello e le terre di Contignano appartengono alla famiglia Bandinelli. In seguito alla legge granducale, del 1777, di soppressione dei comunelli, il 1º gennaio 1778 il comune di Contignano è posto sotto la giurisdizione del comune limitrofo di Radicofani.
Nelle vicinanze di Siena, esattamente a Chiusdino, si trova un luogo magico perso nel tempo: l’Abbazia di San Galgano. Un posto di cui, oggi, restano solo le mura in rovina e una meravigliosa storia da raccontare. Perché se in molti, nei secoli, si sono appassionati alla leggenda di re Artù e di Excalibur, forse il merito va proprio all’Abbazia di San Galgano e, soprattutto, al santo a cui è dedicata. Qui, infatti, si trova una vera spada nella roccia che ancora oggi è possibile ammirare. Un oggetto, questo, che ha alimentato la leggenda che gravita attorno a questi luoghi: la spada, in realtà, non si trova nell’Abbazia, bensì nella Rotonda di Montesiepi, eremo poco distante in cui si racconta che San Galgano abbia passato gli ultimi anni della sua vita.
364 ντόπιοι το προτείνουν
Μονή Σαν Γκαλγκάνο
Strada Comunale di San Galgano
364 ντόπιοι το προτείνουν
Nelle vicinanze di Siena, esattamente a Chiusdino, si trova un luogo magico perso nel tempo: l’Abbazia di San Galgano. Un posto di cui, oggi, restano solo le mura in rovina e una meravigliosa storia da raccontare. Perché se in molti, nei secoli, si sono appassionati alla leggenda di re Artù e di Excalibur, forse il merito va proprio all’Abbazia di San Galgano e, soprattutto, al santo a cui è dedicata. Qui, infatti, si trova una vera spada nella roccia che ancora oggi è possibile ammirare. Un oggetto, questo, che ha alimentato la leggenda che gravita attorno a questi luoghi: la spada, in realtà, non si trova nell’Abbazia, bensì nella Rotonda di Montesiepi, eremo poco distante in cui si racconta che San Galgano abbia passato gli ultimi anni della sua vita.
Non tutti sanno che a Saturnia, oltre ai centri termali a pagamento, esistono delle terme libere, situate vicino alle sorgenti, che utilizzano le stesse acque termali degli efficienti istituti termali a pagamento. Le sorgenti termali di Saturnia infatti non sono ad esclusivo uso dei complessi termali a pagamento, ma possono essere frequentate liberamente ed a qualsiasi ora dagli avventori, in quanto non vi sono recinti, ne restrizioni. Le terme libere di Saturnia, molto note ai toscani, ma soprattutto, grazie al passaparola, ai turisti stranieri, sono situate in localita Molino (che prende il nome dalla presenza di un antichissimo mulino proprio a lato delle cascate). Le terme si trovano a pochi km dal centro di Saturnia e sono poco distanti dallo stabilimento benessere, molto frequentato dagli amanti delle terme. L'acqua termale sulfurea di Saturnia fuoriesce dalla sorgente alla temperatura di 37 gradi centigradi e, dopo qualche centinaio di metri a scorrimento libero, si butta in una serie di cascatelle e quindi in alcune pozze calcaree molto caratteristiche. La zona termale libera di Saturnia e' molto ambita e perciò molto frequentata, soprattutto in estate, quando i canneti ed i prati circostanti, vengono letteralmente presi d'assalto da un'orda di bagnanti che usufruiscono gioiosamente, e soprattutto senza pagare, delle pozze di acqua termale ai piedi della cascata di acqua calda. In inverno la situazione migliora nettamente: il freddo pungente infatti sfoltisce la folla di turisti, ma è difficile trovare le cosiddette vasche calcaree del tutto vuote. Molti cultori delle benefiche acque termali sulfuree ed altrettante schiere di nottambuli, attratti dall'indimenticabile esperienza di un bagno caldo a mezzanotte, non rinunciano alle terme libere di Saturnia nemmeno in inverno! Tanto più che gli amanti della tranquillità possono risalire il torrente termale Gorello, che nasce da un cratere vulcanico, fino a trovare zone meno frequentate e meno affollate della zona intorno al mulino.
147 ντόπιοι το προτείνουν
Saturnia
147 ντόπιοι το προτείνουν
Non tutti sanno che a Saturnia, oltre ai centri termali a pagamento, esistono delle terme libere, situate vicino alle sorgenti, che utilizzano le stesse acque termali degli efficienti istituti termali a pagamento. Le sorgenti termali di Saturnia infatti non sono ad esclusivo uso dei complessi termali a pagamento, ma possono essere frequentate liberamente ed a qualsiasi ora dagli avventori, in quanto non vi sono recinti, ne restrizioni. Le terme libere di Saturnia, molto note ai toscani, ma soprattutto, grazie al passaparola, ai turisti stranieri, sono situate in localita Molino (che prende il nome dalla presenza di un antichissimo mulino proprio a lato delle cascate). Le terme si trovano a pochi km dal centro di Saturnia e sono poco distanti dallo stabilimento benessere, molto frequentato dagli amanti delle terme. L'acqua termale sulfurea di Saturnia fuoriesce dalla sorgente alla temperatura di 37 gradi centigradi e, dopo qualche centinaio di metri a scorrimento libero, si butta in una serie di cascatelle e quindi in alcune pozze calcaree molto caratteristiche. La zona termale libera di Saturnia e' molto ambita e perciò molto frequentata, soprattutto in estate, quando i canneti ed i prati circostanti, vengono letteralmente presi d'assalto da un'orda di bagnanti che usufruiscono gioiosamente, e soprattutto senza pagare, delle pozze di acqua termale ai piedi della cascata di acqua calda. In inverno la situazione migliora nettamente: il freddo pungente infatti sfoltisce la folla di turisti, ma è difficile trovare le cosiddette vasche calcaree del tutto vuote. Molti cultori delle benefiche acque termali sulfuree ed altrettante schiere di nottambuli, attratti dall'indimenticabile esperienza di un bagno caldo a mezzanotte, non rinunciano alle terme libere di Saturnia nemmeno in inverno! Tanto più che gli amanti della tranquillità possono risalire il torrente termale Gorello, che nasce da un cratere vulcanico, fino a trovare zone meno frequentate e meno affollate della zona intorno al mulino.
L'area archeologica di Malignano è una necropoli etrusca situata presso la località di Malignano, nel comune di Sovicille, in provincia di Siena. Le prime testimonianze dell'uomo in questa zona sono molto antiche, ma al sorgere della civiltà etrusca, gli ultimi secoli dell'Età del ferro, nel periodo dall'VIII secolo a.C. al VII secolo a.C., nella necropoli di Malignano viene scavata una tomba principesca, molto articolata, e profonda venti metri. Attorno a questa, in età arcaica, sono state aggiunte la maggior parte delle altre tombe a camera, che in questa necropoli hanno una certa varietà di tipologie. Le vie di comunicazione, lungo il corso del fiume Merse, devono aver dato impulso agli scambi commerciali, e le sepolture del IV secolo mostrano una certa agiatezza, dati i corredi con ceramiche di importazione rinvenuti nelle necropoli di Malignano, Orgia, Grotti e Toiano nei dintorni di Sovicille. La necropoli di Malignano, seppure abbiamo notizie che in passato abbia restituito corredi ora dispersi, viene indagata scientificamente solo nel 1964 dalla Etruscan Foundation, portando alla luce tombe a camera e a pozzetto scavate nella roccia calcarea, in cui sono stati rinvenuti corredi di ceramiche volterrane, altre più comuni ed alcune monete, che portano il termine di uso delle sepolture all'epoca romana, il III secolo a.C. e il II secolo a.C.. L'uso prevalente della necropoli è stato durante il V secolo a.C., facendo riferimento ai materiali di Età classica raccolti nel 1983 durante le opere di restauro avanzate dalla Soprintendenza Archeologica per la Toscana.
Necropoli Etrusca Di Malignano
Strada Provinciale 73 bis
L'area archeologica di Malignano è una necropoli etrusca situata presso la località di Malignano, nel comune di Sovicille, in provincia di Siena. Le prime testimonianze dell'uomo in questa zona sono molto antiche, ma al sorgere della civiltà etrusca, gli ultimi secoli dell'Età del ferro, nel periodo dall'VIII secolo a.C. al VII secolo a.C., nella necropoli di Malignano viene scavata una tomba principesca, molto articolata, e profonda venti metri. Attorno a questa, in età arcaica, sono state aggiunte la maggior parte delle altre tombe a camera, che in questa necropoli hanno una certa varietà di tipologie. Le vie di comunicazione, lungo il corso del fiume Merse, devono aver dato impulso agli scambi commerciali, e le sepolture del IV secolo mostrano una certa agiatezza, dati i corredi con ceramiche di importazione rinvenuti nelle necropoli di Malignano, Orgia, Grotti e Toiano nei dintorni di Sovicille. La necropoli di Malignano, seppure abbiamo notizie che in passato abbia restituito corredi ora dispersi, viene indagata scientificamente solo nel 1964 dalla Etruscan Foundation, portando alla luce tombe a camera e a pozzetto scavate nella roccia calcarea, in cui sono stati rinvenuti corredi di ceramiche volterrane, altre più comuni ed alcune monete, che portano il termine di uso delle sepolture all'epoca romana, il III secolo a.C. e il II secolo a.C.. L'uso prevalente della necropoli è stato durante il V secolo a.C., facendo riferimento ai materiali di Età classica raccolti nel 1983 durante le opere di restauro avanzate dalla Soprintendenza Archeologica per la Toscana.
Il 13 settembre del 1260 i guelfi fiorentini abbandonarono la loro città e si rifugiarono a Bologna e a Lucca, considerando di non potersi più trattenere a Firenze per paura delle rappresaglie dei ghibellini. A Lucca si rifugiarono anche i guelfi delle altre città partecipanti alla lega sconfitta. I senesi avanzarono in territorio fiorentino, conquistandone alcuni castelli. I ghibellini fiorentini fuoriusciti rientrarono nella città dell'Arno il 27 settembre 1260 e si insediarono al governo della città. A tutti i cittadini fu fatta giurare fedeltà al re Manfredi. Le torri e le abitazioni dei fiorentini di parte guelfa furono rase al suolo, così come era stato fatto contro i ghibellini nel 1258. Alla fine dello stesso mese fu convocata a Empoli una dieta delle città e dei signori della Toscana di parte ghibellina per discutere come rafforzare il ghibellinismo toscano e consolidare nella regione l'autorità del re. Ad Empoli, i rappresentanti di Siena e Pisa sostennero il Regio Deliberato di Manfredi, che prevedeva la distruzione di Firenze, alla quale si oppose il ghibellino fiorentino Farinata degli Uberti, salvandola da ulteriori distruzioni. Dopo Montaperti, il 18 novembre, papa Alessandro IV scomunicò tutti i sostenitori di re Manfredi in Toscana. Se da una parte la scomunica, in realtà, rafforzò il partito ghibellino, che il 28 marzo 1261 si strinse in alleanza contro i guelfi toscani, a lungo termine fu presa a pretesto dai capi guelfi d'Italia e da molti stranieri per non pagare i debiti contratti con i mercanti e i banchieri senesi, con serie conseguenze sull'economia della città. Il 25 maggio 1261, papa Alessandro IV morì. Questo fatto sembrò decretare la definitiva vittoria del partito ghibellino su quello guelfo. In realtà, nel giro di pochi anni, la fazione guelfa riprese il potere in Toscana e già nel 1269, tre anni dopo la morte di Manfredi a Benevento per opera degli angioini, Siena subì una grave sconfitta da parte di Firenze nella Battaglia di Colle, durante la quale trovò la morte lo stesso comandante senese
Montaperti
Il 13 settembre del 1260 i guelfi fiorentini abbandonarono la loro città e si rifugiarono a Bologna e a Lucca, considerando di non potersi più trattenere a Firenze per paura delle rappresaglie dei ghibellini. A Lucca si rifugiarono anche i guelfi delle altre città partecipanti alla lega sconfitta. I senesi avanzarono in territorio fiorentino, conquistandone alcuni castelli. I ghibellini fiorentini fuoriusciti rientrarono nella città dell'Arno il 27 settembre 1260 e si insediarono al governo della città. A tutti i cittadini fu fatta giurare fedeltà al re Manfredi. Le torri e le abitazioni dei fiorentini di parte guelfa furono rase al suolo, così come era stato fatto contro i ghibellini nel 1258. Alla fine dello stesso mese fu convocata a Empoli una dieta delle città e dei signori della Toscana di parte ghibellina per discutere come rafforzare il ghibellinismo toscano e consolidare nella regione l'autorità del re. Ad Empoli, i rappresentanti di Siena e Pisa sostennero il Regio Deliberato di Manfredi, che prevedeva la distruzione di Firenze, alla quale si oppose il ghibellino fiorentino Farinata degli Uberti, salvandola da ulteriori distruzioni. Dopo Montaperti, il 18 novembre, papa Alessandro IV scomunicò tutti i sostenitori di re Manfredi in Toscana. Se da una parte la scomunica, in realtà, rafforzò il partito ghibellino, che il 28 marzo 1261 si strinse in alleanza contro i guelfi toscani, a lungo termine fu presa a pretesto dai capi guelfi d'Italia e da molti stranieri per non pagare i debiti contratti con i mercanti e i banchieri senesi, con serie conseguenze sull'economia della città. Il 25 maggio 1261, papa Alessandro IV morì. Questo fatto sembrò decretare la definitiva vittoria del partito ghibellino su quello guelfo. In realtà, nel giro di pochi anni, la fazione guelfa riprese il potere in Toscana e già nel 1269, tre anni dopo la morte di Manfredi a Benevento per opera degli angioini, Siena subì una grave sconfitta da parte di Firenze nella Battaglia di Colle, durante la quale trovò la morte lo stesso comandante senese
È probabile che a questa località si riferisca una pergamena della badia di Sant'Eugenio di Siena del novembre 948, che tratta di una concessione dell'abate Devoto a favore di un Camugliano nel contado senese.Il 12 luglio 1212 il console del castello, Ildebrandino di Ardimanno, giurò fedeltà alla Repubblica Senese, impegnando la comunità di Camigliano al pagamento di un tributo annuo. Nel 1249 sono ricordati come signori di Camigliano i conti Ardengheschi di Civitella Marittima.Nel 1333, Camigliano e il suo castello furono attaccati ed incendiati dalle truppe pisane capitanate da Ciupo degli Scolari.Nel 1413 a Camigliano aveva residenza un giusdicente senese di seconda classe. Nel 1462, la pieve di Camigliano, insieme a quelle di Argiano, Cinigiano, Poggio alle Mura e Porrona, furono spostate dalla diocesi di Grosseto a quella di Montalcino.
Camigliano
È probabile che a questa località si riferisca una pergamena della badia di Sant'Eugenio di Siena del novembre 948, che tratta di una concessione dell'abate Devoto a favore di un Camugliano nel contado senese.Il 12 luglio 1212 il console del castello, Ildebrandino di Ardimanno, giurò fedeltà alla Repubblica Senese, impegnando la comunità di Camigliano al pagamento di un tributo annuo. Nel 1249 sono ricordati come signori di Camigliano i conti Ardengheschi di Civitella Marittima.Nel 1333, Camigliano e il suo castello furono attaccati ed incendiati dalle truppe pisane capitanate da Ciupo degli Scolari.Nel 1413 a Camigliano aveva residenza un giusdicente senese di seconda classe. Nel 1462, la pieve di Camigliano, insieme a quelle di Argiano, Cinigiano, Poggio alle Mura e Porrona, furono spostate dalla diocesi di Grosseto a quella di Montalcino.
La storia l'ha visto protagonista in diversi momenti, l'ultimo dei quali durante la seconda guerra mondiale quando fu scelto come riparo per le munizioni dei partigiani. Il 15 agosto del 2014 è stata gravemente ferita da un imperdonabile atto di vandalismo ed ha perduto una possente branca. Il primo agosto del 2017, dopo tre anni di inadempienze e di mancati interventi per dare alla Quercia un assetto più stabile, è crollata la branca orizzontale che guardava verso Bagno Vignoni.
7 ντόπιοι το προτείνουν
Oak of Checche
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La storia l'ha visto protagonista in diversi momenti, l'ultimo dei quali durante la seconda guerra mondiale quando fu scelto come riparo per le munizioni dei partigiani. Il 15 agosto del 2014 è stata gravemente ferita da un imperdonabile atto di vandalismo ed ha perduto una possente branca. Il primo agosto del 2017, dopo tre anni di inadempienze e di mancati interventi per dare alla Quercia un assetto più stabile, è crollata la branca orizzontale che guardava verso Bagno Vignoni.
Secondo la leggenda, il borgo di Brenna sarebbe stato fondato dal condottiero Brenno, capo dei Galli Senoni, che qui giunse agli inizi del IV secolo a.C.. Il borgo fu in epoca alto-medievale proprietà dei conti Ardengheschi di Civitella Marittima, prima di passare sotto Siena nel 1202.Durante l'età comunale, grazie alla presenza di giacimenti di siderite ed ematite a Brenna si svilupparono diffuse lavorazioni siderurgiche, poi concentrate in una ferrierasul corso del fiume Merse. Nel 1271 fu decretato che a Brenna avrebbe dovuto risiedere un giudice sotto diretta dipendenza del podestà di Siena.
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Brenna
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Secondo la leggenda, il borgo di Brenna sarebbe stato fondato dal condottiero Brenno, capo dei Galli Senoni, che qui giunse agli inizi del IV secolo a.C.. Il borgo fu in epoca alto-medievale proprietà dei conti Ardengheschi di Civitella Marittima, prima di passare sotto Siena nel 1202.Durante l'età comunale, grazie alla presenza di giacimenti di siderite ed ematite a Brenna si svilupparono diffuse lavorazioni siderurgiche, poi concentrate in una ferrierasul corso del fiume Merse. Nel 1271 fu decretato che a Brenna avrebbe dovuto risiedere un giudice sotto diretta dipendenza del podestà di Siena.
Il castello fu fondato da un certo Marescotti intorno al 1190; le prime notizie sulla sua esistenza si trovano in una pergamena del 1199 all'archivio di Stato di Siena, che ne ricorda i proprietari, Guido e Curtonecchia di Marescotto. Sulle origini del nome esiste una storia leggendaria: una dama del castello, attendendo il ritorno del suo sposo dalla guerra e passeggiando sulle mura con il suo bambino in braccio, nello scorgere il marito all'orizzonte avrebbe proteso le braccia verso di lui, facendo cadere il bimbo nel giardino sotto le mura. Per questo la donna avrebbe esclamato rivolta verso lo sposo: «Sei bello, ma mi costi caro!», da cui il nome del castello del "Belcaro".
Castello di Belcaro
32 Str. Terrensano e Belcaro
Il castello fu fondato da un certo Marescotti intorno al 1190; le prime notizie sulla sua esistenza si trovano in una pergamena del 1199 all'archivio di Stato di Siena, che ne ricorda i proprietari, Guido e Curtonecchia di Marescotto. Sulle origini del nome esiste una storia leggendaria: una dama del castello, attendendo il ritorno del suo sposo dalla guerra e passeggiando sulle mura con il suo bambino in braccio, nello scorgere il marito all'orizzonte avrebbe proteso le braccia verso di lui, facendo cadere il bimbo nel giardino sotto le mura. Per questo la donna avrebbe esclamato rivolta verso lo sposo: «Sei bello, ma mi costi caro!», da cui il nome del castello del "Belcaro".
L'abbazia di Monte Oliveto venne fondata nel 1313 da San Bernardo Tolomei (1272-1348), maestro di diritto nello Studio senese e appartenente a una delle famiglie nobili più potenti di Siena; giunto al quarantesimo anno di età si ritirò in questo luogo solitario conosciuto come il "deserto" di Accona, proprietà della sua famiglia. La fondazione del monastero fu approvata nel 1319 dal vescovo di Arezzo Guido Tarlati, il quale impose ai religiosi l'osservanza della regola benedettina. La costruzione del monastero iniziò nel 1320 e nel 1344 la nuova Congregazione olivetana venne ufficialmente approvata da papa Clemente VI. L'abbazia ebbe sempre una grande importanza nel territorio senese. Infatti i suoi possedimenti arrivavano fino al borgo di Chiusure e nella Val d'Asso. Il fatto di essere anche dei grandi proprietari terrieri fece avere agli olivetani anche un ruolo nell'organizzazione agricola del territorio delle Crete. L'imponente complesso religioso si trova nell'area meridionale del comune di Asciano. L'abbazia di Monte Oliveto Maggiore è archicenobio e casa madre di tutte le altre comunità olivetane del mondo; l'abate di Monte Oliveto è ex officio abate generale di tutta la Congregazione benedettina olivetana. Il 18 gennaio 1766, con la bolla Credita divinitus di papa Clemente XIII,[2] Monte Oliveto ottenne l'esenzione dalla giurisdizione dei vescovi di Arezzo, erigendosi quindi in abbatia nullius dioecesis, privilegio confermato da papa Leone XIII nel 1899. Il 1º maggio 1953 fu istituito il capitolo dell'abbazia in virtù della bolla Nullus hominum di papa Pio XII. La chiesa abbaziale è pertanto la cattedrale dell'abate ordinario. Fino al 1947 l'abbazia non aveva pertinenze parrocchiali e la giurisdizione dell'abate era circoscritta ai soli confini del monastero. In tre diverse occasioni, nel 1947, nel 1963 e nel 1975, per provvedimento della Santa Sede, furono giuridicamente affidate all'abbazia le parrocchie circostanti tutte situate nel comune di Asciano e già appartenenti alle diocesi di Arezzo e di Chiusi e Pienza. Si venne così a formare la giurisdizione dell'abbazia territoriale, suddivisa nelle attuali quattro parrocchie di Monte Oliveto, Vescona, Pievina e Chiusure.
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Abbazia di Monte Oliveto Maggiore
Monte Oliveto Maggiore
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L'abbazia di Monte Oliveto venne fondata nel 1313 da San Bernardo Tolomei (1272-1348), maestro di diritto nello Studio senese e appartenente a una delle famiglie nobili più potenti di Siena; giunto al quarantesimo anno di età si ritirò in questo luogo solitario conosciuto come il "deserto" di Accona, proprietà della sua famiglia. La fondazione del monastero fu approvata nel 1319 dal vescovo di Arezzo Guido Tarlati, il quale impose ai religiosi l'osservanza della regola benedettina. La costruzione del monastero iniziò nel 1320 e nel 1344 la nuova Congregazione olivetana venne ufficialmente approvata da papa Clemente VI. L'abbazia ebbe sempre una grande importanza nel territorio senese. Infatti i suoi possedimenti arrivavano fino al borgo di Chiusure e nella Val d'Asso. Il fatto di essere anche dei grandi proprietari terrieri fece avere agli olivetani anche un ruolo nell'organizzazione agricola del territorio delle Crete. L'imponente complesso religioso si trova nell'area meridionale del comune di Asciano. L'abbazia di Monte Oliveto Maggiore è archicenobio e casa madre di tutte le altre comunità olivetane del mondo; l'abate di Monte Oliveto è ex officio abate generale di tutta la Congregazione benedettina olivetana. Il 18 gennaio 1766, con la bolla Credita divinitus di papa Clemente XIII,[2] Monte Oliveto ottenne l'esenzione dalla giurisdizione dei vescovi di Arezzo, erigendosi quindi in abbatia nullius dioecesis, privilegio confermato da papa Leone XIII nel 1899. Il 1º maggio 1953 fu istituito il capitolo dell'abbazia in virtù della bolla Nullus hominum di papa Pio XII. La chiesa abbaziale è pertanto la cattedrale dell'abate ordinario. Fino al 1947 l'abbazia non aveva pertinenze parrocchiali e la giurisdizione dell'abate era circoscritta ai soli confini del monastero. In tre diverse occasioni, nel 1947, nel 1963 e nel 1975, per provvedimento della Santa Sede, furono giuridicamente affidate all'abbazia le parrocchie circostanti tutte situate nel comune di Asciano e già appartenenti alle diocesi di Arezzo e di Chiusi e Pienza. Si venne così a formare la giurisdizione dell'abbazia territoriale, suddivisa nelle attuali quattro parrocchie di Monte Oliveto, Vescona, Pievina e Chiusure.
Dalle fessure presenti nel terreno si alzano colonne di fumo che il vento spariglia qua e là come fossero le scie impazzite di mortaretti. Di tanto in tanto ci sediamo sulle panchine in legno strategicamente situate nei punti panoramici. Il riscaldamento naturale del terreno e dell’aria hanno creato un ecosistema unico e questo ha inciso profondamente anche sulla flora che vi prospera. Intravediamo cespugli di brugo, una pianta della famiglia delle ericacee, che quando fiorisce tra agosto e settembre si ricopre di fiori color ciclamino. Le piante di alto fusto invece non sono altro che sughere. Ovviamente anche l’uomo ha fatto la sua parte in questo contesto. Fin dai primi anni del ‘900 infatti si analizzò la possibilità di generare energia geo-termoelettrica sfruttando i fenomeni del sottosuolo.
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Γεωθερμικό Φυσικό Πάρκο Biancane
Via dei Lagoni Boraciferi
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Dalle fessure presenti nel terreno si alzano colonne di fumo che il vento spariglia qua e là come fossero le scie impazzite di mortaretti. Di tanto in tanto ci sediamo sulle panchine in legno strategicamente situate nei punti panoramici. Il riscaldamento naturale del terreno e dell’aria hanno creato un ecosistema unico e questo ha inciso profondamente anche sulla flora che vi prospera. Intravediamo cespugli di brugo, una pianta della famiglia delle ericacee, che quando fiorisce tra agosto e settembre si ricopre di fiori color ciclamino. Le piante di alto fusto invece non sono altro che sughere. Ovviamente anche l’uomo ha fatto la sua parte in questo contesto. Fin dai primi anni del ‘900 infatti si analizzò la possibilità di generare energia geo-termoelettrica sfruttando i fenomeni del sottosuolo. 
La riserva prende il nome dal podere Lucciola Bella, uno dei tanti insediamenti agricoli della zona, recentemente trasformato in un agriturismo. Dal podere, che domina le colline argillose che costituiscono l'area protetta, si possono ammirare il Monte Cetona, il Monte Amiata e i borghi caratteristici di Monticchiello, Pienza, Radicofani e Castiglione d'Orcia. Nel 2003 all'interno della riserva sono riemersi i resti fossili di una specie di Stenella, un mammifero marino simile ad un delfino, vissuto nella zona oltre 4.5 milioni di anni fa nel Pliocene, in un periodo in cui il fondale del mare tirrenico costituiva l'area ove oggi sono presenti i calanchi argillosi. Il fossile è stato considerato dagli studiosi di grande valore scientifico perché si tratta del reperto più completo della specie esistente al mondo
Riserva Naturale Lucciola Bella
La riserva prende il nome dal podere Lucciola Bella, uno dei tanti insediamenti agricoli della zona, recentemente trasformato in un agriturismo. Dal podere, che domina le colline argillose che costituiscono l'area protetta, si possono ammirare il Monte Cetona, il Monte Amiata e i borghi caratteristici di Monticchiello, Pienza, Radicofani e Castiglione d'Orcia. Nel 2003 all'interno della riserva sono riemersi i resti fossili di una specie di Stenella, un mammifero marino simile ad un delfino, vissuto nella zona oltre 4.5 milioni di anni fa nel Pliocene, in un periodo in cui il fondale del mare tirrenico costituiva l'area ove oggi sono presenti i calanchi argillosi. Il fossile è stato considerato dagli studiosi di grande valore scientifico perché si tratta del reperto più completo della specie esistente al mondo
Tentennano (Titinianum) è menzionato per la prima volta in alcuni atti notarili dell'XI secolo: all'epoca esisteva già quindi una rocca con il suo piccolo borgo. La rocca nella sua forma attuale dovrebbe essere stata costruita intorno al 1100 – 1200 dalla famiglia Aldobrandeschi che dominava la Toscana meridionale (un Aldobrandeschi era anche il Papa Gregorio VII).Rocca a Tentennano e la Via Francigena in una stampa del '500 Lapide che ricorda Santa Caterina Per circa due secoli la rocca di Tentennano fu la piccola capitale della Val d'Orcia, ma soprattutto il centro di controllo strategico sulla via Francigena, la strada medievale che univa Roma con il nord Italia e la Francia.La nascente Repubblica di Siena fece di tutto per assicurarsi il possesso della rocca e dopo alterne vicende e scontri con la varie famiglie nobili che la possedevano (tra cui i Salimbeni ed i Tricerchi) alla fine del Trecento insediò stabilmente alla rocca i suoi funzionari.Nel 1377 la rocca ospitò santa Caterina da Siena, la quale vi soggiornò per qualche mese; malgrado l'ambiente non fosse certo pacifico (la Santa qualifica gli abitanti come "mascalzoni" e ricorda il vento che percuoteva la rocca), proprio a Tentennano, giunta analfabeta, ricevette il "dono" della scrittura.Il Trecento e il Quattrocento furono comunque per la rocca e la sua terra secoli di sviluppo e di relativo benessere, con il sorgere della organizzazione agraria dei poderi nelle campagne e di attività artigianali e di servizio nel borgo.Dalla seconda metà del XVI secolo cominciò la decadenza: francesi e spagnoli prima combatterono per il controllo degli staterelli italiani (e la rocca venne anche assediata dai francesi), poi si accordarono e stabilirono dei “protettorati”: tra questi il Granducato di Toscana che inglobò la Repubblica di Siena.La torre della rocca venne abbandonata e il borgo si ridusse ad un semplice villaggio; il vicino borgo di Castiglione d'Orcia assunse maggiore importanza, tanto che alla metà del XVIII secolo il comune di Tentennano fu soppresso e ricompreso in quello di Castiglione.Con le riforme del Settecento i granduchi di Lorena migliorarono l'organizzazione del territorio (venne introdotta la mezzadria) e la Rocca si ripopolò con un numero stabile di abitanti (circa 500), per la maggior parte artigiani (fabbri, falegnami, conciatori).A partire dagli anni cinquanta e sessanta del Novecento, la riforma agraria e l'emigrazione dalle campagne alla città, il borgo andò incontro ad un progressivo spopolamento: gli abitanti calarono da 500 a meno di 100, la parrocchia venne soppressa, negli anni sessanta chiuse la scuola, a fine anni settanta l'ultima bottega. Il turismo è da allora principale risorsa economica della frazione.
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Rocca d'Orcia
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Tentennano (Titinianum) è menzionato per la prima volta in alcuni atti notarili dell'XI secolo: all'epoca esisteva già quindi una rocca con il suo piccolo borgo. La rocca nella sua forma attuale dovrebbe essere stata costruita intorno al 1100 – 1200 dalla famiglia Aldobrandeschi che dominava la Toscana meridionale (un Aldobrandeschi era anche il Papa Gregorio VII).Rocca a Tentennano e la Via Francigena in una stampa del '500 Lapide che ricorda Santa Caterina Per circa due secoli la rocca di Tentennano fu la piccola capitale della Val d'Orcia, ma soprattutto il centro di controllo strategico sulla via Francigena, la strada medievale che univa Roma con il nord Italia e la Francia.La nascente Repubblica di Siena fece di tutto per assicurarsi il possesso della rocca e dopo alterne vicende e scontri con la varie famiglie nobili che la possedevano (tra cui i Salimbeni ed i Tricerchi) alla fine del Trecento insediò stabilmente alla rocca i suoi funzionari.Nel 1377 la rocca ospitò santa Caterina da Siena, la quale vi soggiornò per qualche mese; malgrado l'ambiente non fosse certo pacifico (la Santa qualifica gli abitanti come "mascalzoni" e ricorda il vento che percuoteva la rocca), proprio a Tentennano, giunta analfabeta, ricevette il "dono" della scrittura.Il Trecento e il Quattrocento furono comunque per la rocca e la sua terra secoli di sviluppo e di relativo benessere, con il sorgere della organizzazione agraria dei poderi nelle campagne e di attività artigianali e di servizio nel borgo.Dalla seconda metà del XVI secolo cominciò la decadenza: francesi e spagnoli prima combatterono per il controllo degli staterelli italiani (e la rocca venne anche assediata dai francesi), poi si accordarono e stabilirono dei “protettorati”: tra questi il Granducato di Toscana che inglobò la Repubblica di Siena.La torre della rocca venne abbandonata e il borgo si ridusse ad un semplice villaggio; il vicino borgo di Castiglione d'Orcia assunse maggiore importanza, tanto che alla metà del XVIII secolo il comune di Tentennano fu soppresso e ricompreso in quello di Castiglione.Con le riforme del Settecento i granduchi di Lorena migliorarono l'organizzazione del territorio (venne introdotta la mezzadria) e la Rocca si ripopolò con un numero stabile di abitanti (circa 500), per la maggior parte artigiani (fabbri, falegnami, conciatori).A partire dagli anni cinquanta e sessanta del Novecento, la riforma agraria e l'emigrazione dalle campagne alla città, il borgo andò incontro ad un progressivo spopolamento: gli abitanti calarono da 500 a meno di 100, la parrocchia venne soppressa, negli anni sessanta chiuse la scuola, a fine anni settanta l'ultima bottega. Il turismo è da allora principale risorsa economica della frazione.
Nel territorio amministrativo del comune di Pienza c’è un borgo medievale cinto da possenti mura turrite in cima a una collina per arrivare al quale si percorre l’iconica strada fatta di curve puntellate da cipressi, emblema di quella Toscana fatta di natura e storia che qui sprigiona il suo fascino: è Monticchiello. Sviluppatosi attorno a una rocca che sovrasta la vallata, tra le strade lastricate di pietra le case sono oggi abitate da meno di 200 abitanti conservando intatta l’autenticità della sua gloriosa storia. Il cassero è della metà del Duecento, nelle mura si conservano ancora sette torri di cui cinque a base quadrata e due tonde, e da visitare è senz’altro anche la pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo, a forma a T, in stile gotico con il portale ogivale sovrastato dal rosone, a una navata, che conserva al suo interno importanti affreschi della scuola senese e dove si trovava la Madonna di Monticchiello di Pietro Lorenzetti oggi trasferita al Museo Diocesano a Pienza.
Monticchiello Città per aggiungere foto
Nel territorio amministrativo del comune di Pienza c’è un borgo medievale cinto da possenti mura turrite in cima a una collina per arrivare al quale si percorre l’iconica strada fatta di curve puntellate da cipressi, emblema di quella Toscana fatta di natura e storia che qui sprigiona il suo fascino: è Monticchiello. Sviluppatosi attorno a una rocca che sovrasta la vallata, tra le strade lastricate di pietra le case sono oggi abitate da meno di 200 abitanti conservando intatta l’autenticità della sua gloriosa storia. Il cassero è della metà del Duecento, nelle mura si conservano ancora sette torri di cui cinque a base quadrata e due tonde, e da visitare è senz’altro anche la pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo, a forma a T, in stile gotico con il portale ogivale sovrastato dal rosone, a una navata, che conserva al suo interno importanti affreschi della scuola senese e dove si trovava la Madonna di Monticchiello di Pietro Lorenzetti oggi trasferita al Museo Diocesano a Pienza.
Tipico borgo medievale toscano, Castiglione d’Orcia mantiene alta la bandiera dell’autenticità e della tradizione tipiche di questa valle. Anche qui abbiamo un forte eretto a difesa e controllo (dalla famiglia dei conti Tignosi da Tentennaro nel Duecento) e parimenti siamo in presenza di una stazione termale che negli anni è stata ampiamente fruita con le sue acque sulfuree benefiche e rilassanti. Il potere dell’acqua, a Bagni San Filippo, ha creato anche uno spettacolo per gli occhi fatto dalla formazione calcarea formatasi con il suo scorrere e che qui chiamano la ‘balena bianca’, per le sue fattezze grandi, tondeggianti e biancastre. Il nome si deve a san Filippo Benizi che, secondo la tradizione, venne a rifugiarsi nel bosco vicino al torrente per evitare di essere nominato sommo pontefice. La grotta che utilizzò per ritirarsi è visitabile. Mentre nella Rocca Tentennaro pare vi abbia soggiornato santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia. Arte, cultura e storia si intrecciano inestricabilmente con il Cristianesimo.
Castiglione d'Orcia
Tipico borgo medievale toscano, Castiglione d’Orcia mantiene alta la bandiera dell’autenticità e della tradizione tipiche di questa valle. Anche qui abbiamo un forte eretto a difesa e controllo (dalla famiglia dei conti Tignosi da Tentennaro nel Duecento) e parimenti siamo in presenza di una stazione termale che negli anni è stata ampiamente fruita con le sue acque sulfuree benefiche e rilassanti. Il potere dell’acqua, a Bagni San Filippo, ha creato anche uno spettacolo per gli occhi fatto dalla formazione calcarea formatasi con il suo scorrere e che qui chiamano la ‘balena bianca’, per le sue fattezze grandi, tondeggianti e biancastre. Il nome si deve a san Filippo Benizi che, secondo la tradizione, venne a rifugiarsi nel bosco vicino al torrente per evitare di essere nominato sommo pontefice. La grotta che utilizzò per ritirarsi è visitabile. Mentre nella Rocca Tentennaro pare vi abbia soggiornato santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia. Arte, cultura e storia si intrecciano inestricabilmente con il Cristianesimo.
San Quirico d’Orcia, al centro della valle fatta delle celebri colline ondulate, è un borgo medievale tutt’oggi ottimamente conservato, con tanto di cinta muraria, ricco di monumenti da vedere e storia da raccontare… e una splendida vista sulla val d’Orcia e sul monte Amiata. Il municipio ha sede nel palazzo rinascimentale della famiglia Chigi fatto costruire dal cardinale Flavio Chigi con progetto affidato all’architetto Carlo Fontana, in stile barocco con una facciata monumentale e decorato all’interno con affreschi di pittori romani. Nella piazza principale all’interno della chiesa di San Francesco sono conservate due statue lignee policrome di Francesco di Valdambrino e la Madonna di Andrea della Robbia (in legno intagliato, dipinto e dorato) che originariamente era all’interno della famosa cappella Vitaleta, altro luogo da visitare tra le campagne fuori San Quirico dove si perde piccolissima in mezzo al tipico paesaggio tutelato dall’Unesco. Il borgo offre un raffinato giardino all’italiana, gli Horti Leonini (accanto alla medievale Porta Nuova), dove tra le siepi tagliate con giochi geometrici si erge la statua di Cosimo III de’ Medici; e poi ancora la Torre del Cassero, la chiesa di Santa Maria Assunta e l’antica collegiata romanica, costruita su una pieve, a base di croce latina e a una navata con tre portali di cui il maggiore in stile lombardo con un arco a tutto sesto e sei colonne per lato di cui 4 poggiano su due sculture di leoni. All’interno è pieno di opere d’arte tra cui il trittico di Sano di Pietro, un affresco di Girolamo di Benvenuto e un dipinto di Rutilio Manetti. Una curiosità: non tutti sanno che dentro a questa collegiata, il giovanissimo Federico Zeri decise di diventare uno storico dell’arte. O almeno così raccontava
Reeser Str. 106, 46446 Emmerich am Rhein, Γερμανία
San Quirico d’Orcia, al centro della valle fatta delle celebri colline ondulate, è un borgo medievale tutt’oggi ottimamente conservato, con tanto di cinta muraria, ricco di monumenti da vedere e storia da raccontare… e una splendida vista sulla val d’Orcia e sul monte Amiata. Il municipio ha sede nel palazzo rinascimentale della famiglia Chigi fatto costruire dal cardinale Flavio Chigi con progetto affidato all’architetto Carlo Fontana, in stile barocco con una facciata monumentale e decorato all’interno con affreschi di pittori romani. Nella piazza principale all’interno della chiesa di San Francesco sono conservate due statue lignee policrome di Francesco di Valdambrino e la Madonna di Andrea della Robbia (in legno intagliato, dipinto e dorato) che originariamente era all’interno della famosa cappella Vitaleta, altro luogo da visitare tra le campagne fuori San Quirico dove si perde piccolissima in mezzo al tipico paesaggio tutelato dall’Unesco. Il borgo offre un raffinato giardino all’italiana, gli Horti Leonini (accanto alla medievale Porta Nuova), dove tra le siepi tagliate con giochi geometrici si erge la statua di Cosimo III de’ Medici; e poi ancora la Torre del Cassero, la chiesa di Santa Maria Assunta e l’antica collegiata romanica, costruita su una pieve, a base di croce latina e a una navata con tre portali di cui il maggiore in stile lombardo con un arco a tutto sesto e sei colonne per lato di cui 4 poggiano su due sculture di leoni. All’interno è pieno di opere d’arte tra cui il trittico di Sano di Pietro, un affresco di Girolamo di Benvenuto e un dipinto di Rutilio Manetti. Una curiosità: non tutti sanno che dentro a questa collegiata, il giovanissimo Federico Zeri decise di diventare uno storico dell’arte. O almeno così raccontava

Offerta gastronomica

Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi (secondo e terzo fine settimana di novembre) Protagonista il prezioso tubero delle Crete, vengono proposte degustazioni guidate, iniziative artistiche e culturali, mercatino di prodotti agroalimentari e artigianali di qualità, vendita del tartufo fresco. Festa del Tartufo Marzuolo e dei prodotti tipici delle Crete Senesi – Marzo Marzuolo (mese di marzo)Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi (secondo e terzo fine settimana di novembre) Protagonista il prezioso tubero delle Crete, vengono proposte degustazioni guidate, iniziative artistiche e culturali, mercatino di prodotti agroalimentari e artigianali di qualità, vendita del tartufo fresco. Festa del Tartufo Marzuolo e dei prodotti tipici delle Crete Senesi – Marzo Marzuolo (mese di marzo) Mercato dei prodotti tipici, degustazioni, vendita del tartufo fresco bianchetto delle Crete senesi. Mercato dei prodotti tipici, degustazioni, vendita del tartufo fresco bianchetto delle Crete senesi.
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San Giovanni d'Asso
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Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi (secondo e terzo fine settimana di novembre) Protagonista il prezioso tubero delle Crete, vengono proposte degustazioni guidate, iniziative artistiche e culturali, mercatino di prodotti agroalimentari e artigianali di qualità, vendita del tartufo fresco. Festa del Tartufo Marzuolo e dei prodotti tipici delle Crete Senesi – Marzo Marzuolo (mese di marzo)Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi (secondo e terzo fine settimana di novembre) Protagonista il prezioso tubero delle Crete, vengono proposte degustazioni guidate, iniziative artistiche e culturali, mercatino di prodotti agroalimentari e artigianali di qualità, vendita del tartufo fresco. Festa del Tartufo Marzuolo e dei prodotti tipici delle Crete Senesi – Marzo Marzuolo (mese di marzo) Mercato dei prodotti tipici, degustazioni, vendita del tartufo fresco bianchetto delle Crete senesi. Mercato dei prodotti tipici, degustazioni, vendita del tartufo fresco bianchetto delle Crete senesi.
I Colombini sono un’antica famiglia senese, che ha ricoperto cariche di governo a Siena da poco dopo l’anno millecento. Il nostro primo antenato a figurare nelle cronache è un mercante, Tignoso. Veniva dal suo Castello appena fuori Siena, Uopini, dove il Palazzo originario di famiglia divenne Ospedale nel Medioevo e ancora esiste. Il figlio di Tignoso, Mino, era detto Colombino e i suoi familiari detti Colombini; da qui viene il nome della famiglia. Nel 1200 la famiglia fu accolta nella nobiltà senese ed ebbe diritto allo stemma, e si fregiò di quattro colombe d’oro in campo azzuro divise da una croce d’oro. Il tempo si è portato via ilI Colombini sono un’antica famiglia senese, che ha ricoperto cariche di governo a Siena da poco dopo l’anno millecento. Il nostro primo antenato a figurare nelle cronache è un mercante, Tignoso. Veniva dal suo Castello appena fuori Siena, Uopini, dove il Palazzo originario di famiglia divenne Ospedale nel Medioevo e ancora esiste. Il figlio di Tignoso, Mino, era detto Colombino e i suoi familiari detti Colombini; da qui viene il nome della famiglia. Nel 1200 la famiglia fu accolta nella nobiltà senese ed ebbe diritto allo stemma, e si fregiò di quattro colombe d’oro in campo azzuro divise da una croce d’oro. Il tempo si è portato via il Motivo della croce, oggi non sappiamo se fu per via di una crociata o, più semplicemente, per segnalare la particolare pietà della famiglia Motivo della croce, oggi non sappiamo se fu per via di una crociata o, più semplicemente, per segnalare la particolare pietà della famiglia
Fattoria dei Barbi
170 Loc. Podernovi
I Colombini sono un’antica famiglia senese, che ha ricoperto cariche di governo a Siena da poco dopo l’anno millecento. Il nostro primo antenato a figurare nelle cronache è un mercante, Tignoso. Veniva dal suo Castello appena fuori Siena, Uopini, dove il Palazzo originario di famiglia divenne Ospedale nel Medioevo e ancora esiste. Il figlio di Tignoso, Mino, era detto Colombino e i suoi familiari detti Colombini; da qui viene il nome della famiglia. Nel 1200 la famiglia fu accolta nella nobiltà senese ed ebbe diritto allo stemma, e si fregiò di quattro colombe d’oro in campo azzuro divise da una croce d’oro. Il tempo si è portato via ilI Colombini sono un’antica famiglia senese, che ha ricoperto cariche di governo a Siena da poco dopo l’anno millecento. Il nostro primo antenato a figurare nelle cronache è un mercante, Tignoso. Veniva dal suo Castello appena fuori Siena, Uopini, dove il Palazzo originario di famiglia divenne Ospedale nel Medioevo e ancora esiste. Il figlio di Tignoso, Mino, era detto Colombino e i suoi familiari detti Colombini; da qui viene il nome della famiglia. Nel 1200 la famiglia fu accolta nella nobiltà senese ed ebbe diritto allo stemma, e si fregiò di quattro colombe d’oro in campo azzuro divise da una croce d’oro. Il tempo si è portato via il Motivo della croce, oggi non sappiamo se fu per via di una crociata o, più semplicemente, per segnalare la particolare pietà della famiglia Motivo della croce, oggi non sappiamo se fu per via di una crociata o, più semplicemente, per segnalare la particolare pietà della famiglia
Alle pendici del Castello di Vignoni, in una posizione dominante sul meraviglioso panorama della Val d'Orcia, venite a visitare la nostra azienda Sante Marie di Vignoni. Un'azienda nata dal grande amore e dalla passione per la campagna e l'agricoltura.
Azienda Agricola Sante Marie di Vignoni
95 Loc. Santa Maria
Alle pendici del Castello di Vignoni, in una posizione dominante sul meraviglioso panorama della Val d'Orcia, venite a visitare la nostra azienda Sante Marie di Vignoni. Un'azienda nata dal grande amore e dalla passione per la campagna e l'agricoltura.
nella frazione di Castelnuovo dell'Abate. La torre di osservazione del XIII secolo che divenne poi Poderi Loreto e San Pio culmina su una collina a 400 metri di altezza, a due chilometri dalla foce del fiume Orcia, tra la Rocca d'Orcia e Castiglione d'Orcia. 200 m più in basso, passa il famoso fiume. I vigneti guardano a sud, sud-est, alcuni a sud-ovest. I boschi e le rocce scoscese sono disperse come macchie di leopardo. Ognuno ha le sue caratteristiche geologiche: quelli a sud-est hanno più argilla e tufo con inserti in arenaria. Il conglomerato fluviale con ciottoli calcarei si trova nei vigneti esposti a sud e sud-ovest. Si tratta comunque di terreni molto radi con una resa molto bassa che richiedono alle viti di avere anni e anni di radicamento per raggiungere i nutrienti di cui hanno bisogno. Per questo motivo le viti più antiche danno i migliori vini, come quello della famosa vigna Cru Schiena d'Asino che prende il nome dalla forma della collina, posizionata da sud-est a sud-ovest. La Schiena d'Asino e gli altri vigneti hanno ancora più piante di quante ne avessero nel 1975. Quando morì fu sostituito con una nuova vite per mantenere l'età media della vigna il più a lungo possibile.
Mastrojanni Winery
nella frazione di Castelnuovo dell'Abate. La torre di osservazione del XIII secolo che divenne poi Poderi Loreto e San Pio culmina su una collina a 400 metri di altezza, a due chilometri dalla foce del fiume Orcia, tra la Rocca d'Orcia e Castiglione d'Orcia. 200 m più in basso, passa il famoso fiume. I vigneti guardano a sud, sud-est, alcuni a sud-ovest. I boschi e le rocce scoscese sono disperse come macchie di leopardo. Ognuno ha le sue caratteristiche geologiche: quelli a sud-est hanno più argilla e tufo con inserti in arenaria. Il conglomerato fluviale con ciottoli calcarei si trova nei vigneti esposti a sud e sud-ovest. Si tratta comunque di terreni molto radi con una resa molto bassa che richiedono alle viti di avere anni e anni di radicamento per raggiungere i nutrienti di cui hanno bisogno. Per questo motivo le viti più antiche danno i migliori vini, come quello della famosa vigna Cru Schiena d'Asino che prende il nome dalla forma della collina, posizionata da sud-est a sud-ovest. La Schiena d'Asino e gli altri vigneti hanno ancora più piante di quante ne avessero nel 1975. Quando morì fu sostituito con una nuova vite per mantenere l'età media della vigna il più a lungo possibile.
Lavoriamo i campi come 2000 anni fa e in cantina siamo 200 anni avanti”. Godiamoci l'ossimoro del fondatore, Pasquale Forte. Una dichiarazione che suggerisce anche uno dei riferimenti cui si ispira il Podere: la fattoria romana. L'altro è l'individualità agricola, auspicata dalla agricoltura biodinamica di Rudolf Steiner. L'idea comune a entrambi è quella del sistema...
Podere Forte - Agricola Forte S.S.
Lavoriamo i campi come 2000 anni fa e in cantina siamo 200 anni avanti”. Godiamoci l'ossimoro del fondatore, Pasquale Forte. Una dichiarazione che suggerisce anche uno dei riferimenti cui si ispira il Podere: la fattoria romana. L'altro è l'individualità agricola, auspicata dalla agricoltura biodinamica di Rudolf Steiner. L'idea comune a entrambi è quella del sistema...
Cucina ricercata e raffinata,qualità prezzo eccezionale. Nella vostra permanenza a San Quirico d'Orcia non può mancare una serata a cena. Importante è prenotare un giorno prima.
Ristorante Da Ciacco
30A Via Dante Alighieri
Cucina ricercata e raffinata,qualità prezzo eccezionale. Nella vostra permanenza a San Quirico d'Orcia non può mancare una serata a cena. Importante è prenotare un giorno prima.
Siamo amici con Roberto..un tipo fatto tutto alla sua maniera. Con il fratello Rino offrono l'eccellenza della carne"La Fiorentina "consiglio vivamente di prenotare. Locale rustico ricavato da una vecchia stalla.Rimane a 25 minuti di viaggio andando verso Siena in cima ad una collina. Da non perdere.
La Valserena Ristorante Pizzeria Braceria
2858 Via Cassia Sud
Siamo amici con Roberto..un tipo fatto tutto alla sua maniera. Con il fratello Rino offrono l'eccellenza della carne"La Fiorentina "consiglio vivamente di prenotare. Locale rustico ricavato da una vecchia stalla.Rimane a 25 minuti di viaggio andando verso Siena in cima ad una collina. Da non perdere.
Il caseificio val d’Orcia a Contignano è un ottimo posto dove comprare il pecorino toscano,più o meno stagionato,e la ricotta fresca.Prezzi assolutamente convenienti. Via Dell'Orcia 15, 53040 Contignano, Radicofani Italia +39 0578 52012
Cooperativa Agricola Val D'Orcia Srl
15 Via dell'Orcia
Il caseificio val d’Orcia a Contignano è un ottimo posto dove comprare il pecorino toscano,più o meno stagionato,e la ricotta fresca.Prezzi assolutamente convenienti. Via Dell'Orcia 15, 53040 Contignano, Radicofani Italia +39 0578 52012
12 ντόπιοι το προτείνουν
Coop
4 Via Santa Caterina da Siena
12 ντόπιοι το προτείνουν
Perché un buon pasto ed un buon vino rendono felici i cuori. Il personale preparato e gentile. Qualità prezzo buoni. Da non perdere le sue carni alla brace.
6 ντόπιοι το προτείνουν
Ristorante Trattoria Osenna San Quirico D'Orcia
42 Via Dante Alighieri
6 ντόπιοι το προτείνουν
Perché un buon pasto ed un buon vino rendono felici i cuori. Il personale preparato e gentile. Qualità prezzo buoni. Da non perdere le sue carni alla brace.
Se ami la pizza fragrante, non puoi non andare in questo locale. Se chiami al numero 0577898098 puoi ordinare pizza d'asporto non oltre le ore 19.00.Puoi ordinare il pane fresco per il giorno dopo anche per la Domenica. Sono moglie e marito molto particolari ma buoni.
Pizzeria Bar L'Officina del Gusto
2 Via G. Matteotti
Se ami la pizza fragrante, non puoi non andare in questo locale. Se chiami al numero 0577898098 puoi ordinare pizza d'asporto non oltre le ore 19.00.Puoi ordinare il pane fresco per il giorno dopo anche per la Domenica. Sono moglie e marito molto particolari ma buoni.
Se hai fatto visita a Siena e stai rientrando verso San Quirico d'Orcia prima devi fermarti ad uno dei migliori ristoranti della zona. Puoi spaziare dalla pizza cotta a legna, alla ristorazione. Meglio prenotare prima, rischi di non trovare posto. Tel. 0577378001
15 ντόπιοι το προτείνουν
Ristorante Pizzeria La Capannina
224 Via Cassia Sud
15 ντόπιοι το προτείνουν
Se hai fatto visita a Siena e stai rientrando verso San Quirico d'Orcia prima devi fermarti ad uno dei migliori ristoranti della zona. Puoi spaziare dalla pizza cotta a legna, alla ristorazione. Meglio prenotare prima, rischi di non trovare posto. Tel. 0577378001

Visita Turistica e Gastronomia

Luogo fondamentale della Val d'Orcia da visitare.
302 ντόπιοι το προτείνουν
Bagno Vignoni
302 ντόπιοι το προτείνουν
Luogo fondamentale della Val d'Orcia da visitare.
San Quirico è di origine etrusca, ma la prima volta che se ne fa esplicita menzione nella storia è a proposito di una contesa sorta nel 712 fra la diocesi di Siena ed Arezzo, risolta definitivamente nel 1220 da Papa Onorio III che con una Bolla aggiudicò la Pieve al Vescovo Martino di Arezzo.
79 ντόπιοι το προτείνουν
San Quirico d'Orcia
79 ντόπιοι το προτείνουν
San Quirico è di origine etrusca, ma la prima volta che se ne fa esplicita menzione nella storia è a proposito di una contesa sorta nel 712 fra la diocesi di Siena ed Arezzo, risolta definitivamente nel 1220 da Papa Onorio III che con una Bolla aggiudicò la Pieve al Vescovo Martino di Arezzo.
Montalcino è un comune italiano della provincia di Siena in Toscana. È una località nota per la produzione del vino Brunello. Si colloca nel territorio a nord-ovest del Monte Amiata, alla fine della val d'Orcia, sul confine amministrativo con la provincia di Grosseto.
461 ντόπιοι το προτείνουν
Montalcino
461 ντόπιοι το προτείνουν
Montalcino è un comune italiano della provincia di Siena in Toscana. È una località nota per la produzione del vino Brunello. Si colloca nel territorio a nord-ovest del Monte Amiata, alla fine della val d'Orcia, sul confine amministrativo con la provincia di Grosseto.
Montepulciano è una città medievale in collina della Toscana, in Italia. Circondata da vigneti, è conosciuta per il suo vino rosso Nobile. La Torre di Pulcinella è una torre dell'orologio sormontata da Pulcinella, una delle figure della commedia dell'arte. Piazza Grande ospita il Palazzo Comunale del XIV secolo, con una torre che offre una vista sulla campagna circostante, e il Duomo, che espone un enorme trittico sull'altare.
526 ντόπιοι το προτείνουν
Montepulciano
526 ντόπιοι το προτείνουν
Montepulciano è una città medievale in collina della Toscana, in Italia. Circondata da vigneti, è conosciuta per il suo vino rosso Nobile. La Torre di Pulcinella è una torre dell'orologio sormontata da Pulcinella, una delle figure della commedia dell'arte. Piazza Grande ospita il Palazzo Comunale del XIV secolo, con una torre che offre una vista sulla campagna circostante, e il Duomo, che espone un enorme trittico sull'altare.
Pienza è un comune italiano di 2 076 abitanti della provincia di Siena in Toscana. Situato in Val d'Orcia, è non molto distante dalla strada statale Cassia e dagli altri due importanti centri della valle, San Quirico d'Orcia e Castiglione d'Orcia.
555 ντόπιοι το προτείνουν
Pienza
555 ντόπιοι το προτείνουν
Pienza è un comune italiano di 2 076 abitanti della provincia di Siena in Toscana. Situato in Val d'Orcia, è non molto distante dalla strada statale Cassia e dagli altri due importanti centri della valle, San Quirico d'Orcia e Castiglione d'Orcia.
La bellezza di Siena si apprezza solo qualche giorno dopo averla lasciata. Quando si è lì, troppo impegnati a cercare di vedere il più possibile, non ci si rende conto subito della bellezza di questa cittadina al centro della Toscana. I ricordi emergono solo qualche giorno dopo: per prima torna alla mente Piazza del Campo con il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia; poi il bianco e nero del Duomo, il Battistero e tutto il restoMa forse più di tutto si ricorda il colore delle facciate dei palazzi e dei tetti, quel “Terra di Siena” conosciuto in tutto il mondo che rende il paesaggio cittadino coerente, armonioso e bello da guardare.Forse è questo che rende Siena così affascinante e amata: è rimasta intatta come nel Medioevo ed è una specie di viaggio nel tempo, la ricerca di un’epoca d’oro che apparteneva a molte altre piccole e grandi città italiane e che non ritornerà più. https://www.chicksandtrips.net/dieci-segreti-di-siena/
112 ντόπιοι το προτείνουν
Siena
112 ντόπιοι το προτείνουν
La bellezza di Siena si apprezza solo qualche giorno dopo averla lasciata. Quando si è lì, troppo impegnati a cercare di vedere il più possibile, non ci si rende conto subito della bellezza di questa cittadina al centro della Toscana. I ricordi emergono solo qualche giorno dopo: per prima torna alla mente Piazza del Campo con il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia; poi il bianco e nero del Duomo, il Battistero e tutto il restoMa forse più di tutto si ricorda il colore delle facciate dei palazzi e dei tetti, quel “Terra di Siena” conosciuto in tutto il mondo che rende il paesaggio cittadino coerente, armonioso e bello da guardare.Forse è questo che rende Siena così affascinante e amata: è rimasta intatta come nel Medioevo ed è una specie di viaggio nel tempo, la ricerca di un’epoca d’oro che apparteneva a molte altre piccole e grandi città italiane e che non ritornerà più. https://www.chicksandtrips.net/dieci-segreti-di-siena/
Il monte Amiata è un gruppo montuoso di origine vulcanica, situato nell'Antiappennino toscano, tra la Maremma, la Val d'Orcia e la Val di Paglia, compreso tra la provincia di Grosseto e quella di Siena. L'origine del toponimo Amiata è stata da alcuni individuata nel latino ad meata, ossia «alle sorgenti».
61 ντόπιοι το προτείνουν
Mount Amiata
61 ντόπιοι το προτείνουν
Il monte Amiata è un gruppo montuoso di origine vulcanica, situato nell'Antiappennino toscano, tra la Maremma, la Val d'Orcia e la Val di Paglia, compreso tra la provincia di Grosseto e quella di Siena. L'origine del toponimo Amiata è stata da alcuni individuata nel latino ad meata, ossia «alle sorgenti». 
Buonconvento è un comune italiano di 3 074 abitanti della provincia di Siena in Toscana. Sorge nella Valle dell'Ombrone, alla foce del fiume Arbia nel fiume Ombrone in corrispondenza del chilometro 200 della Cassia. Le sue principali attività sono: agricoltura, turismo e commercio.
Buonconvento (SI)
Buonconvento è un comune italiano di 3 074 abitanti della provincia di Siena in Toscana. Sorge nella Valle dell'Ombrone, alla foce del fiume Arbia nel fiume Ombrone in corrispondenza del chilometro 200 della Cassia. Le sue principali attività sono: agricoltura, turismo e commercio.
Ubicata alle falde del monte Amiata, possiede degli edifici religiosi risalenti all'XI secolo. A monte del borgo, 1100 m s.l.m., è situato un minuscolo romitorio intitolato a San Benedetto. Esso appartiene al Monastero del Vivo, fondato da San Romualdo nell'XI secolo ed un tempo abitato dai monaci Camaldolesi, che si trova a valle del borgo. I due manufatti sono tra loro collegati da un sentiero realizzato lungo il corso del fiume che scorre a valle della frazione. Lungo il percorso vi sono tracce di vecchie installazioni industriali, quali cartiere e mulini ad acqua, risalenti ai secoli scorsi ed ormai abbandonate e ricoperte dalla folta vegetazione della zona.
Vivo d’Orcia
Ubicata alle falde del monte Amiata, possiede degli edifici religiosi risalenti all'XI secolo. A monte del borgo, 1100 m s.l.m., è situato un minuscolo romitorio intitolato a San Benedetto. Esso appartiene al Monastero del Vivo, fondato da San Romualdo nell'XI secolo ed un tempo abitato dai monaci Camaldolesi, che si trova a valle del borgo. I due manufatti sono tra loro collegati da un sentiero realizzato lungo il corso del fiume che scorre a valle della frazione. Lungo il percorso vi sono tracce di vecchie installazioni industriali, quali cartiere e mulini ad acqua, risalenti ai secoli scorsi ed ormai abbandonate e ricoperte dalla folta vegetazione della zona.
Nel 1252 divenne libero comune, ma la sua indipendenza durò al massimo un secolo. Nel 1274 venne incluso nella contea di Santa Fiora con la spartizione dei possedimenti della famiglia Aldobrandeschi. Nel XIV secolo era già possedimento di Siena, che successivamente la concesse a famiglie potenti in cambio di favori di natura finanziara, come i Piccolomini prima e i Salimbeni successivamente, che usarono Castiglione d'Orcia proprio come una delle basi per la loro rivolta contro i senesi. Successivamente Castiglione passò in mano ai fiorentini, che nel 1605 la affidarono ai nobili bolognesi della famiglia Riario.
17 ντόπιοι το προτείνουν
Castiglione d'Orcia
17 ντόπιοι το προτείνουν
Nel 1252 divenne libero comune, ma la sua indipendenza durò al massimo un secolo. Nel 1274 venne incluso nella contea di Santa Fiora con la spartizione dei possedimenti della famiglia Aldobrandeschi. Nel XIV secolo era già possedimento di Siena, che successivamente la concesse a famiglie potenti in cambio di favori di natura finanziara, come i Piccolomini prima e i Salimbeni successivamente, che usarono Castiglione d'Orcia proprio come una delle basi per la loro rivolta contro i senesi. Successivamente Castiglione passò in mano ai fiorentini, che nel 1605 la affidarono ai nobili bolognesi della famiglia Riario.
Il complesso architettonico fortificato si articola con una planimetria quadrangolare. Su ciascuno dei quattro angoli si eleva un edificio turriforme; quello nord-occidentale si caratterizza per la merlatura sommitale. Davanti al lato settentrionale del complesso una serie di edifici disposti ad L, in parte adibiti a magazzini, precedono la struttura fortificata. Lungo il lato occidentale si elevano due torrette merlate, ciascuna alla rispettiva estremità, mentre al centro si apre una porta sovrastata da una torre di guardia anch'essa merlata, dalla quale origina un tratto di cortina muraria che la unisce alla torretta meridionale. Presso il castello si trova la chiesa di San Niccolò a Spedaletto con annessa canonica.
Castello di Spedaletto
Località Spedaletto
Il complesso architettonico fortificato si articola con una planimetria quadrangolare. Su ciascuno dei quattro angoli si eleva un edificio turriforme; quello nord-occidentale si caratterizza per la merlatura sommitale. Davanti al lato settentrionale del complesso una serie di edifici disposti ad L, in parte adibiti a magazzini, precedono la struttura fortificata. Lungo il lato occidentale si elevano due torrette merlate, ciascuna alla rispettiva estremità, mentre al centro si apre una porta sovrastata da una torre di guardia anch'essa merlata, dalla quale origina un tratto di cortina muraria che la unisce alla torretta meridionale. Presso il castello si trova la chiesa di San Niccolò a Spedaletto con annessa canonica.
Nel 2008, dagli affioramenti di argille plioceniche situati a pochi km dal centro abitato, sono riemersi i resti fossili di una specie di delfino vissuto nella zona oltre 3 milioni di anni fa, in un periodo in cui gli attuali calanchi erano il fondale del mare tirrenico. Il reperto è stato considerato dagli studiosi di grande valore scientifico perché si tratta di una specie fossile mai studiata in precedenza.
31 ντόπιοι το προτείνουν
Asciano
31 ντόπιοι το προτείνουν
Nel 2008, dagli affioramenti di argille plioceniche situati a pochi km dal centro abitato, sono riemersi i resti fossili di una specie di delfino vissuto nella zona oltre 3 milioni di anni fa, in un periodo in cui gli attuali calanchi erano il fondale del mare tirrenico. Il reperto è stato considerato dagli studiosi di grande valore scientifico perché si tratta di una specie fossile mai studiata in precedenza.
Da Pienza si arriva a Monticchiello dopo una magnifica passeggiata di un'ora e mezzo (6 km circa) per la strada più antica, quella dei camminatori e dei poeti tanto cara a Mario Luzi, che parte dal Porta al Ciglio, chiamata del 'Latte di Luna' e scende giù a precipizio verso Schiaccione. La strada percorribile anche in auto, se andate di fretta. Monticchiello è di per se un borgo meraviglioso, le cui origini si perdono nel tempo. Con quella vista, le viuzze intricate, le case in pietra, la rocca e la Chiesa di San Leonardo e Cristoforo del XII secolo dove, gli appassionati di arte medievale, non si lasceranno scappare un vero capolavoro dell'arte italiana: la Madonna col Bambino di Pietro Lorenzetti.
48 ντόπιοι το προτείνουν
Monticchiello
48 ντόπιοι το προτείνουν
Da Pienza si arriva a Monticchiello dopo una magnifica passeggiata di un'ora e mezzo (6 km circa) per la strada più antica, quella dei camminatori e dei poeti tanto cara a Mario Luzi, che parte dal Porta al Ciglio, chiamata del 'Latte di Luna' e scende giù a precipizio verso Schiaccione. La strada percorribile anche in auto, se andate di fretta. Monticchiello è di per se un borgo meraviglioso, le cui origini si perdono nel tempo. Con quella vista, le viuzze intricate, le case in pietra, la rocca e la Chiesa di San Leonardo e Cristoforo del XII secolo dove, gli appassionati di arte medievale, non si lasceranno scappare un vero capolavoro dell'arte italiana: la Madonna col Bambino di Pietro Lorenzetti.
La zona di Piancastagnaio faceva parte dei terreni di cui era dotata, sin dall'VIII secolo, l'abbazia di San Salvatore, da cui ha preso nome il vicino paese. Alla fine del XII secolo a Piancastagnaio esisteva già una piccola cinta muraria fortificata che racchiudeva la parte più alta dell'attuale centro storico. Nel secolo seguente, con lo sviluppo economico e la nascita del Comune, l'abitato si estese molto oltre queste mura. Piancastagnaio, come altre zone appartenenti all'abbazia, fu ottenuto in feudo dai conti Aldobrandeschi di Sovana che, subito minacciati da Siena e da Orvieto, finirono col diventare feudatari di Siena nella seconda metà del XIII secolo. Estintisi gli Aldobrandeschi (del ramo di Sovana) nel 1284, di nuovo Siena e Orvieto si contesero la zona. Orvieto prevalse nella prima metà del XIV secolo, poi Siena, minacciata però dagli Orsini di Pitigliano. Non senza diffidenze e ostilità, il comune di Piancastagnaio fini, nella prima metà del XV secolo, a far parte della Repubblica di Siena (1440), che inviava un podestà. Il comune si era formato nel corso del XIII secolo, come espressione della comunità di interessi tra artigiani, allevatori e coltivatori (grande valore avevano i boschi di abeti di alto fusto, richiesti per gli alberi delle navi e per l'edilizia). Troppo debole per mirare ad una vera indipendenza politica, il comune si preoccupò costantemente di avere una protezione che, in cambio di un tributo e dell'uso della rocca, lo difendesse militarmente, ma rispettasse l'autonomia amministrativa ed economica. Piancastagnaio rimase fedele a Siena, finché questa fu sopraffatta da Firenze (resa di Montalcino, 1559). Nel 1601 il granduca di Toscana concesse Piancastagnaio in feudo al marchese Giovanni Battista Bourbon del Monte, già generale delle fanterie della repubblica veneta. Con lui ed i suoi successori il Marchesato di Piancastagnaio ebbe definiti i suoi confini territoriali che ancora oggi permangono. Il marchese concesse denari per gli interventi di riparazione della chiesa della Madonna di San Pietro e del convento di San Bartolomeo, fece impiantare cento castagni da frutto e realizzò il suo palazzo granducale coronato da magnifici giardini. Il dominio dei feudatari cessò nel 1777
6 ντόπιοι το προτείνουν
Piancastagnaio
6 ντόπιοι το προτείνουν
La zona di Piancastagnaio faceva parte dei terreni di cui era dotata, sin dall'VIII secolo, l'abbazia di San Salvatore, da cui ha preso nome il vicino paese. Alla fine del XII secolo a Piancastagnaio esisteva già una piccola cinta muraria fortificata che racchiudeva la parte più alta dell'attuale centro storico. Nel secolo seguente, con lo sviluppo economico e la nascita del Comune, l'abitato si estese molto oltre queste mura. Piancastagnaio, come altre zone appartenenti all'abbazia, fu ottenuto in feudo dai conti Aldobrandeschi di Sovana che, subito minacciati da Siena e da Orvieto, finirono col diventare feudatari di Siena nella seconda metà del XIII secolo. Estintisi gli Aldobrandeschi (del ramo di Sovana) nel 1284, di nuovo Siena e Orvieto si contesero la zona. Orvieto prevalse nella prima metà del XIV secolo, poi Siena, minacciata però dagli Orsini di Pitigliano. Non senza diffidenze e ostilità, il comune di Piancastagnaio fini, nella prima metà del XV secolo, a far parte della Repubblica di Siena (1440), che inviava un podestà. Il comune si era formato nel corso del XIII secolo, come espressione della comunità di interessi tra artigiani, allevatori e coltivatori (grande valore avevano i boschi di abeti di alto fusto, richiesti per gli alberi delle navi e per l'edilizia). Troppo debole per mirare ad una vera indipendenza politica, il comune si preoccupò costantemente di avere una protezione che, in cambio di un tributo e dell'uso della rocca, lo difendesse militarmente, ma rispettasse l'autonomia amministrativa ed economica. Piancastagnaio rimase fedele a Siena, finché questa fu sopraffatta da Firenze (resa di Montalcino, 1559). Nel 1601 il granduca di Toscana concesse Piancastagnaio in feudo al marchese Giovanni Battista Bourbon del Monte, già generale delle fanterie della repubblica veneta. Con lui ed i suoi successori il Marchesato di Piancastagnaio ebbe definiti i suoi confini territoriali che ancora oggi permangono. Il marchese concesse denari per gli interventi di riparazione della chiesa della Madonna di San Pietro e del convento di San Bartolomeo, fece impiantare cento castagni da frutto e realizzò il suo palazzo granducale coronato da magnifici giardini. Il dominio dei feudatari cessò nel 1777
Citata per la prima volta in un documento dell'anno 890, Santa Fiora è ricordata come villa con oltre cento poderi nel 1082 e come castello nel 1141, detto di Santa Flore. Dominio storico dei conti Aldobrandeschi, fu sede della contea assegnata nel 1274 a Ildebrandino, figlio di Bonifacio, quando il territorio aldobrandesco fu diviso nei due rami di Santa Fiora e Sovana: l'area della contea di Santa Fiora comprendeva anche i territori di Arcidosso, Castel del Piano, Roccastrada, Castiglione d'Orcia, Semproniano e Selvena. Nel corso del XIII secolo, Santa Fiora divenne uno dei centri più importanti della Toscana meridionale, fulcro della resistenza ghibellina al governo di Siena, arrivando a mettersi in opposizione ad Abbadia San Salvatore, che ormai da secoli dominava l'area del Monte Amiata. La località è citata da Dante nel VI canto del Purgatorio proprio per la sua appartenenza ghibellina («e vedrai Santafior com'è oscura»). Nel corso del XIV secolo, la città iniziò a cadere sotto l'influsso di Siena, perdendo i castelli di Arcidosso e Castel del Piano, conquistati da Guidoriccio da Fogliano nel 1331, e finendo occupata dai senesi negli anni tra il 1380 e il 1384, anni in cui si assisté alla distruzione dei palazzi comitali ed alla costruzione di una nuova rocca. Alla fine del XIV secolo la contea, fortemente indebolita, rimaneva in possesso solo dei castelli di Santa Fiora, Castell'Azzara e Scansano. Con la fine degli Aldobrandeschi, alla metà del XV secolo il territorio della contea passò alla famiglia Sforza in virtù del matrimonio tra Cecilia Aldobrandeschi, figlia dell'ultimo conte della casata, Guido, e Bosio Sforza, nato a Montegiovi da Muzio Sforza e Antonia Salimbeni. Il figlio di Bosio, Guido Sforza, governò la contea tentando di riportare Santa Fiora agli antichi fasti: arricchì la città con opere d'arte, come le terracotte di Andrea della Robbia della pieve delle Sante Flora e Lucilla; fece costruire palazzi nobiliari e opere pubbliche come la Peschiera; ospitò più volte papa Pio II Piccolomini legando rapporti con il papato (sposò anche la nipote di Alessandro Farnese, futuro Paolo III); difese Santa Fiora dal tentativo di invasione delle truppe del duca Valentino Borgia; entrò inoltre nella leggenda e nel folclore locale per aver ucciso un "drago" che infestava quei territori, il cui teschio è conservato nel convento della Selva. Nel corso degli anni gli Sforza, dal XVII secolo uniti con i Cesarini, interessati più ai legami con Roma che all'antica capitale della contea, lasciarono Santa Fiora nelle mani di alcuni vicari, tra i quali sono da ricordare soprattutto i Luciani. Infine, nel 1624, la contea fu annessa al Granducato di Toscana. Santa Fiora conobbe una certa ripresa economica tra il XIX e il XX secolo, quando si affermò importante centro minerario per l'escavazione del cinabro, venendo raggiunta da numerosi lavoratori da ogni parte della Toscana.[
38 ντόπιοι το προτείνουν
Santa Fiora
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Citata per la prima volta in un documento dell'anno 890, Santa Fiora è ricordata come villa con oltre cento poderi nel 1082 e come castello nel 1141, detto di Santa Flore. Dominio storico dei conti Aldobrandeschi, fu sede della contea assegnata nel 1274 a Ildebrandino, figlio di Bonifacio, quando il territorio aldobrandesco fu diviso nei due rami di Santa Fiora e Sovana: l'area della contea di Santa Fiora comprendeva anche i territori di Arcidosso, Castel del Piano, Roccastrada, Castiglione d'Orcia, Semproniano e Selvena. Nel corso del XIII secolo, Santa Fiora divenne uno dei centri più importanti della Toscana meridionale, fulcro della resistenza ghibellina al governo di Siena, arrivando a mettersi in opposizione ad Abbadia San Salvatore, che ormai da secoli dominava l'area del Monte Amiata. La località è citata da Dante nel VI canto del Purgatorio proprio per la sua appartenenza ghibellina («e vedrai Santafior com'è oscura»). Nel corso del XIV secolo, la città iniziò a cadere sotto l'influsso di Siena, perdendo i castelli di Arcidosso e Castel del Piano, conquistati da Guidoriccio da Fogliano nel 1331, e finendo occupata dai senesi negli anni tra il 1380 e il 1384, anni in cui si assisté alla distruzione dei palazzi comitali ed alla costruzione di una nuova rocca. Alla fine del XIV secolo la contea, fortemente indebolita, rimaneva in possesso solo dei castelli di Santa Fiora, Castell'Azzara e Scansano. Con la fine degli Aldobrandeschi, alla metà del XV secolo il territorio della contea passò alla famiglia Sforza in virtù del matrimonio tra Cecilia Aldobrandeschi, figlia dell'ultimo conte della casata, Guido, e Bosio Sforza, nato a Montegiovi da Muzio Sforza e Antonia Salimbeni. Il figlio di Bosio, Guido Sforza, governò la contea tentando di riportare Santa Fiora agli antichi fasti: arricchì la città con opere d'arte, come le terracotte di Andrea della Robbia della pieve delle Sante Flora e Lucilla; fece costruire palazzi nobiliari e opere pubbliche come la Peschiera; ospitò più volte papa Pio II Piccolomini legando rapporti con il papato (sposò anche la nipote di Alessandro Farnese, futuro Paolo III); difese Santa Fiora dal tentativo di invasione delle truppe del duca Valentino Borgia; entrò inoltre nella leggenda e nel folclore locale per aver ucciso un "drago" che infestava quei territori, il cui teschio è conservato nel convento della Selva. Nel corso degli anni gli Sforza, dal XVII secolo uniti con i Cesarini, interessati più ai legami con Roma che all'antica capitale della contea, lasciarono Santa Fiora nelle mani di alcuni vicari, tra i quali sono da ricordare soprattutto i Luciani. Infine, nel 1624, la contea fu annessa al Granducato di Toscana. Santa Fiora conobbe una certa ripresa economica tra il XIX e il XX secolo, quando si affermò importante centro minerario per l'escavazione del cinabro, venendo raggiunta da numerosi lavoratori da ogni parte della Toscana.[
Marco è una persona speciale. Mette il cuore nella cura dei suoi vini. Per degustazione non fatevi problemi chiedete pure a noi vi metteremo in contatto.
Capitoni Marco | Azienda Agraria
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A San Quirico d'Orcia trovi

Coop, alimentari, macelleria, gelateria, bar, ristoranti, trattorie, enoteche, panifici, pizzerie, edicola, tabaccheria e giochi per bambini, farmacia, lavanderia a secco e lavanderia a gettoni, negozi di abbigliamento per adulti e negozio di abbigliamento per bambini, negozio di intimo, negozio di antiquariato, negozio di scarpe e borse, erboristeria, negozio di articoli da regalo, ottico, fiorai, negozio di elettrodomestici, birrificio.
Έθιμα και πολιτισμός

Festa del Barbarossa.

Dal 1962 nel terzo fine settimana di giugno, San Quirico d’Orcia celebra l’episodio storico di Federico I Hohenstaufen con la Festa del Barbarossa
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Macelleria Mencarelli

La macelleria Mencarelli ha due punti vendita di carni prelibate, Via XX Settembre, 18 53020 San Giovanni d'Asso (SI) Tel. 0577 803029 info@agricolamencarelli.it o Piazza Garibaldi, 34 53022 Buonconvento (SI) Tel.0577 806366 info@agricolamencarelli.it. È un grande amico e potete tranquillamente presentarvi come gli ospiti di Virginia e Gigi di San Quirico d'Orcia.Gabriele il titolare non mancherà a trattarvi con i guanti. Qualità prezzo ottimo.
Μην το χάσετε

Mangiare a San Quirico d'Orcia

Siamo nel senese quindi olio, salumi e carne sono i protagonisti della tavola. Tra i prodotti tipici ricordiamo l’olio  la cui lunga tradizione è festeggiata con una sagra nel giorno dell’Immacolata. Lo zafferano è stato l’oro di San Quirico D’Orcia per tutto il Medioevo ed era esportato soprattutto in Germania. Il vino locale è l’Orcia DOC, una produzione ridotta ma di assoluta qualità.Tra i piatti tipici spiccano i pici (pasta) con ragù,la zuppa di pane, le carni, panforte, ricciarelli, cavallucci e copate.
Τι να πάρετε μαζί σας

Il Cuore

Vi consigliamo di portare la vostra voglia di un indimenticabile soggiorno nella Valdorcia. Dimenticavo... portate anche i vostri sogni di riposo e distaccamento dalla normale routine giornaliera... "non pesano".
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La Merenda

I quattro Quartieri, a partire dalla terza e quarta settimana di Maggio e prima e seconda settimana di Giugno di ogni anno, celebrano la così detta "Merenda". Il Quartiere in festa presenta un assaggio di pre-Barbarossa. Gli Alfieri con evoluzione di giochi di bandiere, accompagnati da ritmi di tamburo, vi accoglieranno nel pomeriggio per poi accompagnarvi alla presentazione gastronomica. Il Quartiere in festa ha stand gastronomico aperto anche il giorno e la sera della Domenica.
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Mercato in paese

Il secondo e quarto martedì del mese nel centro del paese si svolge il mercato. Orario 08.00-13.00.
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Birrificio San Quirico

ll Birrificio San Quirico si trova in un antico edificio medievale nel centro storico di San Quirico d’Orcia (Siena), lungo il tracciato della Via Francigena: un luogo suggestivo destinato originariamente a stazione di sosta per i pellegrini diretti a Roma. L’attuale impianto produttivo, costruito artigianalmente in rame, è in grado di produrre birra artigianale con ricette tradizionali e sistemi di controllo qualità all’avanguardia.Via Dante Alighieri 93A Tel.0577898193