La guida di Diana Stefania

Diana Stefania
La guida di Diana Stefania

Offerta gastronomica

Ottimo ristorante, pietanze di pesce, pizza e pasta fatta in casa in un arioso locale rustico con travi a vista e grandi vetrate.
11 ντόπιοι το προτείνουν
La Posada
31 Viale Paolo Toscanelli
11 ντόπιοι το προτείνουν
Ottimo ristorante, pietanze di pesce, pizza e pasta fatta in casa in un arioso locale rustico con travi a vista e grandi vetrate.
"Il Ristorante Pizzeria Cavalieri Spiaggia vanta una lunghissima tradizione famigliare nella sua gestione, e da sempre prende la sua clientela per la gola preparando specialità di pesce freschissimo coniugando alla perfezione le ricette della tradizione con il tocco innovativo e originale dello chef. Propone un menu ricchissimo, impreziosito da piatti a base di frutti di mare, fritto misto di pesce, primi di pasta fatta in casa, pesce alla griglia e alla brace, antipasti di mare, pesce crudo, e il vero fiore all'occhiello della cucina, ossia i crostacei."
9 ντόπιοι το προτείνουν
Ristorante Cavalieri Spiaggia
50 Viale Paolo Toscanelli
9 ντόπιοι το προτείνουν
"Il Ristorante Pizzeria Cavalieri Spiaggia vanta una lunghissima tradizione famigliare nella sua gestione, e da sempre prende la sua clientela per la gola preparando specialità di pesce freschissimo coniugando alla perfezione le ricette della tradizione con il tocco innovativo e originale dello chef. Propone un menu ricchissimo, impreziosito da piatti a base di frutti di mare, fritto misto di pesce, primi di pasta fatta in casa, pesce alla griglia e alla brace, antipasti di mare, pesce crudo, e il vero fiore all'occhiello della cucina, ossia i crostacei."
Con passione, artigianalità e competenza, estro ed un forte orientamento al mondo della moda, Rinaldini crea una NUOVA ESPERIENZA PASTRY & FOOD a 360°. Sotto la guida del Pastry Chef, tre volte campione del mondo Roberto Rinaldini, la nostra azienda, vuole porsi come uno dei portavoce dell'eccellenza del food italiano, dolce e salato, nel mondo. Eclettici, moderni e con un forte appeal - i prodotti Rinaldini evidenziano come sia necessario proteggere l'artigianalità in campo alimentare e come lo sia altrettanto diffonderla nel mondo. Rinaldini si prefigge lo scopo di soddisfare i gusti spesso differenti delle persone collegando la PASTICCERIA alla MODA, la TRADIZIONE al FUTURO, il CIBO alle SENSAZIONI.
14 ντόπιοι το προτείνουν
Rinaldini
131 Via E. Coletti
14 ντόπιοι το προτείνουν
Con passione, artigianalità e competenza, estro ed un forte orientamento al mondo della moda, Rinaldini crea una NUOVA ESPERIENZA PASTRY & FOOD a 360°. Sotto la guida del Pastry Chef, tre volte campione del mondo Roberto Rinaldini, la nostra azienda, vuole porsi come uno dei portavoce dell'eccellenza del food italiano, dolce e salato, nel mondo. Eclettici, moderni e con un forte appeal - i prodotti Rinaldini evidenziano come sia necessario proteggere l'artigianalità in campo alimentare e come lo sia altrettanto diffonderla nel mondo. Rinaldini si prefigge lo scopo di soddisfare i gusti spesso differenti delle persone collegando la PASTICCERIA alla MODA, la TRADIZIONE al FUTURO, il CIBO alle SENSAZIONI.
MaMì Bistrot è una fusion tra un tapas bar e uno spazio per eventi. Un locale accogliente a due passi dal mare in cui si possono gustare ottimi prodotti culinari sia di terra che di mare. Grande importanza viene data alla baguette simbolo e portata principale di MaMì, preparata secondo l'antica ricetta francese.
MaMì Bistrot
22 Viale Paolo Toscanelli
MaMì Bistrot è una fusion tra un tapas bar e uno spazio per eventi. Un locale accogliente a due passi dal mare in cui si possono gustare ottimi prodotti culinari sia di terra che di mare. Grande importanza viene data alla baguette simbolo e portata principale di MaMì, preparata secondo l'antica ricetta francese.

Visite turistiche

Monumento Nazionale Indirizzo: Corso d'Augusto - Rimini Imponente opera architettonica d'epoca romana, il ponte fu eretto sul Marecchia per decreto dell'Imperatore Augusto ed il suo compimento si deve al successore Tiberio (14 - 21 d.C.). In pietra d'Istria, a cinque arcate, in stile dorico, rappresenta uno dei più notevoli ponti romani superstiti; documento importante della sapienza tecnica dei Romani è testimoniato dalle fondamenta dei singoli piloni che non sono disgiunti gli uni dagli altri ma si allargano alla base e poggiano su un funzionale sistema di pali di legno, in modo da assicurare la stabilità più completa. I piloni inoltre sono dotati di speroni frangiflutti, obliqui rispetto all’asse stradale per attenuare l’urto della corrente, assecondandone l’andamento. Il ponte segna l'inizio delle vie consolari, Emilia e Popilia, dirette al Nord e si trova all'estremità della principale via storica della città (corso d'Augusto). La via Emilia, tracciata nel 187 a C. dal console Emilio Lepido, collegava Rimini a Piacenza; attraverso la via Popilia, invece, si raggiungeva Ravenna e si proseguiva fino ad Aquileia. Punto di sosta da non perdere è la nuova piazza sull’acqua che, affacciata sull’invaso, consente un suggestivo scorcio del ponte di Tiberio e una passeggiata pedonale raso acqua sul bordo del bacino. Accanto, il nuovo parco archeologico ‘Le pietre raccontano’ conduce alla scoperta della lunga storia del ponte e offre una terrazza panoramica verso il parco Marecchia. Dal 1885 il ponte di Tiberio è monumento nazionale, attualmente pedonalizzato. Come arrivare: Centro storico: dalla stazione proseguire su viale Dante fino alla centrale Piazza Tre Martiri; da qui prendere il corso verso destra e proseguire fino al ponte.
113 ντόπιοι το προτείνουν
Ponte di Tiberio
Ponte di Tiberio
113 ντόπιοι το προτείνουν
Monumento Nazionale Indirizzo: Corso d'Augusto - Rimini Imponente opera architettonica d'epoca romana, il ponte fu eretto sul Marecchia per decreto dell'Imperatore Augusto ed il suo compimento si deve al successore Tiberio (14 - 21 d.C.). In pietra d'Istria, a cinque arcate, in stile dorico, rappresenta uno dei più notevoli ponti romani superstiti; documento importante della sapienza tecnica dei Romani è testimoniato dalle fondamenta dei singoli piloni che non sono disgiunti gli uni dagli altri ma si allargano alla base e poggiano su un funzionale sistema di pali di legno, in modo da assicurare la stabilità più completa. I piloni inoltre sono dotati di speroni frangiflutti, obliqui rispetto all’asse stradale per attenuare l’urto della corrente, assecondandone l’andamento. Il ponte segna l'inizio delle vie consolari, Emilia e Popilia, dirette al Nord e si trova all'estremità della principale via storica della città (corso d'Augusto). La via Emilia, tracciata nel 187 a C. dal console Emilio Lepido, collegava Rimini a Piacenza; attraverso la via Popilia, invece, si raggiungeva Ravenna e si proseguiva fino ad Aquileia. Punto di sosta da non perdere è la nuova piazza sull’acqua che, affacciata sull’invaso, consente un suggestivo scorcio del ponte di Tiberio e una passeggiata pedonale raso acqua sul bordo del bacino. Accanto, il nuovo parco archeologico ‘Le pietre raccontano’ conduce alla scoperta della lunga storia del ponte e offre una terrazza panoramica verso il parco Marecchia. Dal 1885 il ponte di Tiberio è monumento nazionale, attualmente pedonalizzato. Come arrivare: Centro storico: dalla stazione proseguire su viale Dante fino alla centrale Piazza Tre Martiri; da qui prendere il corso verso destra e proseguire fino al ponte.
La piccola Pompei riemersa dal buio dei secoli nel cuore storico di Rimini invita il pubblico a scoprire la sua storia, i suoi mosaici e l’eccezionale corredo chirurgico-farmaceutico. A partire dal 7 dicembre 2007 è aperta al pubblico la Domus del chirurgo, una piccola Pompei riemersa dal buio dei secoli nel cuore storico di Rimini. Alla fine degli anni '80, in occasione di lavori di arredo urbano della centrale piazza Ferrari, è stato scoperto un sito archeologico di straordinaria importanza, con testimonianze dall'età romana al Medioevo. Nell'area, a ridosso delle mura di Ariminum, non lontano dall'antico porto, sorgeva la "domus del chirurgo", cosiddetta dalla professione dell'ultimo proprietario, un medico di cultura greca. Distrutta per un incendio intorno alla metà del III secolo, la domus ha rivelato, fra le macerie del crollo, strutture, mosaici, intonaci, arredi e suppellettili che offrono una "fotografia" eccezionale della vita nella Rimini antica. Proprio in questo ambiente è stato scoperto un eccezionale corredo chirurgico-farmaceutico, il più ricco al mondo giunto dall'antichità. Dalla fine del 2007, terminati i lavori di posizionamento di una copertura in vetro e acciaio sulla Domus romana al fine di salvaguardarne la conservazione e permetterne la visita, questa eccezionale scoperta è stata finalmente aperta al pubblico. La visita dell'area di scavo si integra con quella della Sezione Archeologica nel vicino Museo della Città (via Tonini 1), ove l'esposizione dei materiali, preceduta da una ricostruzione della taberna medica, documenta momenti della vita professionale e privata. La Domus è visitabile negli orari d'apertura del Museo con un unico biglietto d'ingresso cumulativo. Il complesso archeologico (Piazza Ferrari) e il Museo della Città (via Tonini 1) per orari e prezzi visitare il sito ufficiale del comune di Rimini Per informazioni e prenotazioni: tel. 0541.793851; fax 0541.704410; e-mail: musei@comune.rimini.it Il complesso archeologico di piazza Ferrari Il complesso archeologico di piazza Ferrari è stato individuato nel 1989, durante i lavori di sistemazione dei giardini pubblici. Al rinvenimento fortuito di alcuni ruderi di età romana hanno fatto seguito, fino al 2006, sistematiche esplorazioni scientifiche: sondaggi e scavi stratigrafici che hanno permesso di scoprire un'area estesa su una superficie di oltre 700 mq. I resti più significativi corrispondono a parte di un isolato residenziale situato al margine settentrionale dell'antica Ariminum, di fronte al litorale adriatico che all'epoca era arretrato di oltre un chilometro rispetto all'attuale. Ai lati correvano due strade disposte ad angolo retto - un cardine ed un decumano - all'interno delle quali si erano succedute una casa di età imperiale, che comprendeva anche il settore oggi noto come domus del Chirurgo, e quindi un edificio sviluppatosi nella tarda antichità. Oltre a questi impianti architettonici lo scavo ha riportato in luce altri elementi di interesse: tracce di pavimenti in cocciopesto attribuibili ad una prima abitazione tardorepubblicana, livelli insediativi risalenti all'alto medievo, svariate strutture databili tra il Cinquecento ed il Settecento, tra cui alcuni pozzi in muratura e silos per granaglie un tempo appartenuti ai vicini complessi religiosi di San Patrignano e delle Convertite. L'insieme dei resti, conservato e musealizzato sul posto così come è stato scoperto dagli archeologi, offre dunque l'immagine di un'eccezionale stratificazione storica ed urbanistica che testimonia duemila anni di vita della città. La domus 'del Chirurgo' Nel settore settentrionale dell'area di scavo si conservano i resti della cosiddetta domus del Chirurgo, costruita nella seconda metà del II secolo d.C. ristrutturando la parte posteriore a peristilio di un edificio precedente e ricavandovi un'abitazione a due piani. Il piccolo ingresso, affacciato sul vicino cardine, immetteva in un disimpegno e quindi in un corridoio interno; su un lato di questo si apriva uno spazio a giardino, mentre sull'altro erano situati diversi ambienti delimitati da muri in argilla poggianti su zoccoli in muratura. I vani residenziali, decorati da affreschi policromi e da pavimenti musivi a motivi geometrici e figurati, comprendevano una sala da pranzo (triclinium), una camera da letto (cubiculum) e due stanze di soggiorno, la prima delle quali dotata di un pregevole mosaico con Orfeo tra gli animali; in posizione più defilata erano alcuni vani di servizio: un ambiente riscaldato (ipocausto), una latrina e, al piano superiore, la cucina e una dispensa. L'intero edificio fu distrutto da un incendio poco dopo la metà del III secolo, probabilmente in occasione di una scorreria germanica avvenuta ai tempi dell'imperatore Gallieno. A tale evento si deve collegare anche la costruzione della nuova cinta muraria della città, della quale è ancora visibile un breve tratto sul retro della casa. L'improvviso crollo degli alzati ha permesso la conservazione degli arredi e delle suppellettili domestiche, rinvenute tra le macerie sui pavimenti della casa. Tra i tanti materiali risalta soprattutto una ricca attrezzatura chirurgica e farmacologica, che testimonia la professione medica esercitata dall'ultimo proprietario della domus. I reperti della domus Ai resti della domus del Chirurgo conservati nell'area archeologica si accompagnano i reperti di scavo esposti all'interno del Museo Archeologico di Rimini. La qualità delle originarie decorazioni architettoniche è così testimoniata da una selezione di affreschi policromi recuperati tra le macerie, che comprendono parti di soffitti a cassettoni e di pareti a campiture con motivi floreali o animali, tra cui si distingue una impressionistica veduta con scena di porto. Come elemento di arredo domestico risalta il raffinato quadretto in pasta vitrea di produzione orientale, originariamente collocato nel triclinium della casa, che riproduce un fondale marino con tre pesci dai vivaci colori; dal giardino provengono un grande bacile marmoreo ed il piede di una statua di Ermarco, filosofo epicureo che testimonia l'inclinazione intellettuale del proprietario della casa. Numerosi sono poi gli oggetti mobili: oltre a vasellame da cucina e da mensa e ad alcune lucerne vi compare una straordinaria dotazione medica composta da più di centocinquanta strumenti chirurgici, da mortai, bilance e contenitori per la preparazione e la conservazione di farmaci e da un vaso termico conformato a piede per applicazioni curative. In base ai dati di scavo è stato possibile ricostruire fedelmente, a grandezza naturale, l'originario luogo di cura: una taverna medica domestica, composta dalla stanza con mosaico di Orfeo e dal vicino cubiculum, nella quale il chirurgo riminese visitava, operava ed ospitava i propri pazienti. Al momento dell'abbandono della casa riportano infine il gruzzolo di un'ottantina di monete per le spese quotidiane, che fissa l'evento entro il 260 d.C., e le punte di lancia e giavellotto abbandonate sui pavimenti durante i rovinosi scontri che dovettero provocare la distruzione della domus Il Chirurgo Lo strumentario rinvenuto nell'abitazione di piazza Ferrari non lascia dubbi sulla professione del personaggio che vi abitava verso la metà del III secolo: un medico di grande esperienza ed abilità che, come spesso avveniva, doveva essersi formato in ambienti culturali ellenici ed essere giunto in Italia, e più precisamente ad Ariminum, dall'Oriente. L'origine levantina del personaggio, suggerita anche dall'adesione agli ideali epicurei, è chiaramente comprovata sia dalle scritte in greco che egli incise su due vasetti per la conservazione di erbe medicinali rinvenuti nella taberna medica, sia dal suo stesso nome, con ogni probabilità Eutyches, quale fu graffito sul muro da un paziente ospitato nel letto del cubiculum. La particolarità dell'attrezzatura chirurgica recuperata nella domus, priva di strumenti ginecologici, in larga parte destinata ad interventi su traumi ossei e dotata di un rarissimo ferro utilizzato unicamente per estrarre le punte di freccia dalle carni, sembra indicare un'esperienza professionale maturata nell'esercito, forse in uno di quei valetudinaria militari dislocati lungo i confini dell'impero che rappresentavano le sole strutture sanitarie del mondo romano assimilabili ai moderni ospedali. A possibili trascorsi nell'esercito riconduce anche la mano votiva bronzea recuperata nella taberna medica, segno di devozione verso Giove Dolicheno, divinità appunto venerata soprattutto tra i soldati. In proposito vale la pena di ricordare anche il cippo votivo scoperto in passato presso il foro, dove si ergeva un sacello allo stesso Dolicheno. La lapide, coeva alla domus del Chirurgo, ricorda infatti come dedicante un T. Flavius Galata Eutyches, personaggio di origine orientale che potrebbe corrispondere proprio al medicus di piazza Ferrari. Il palazzo tardoantico Alla distruzione della domus del Chirurgo e all'immediata erezione delle nuove mura della città, che quasi la lambirono, fece seguito il completo abbandono dell'area. Tale situazione, che rifletteva il particolare momento di crisi della città e dello stesso impero romano, mutò solo verso gli inizi del V secolo, in concomitanza con importanti mutamenti storici. Il trasferimento della sede imperiale a Ravenna, attuato da Onorio nel 402, comportò infatti la parziale rivitalizzazione delle città romagnole, in cui comparvero nuove residenze di lusso abitate da alti ufficiali e funzionari di corte. A questo periodo risalgono appunto i resti conservati nel settore meridionale dello scavo, riferibili ad un'abitazione di tipo palaziale che rioccupò la parte anteriore del vecchio isolato, di fronte al decumano. L'edificio, scoperto solo in parte, presentava un ampio cortile decorato da una fontana a ninfeo con canali; attorno a questo si disponeva un articolato complesso, ristrutturato e ampliato tra la fine del V e gli inizi del VI secolo, sotto il regno dei Goti. I ruderi dell'impianto mostrano diversi ambienti, talora dotati di sistema di riscaldamento, collegati da un corridoio angolare; le stanze, con murature laterizie, sono pavimentate da mosaici policromi a complessa decorazione geometrica. La prestigiosa natura dell'abitazione tardoantica e l'alto rango del personaggio che vi risiedette sono tra l'altro testimoniate dal vano cruciforme con ipocausto e dalla vasta aula absidata che la fiancheggiava, certamente utilizzata dal dominus come sala di rappresentanza e ricevimento. Le strutture altomedievali Nel corso del VI secolo, ai tempi della guerra tra Goti e Bizantini, il palazzo tardoantico iniziò a mostrare segni di degrado, per poi essere distrutto, demolito e completamente interrato. In seguito l'area accolse un piccolo cimitero, forse collegato ad un edificio religioso sorto nelle vicinanze, secondo la pratica cristiana che ormai permetteva di seppellire anche dentro la città. Come testimoniano alcune tombe ancora conservate all'interno dello scavo, gli inumati erano deposti in semplici fosse, talora protette da coperture in tegole, che spesso giunsero ad intaccare i sottostanti pavimenti a mosaico. Il sepolcreto fu utilizzato fino al pieno VII secolo, dopo di che l'area fu occupata da nuove strutture abitative. Come d'abitudine per il periodo altomedievale, la casa riportata in luce era circondata da spazi aperti, forse coltivati ad orto, ed era edificata con materiali deperibili: gli alzati, sorretti da leggere fondazioni in frammenti laterizi, utilizzavano pali di legno e murature in argilla, mentre i pavimenti erano costituiti da terra battuta. Nel settore sudoccidentale dello scavo archeologico sono tuttora visibili alcune di queste strutture; sui livelli di calpestio, accanto a varie buche di palo, tra l'altro si conserva un grande focolare con piano di combustione in frammenti di mattoni romani di reimpiego. Alcuni modesti rifacimenti documentano la sopravvivenza degli impianti abitativi fino all'VIII secolo. In seguito l'area restò inedificata, venendo ricoperta da strati di terreno colturale che solo in età tardomedievale accolsero nuove costruzioni.
76 ντόπιοι το προτείνουν
Domus del Chirurgo
Piazza Luigi Ferrari
76 ντόπιοι το προτείνουν
La piccola Pompei riemersa dal buio dei secoli nel cuore storico di Rimini invita il pubblico a scoprire la sua storia, i suoi mosaici e l’eccezionale corredo chirurgico-farmaceutico. A partire dal 7 dicembre 2007 è aperta al pubblico la Domus del chirurgo, una piccola Pompei riemersa dal buio dei secoli nel cuore storico di Rimini. Alla fine degli anni '80, in occasione di lavori di arredo urbano della centrale piazza Ferrari, è stato scoperto un sito archeologico di straordinaria importanza, con testimonianze dall'età romana al Medioevo. Nell'area, a ridosso delle mura di Ariminum, non lontano dall'antico porto, sorgeva la "domus del chirurgo", cosiddetta dalla professione dell'ultimo proprietario, un medico di cultura greca. Distrutta per un incendio intorno alla metà del III secolo, la domus ha rivelato, fra le macerie del crollo, strutture, mosaici, intonaci, arredi e suppellettili che offrono una "fotografia" eccezionale della vita nella Rimini antica. Proprio in questo ambiente è stato scoperto un eccezionale corredo chirurgico-farmaceutico, il più ricco al mondo giunto dall'antichità. Dalla fine del 2007, terminati i lavori di posizionamento di una copertura in vetro e acciaio sulla Domus romana al fine di salvaguardarne la conservazione e permetterne la visita, questa eccezionale scoperta è stata finalmente aperta al pubblico. La visita dell'area di scavo si integra con quella della Sezione Archeologica nel vicino Museo della Città (via Tonini 1), ove l'esposizione dei materiali, preceduta da una ricostruzione della taberna medica, documenta momenti della vita professionale e privata. La Domus è visitabile negli orari d'apertura del Museo con un unico biglietto d'ingresso cumulativo. Il complesso archeologico (Piazza Ferrari) e il Museo della Città (via Tonini 1) per orari e prezzi visitare il sito ufficiale del comune di Rimini Per informazioni e prenotazioni: tel. 0541.793851; fax 0541.704410; e-mail: musei@comune.rimini.it Il complesso archeologico di piazza Ferrari Il complesso archeologico di piazza Ferrari è stato individuato nel 1989, durante i lavori di sistemazione dei giardini pubblici. Al rinvenimento fortuito di alcuni ruderi di età romana hanno fatto seguito, fino al 2006, sistematiche esplorazioni scientifiche: sondaggi e scavi stratigrafici che hanno permesso di scoprire un'area estesa su una superficie di oltre 700 mq. I resti più significativi corrispondono a parte di un isolato residenziale situato al margine settentrionale dell'antica Ariminum, di fronte al litorale adriatico che all'epoca era arretrato di oltre un chilometro rispetto all'attuale. Ai lati correvano due strade disposte ad angolo retto - un cardine ed un decumano - all'interno delle quali si erano succedute una casa di età imperiale, che comprendeva anche il settore oggi noto come domus del Chirurgo, e quindi un edificio sviluppatosi nella tarda antichità. Oltre a questi impianti architettonici lo scavo ha riportato in luce altri elementi di interesse: tracce di pavimenti in cocciopesto attribuibili ad una prima abitazione tardorepubblicana, livelli insediativi risalenti all'alto medievo, svariate strutture databili tra il Cinquecento ed il Settecento, tra cui alcuni pozzi in muratura e silos per granaglie un tempo appartenuti ai vicini complessi religiosi di San Patrignano e delle Convertite. L'insieme dei resti, conservato e musealizzato sul posto così come è stato scoperto dagli archeologi, offre dunque l'immagine di un'eccezionale stratificazione storica ed urbanistica che testimonia duemila anni di vita della città. La domus 'del Chirurgo' Nel settore settentrionale dell'area di scavo si conservano i resti della cosiddetta domus del Chirurgo, costruita nella seconda metà del II secolo d.C. ristrutturando la parte posteriore a peristilio di un edificio precedente e ricavandovi un'abitazione a due piani. Il piccolo ingresso, affacciato sul vicino cardine, immetteva in un disimpegno e quindi in un corridoio interno; su un lato di questo si apriva uno spazio a giardino, mentre sull'altro erano situati diversi ambienti delimitati da muri in argilla poggianti su zoccoli in muratura. I vani residenziali, decorati da affreschi policromi e da pavimenti musivi a motivi geometrici e figurati, comprendevano una sala da pranzo (triclinium), una camera da letto (cubiculum) e due stanze di soggiorno, la prima delle quali dotata di un pregevole mosaico con Orfeo tra gli animali; in posizione più defilata erano alcuni vani di servizio: un ambiente riscaldato (ipocausto), una latrina e, al piano superiore, la cucina e una dispensa. L'intero edificio fu distrutto da un incendio poco dopo la metà del III secolo, probabilmente in occasione di una scorreria germanica avvenuta ai tempi dell'imperatore Gallieno. A tale evento si deve collegare anche la costruzione della nuova cinta muraria della città, della quale è ancora visibile un breve tratto sul retro della casa. L'improvviso crollo degli alzati ha permesso la conservazione degli arredi e delle suppellettili domestiche, rinvenute tra le macerie sui pavimenti della casa. Tra i tanti materiali risalta soprattutto una ricca attrezzatura chirurgica e farmacologica, che testimonia la professione medica esercitata dall'ultimo proprietario della domus. I reperti della domus Ai resti della domus del Chirurgo conservati nell'area archeologica si accompagnano i reperti di scavo esposti all'interno del Museo Archeologico di Rimini. La qualità delle originarie decorazioni architettoniche è così testimoniata da una selezione di affreschi policromi recuperati tra le macerie, che comprendono parti di soffitti a cassettoni e di pareti a campiture con motivi floreali o animali, tra cui si distingue una impressionistica veduta con scena di porto. Come elemento di arredo domestico risalta il raffinato quadretto in pasta vitrea di produzione orientale, originariamente collocato nel triclinium della casa, che riproduce un fondale marino con tre pesci dai vivaci colori; dal giardino provengono un grande bacile marmoreo ed il piede di una statua di Ermarco, filosofo epicureo che testimonia l'inclinazione intellettuale del proprietario della casa. Numerosi sono poi gli oggetti mobili: oltre a vasellame da cucina e da mensa e ad alcune lucerne vi compare una straordinaria dotazione medica composta da più di centocinquanta strumenti chirurgici, da mortai, bilance e contenitori per la preparazione e la conservazione di farmaci e da un vaso termico conformato a piede per applicazioni curative. In base ai dati di scavo è stato possibile ricostruire fedelmente, a grandezza naturale, l'originario luogo di cura: una taverna medica domestica, composta dalla stanza con mosaico di Orfeo e dal vicino cubiculum, nella quale il chirurgo riminese visitava, operava ed ospitava i propri pazienti. Al momento dell'abbandono della casa riportano infine il gruzzolo di un'ottantina di monete per le spese quotidiane, che fissa l'evento entro il 260 d.C., e le punte di lancia e giavellotto abbandonate sui pavimenti durante i rovinosi scontri che dovettero provocare la distruzione della domus Il Chirurgo Lo strumentario rinvenuto nell'abitazione di piazza Ferrari non lascia dubbi sulla professione del personaggio che vi abitava verso la metà del III secolo: un medico di grande esperienza ed abilità che, come spesso avveniva, doveva essersi formato in ambienti culturali ellenici ed essere giunto in Italia, e più precisamente ad Ariminum, dall'Oriente. L'origine levantina del personaggio, suggerita anche dall'adesione agli ideali epicurei, è chiaramente comprovata sia dalle scritte in greco che egli incise su due vasetti per la conservazione di erbe medicinali rinvenuti nella taberna medica, sia dal suo stesso nome, con ogni probabilità Eutyches, quale fu graffito sul muro da un paziente ospitato nel letto del cubiculum. La particolarità dell'attrezzatura chirurgica recuperata nella domus, priva di strumenti ginecologici, in larga parte destinata ad interventi su traumi ossei e dotata di un rarissimo ferro utilizzato unicamente per estrarre le punte di freccia dalle carni, sembra indicare un'esperienza professionale maturata nell'esercito, forse in uno di quei valetudinaria militari dislocati lungo i confini dell'impero che rappresentavano le sole strutture sanitarie del mondo romano assimilabili ai moderni ospedali. A possibili trascorsi nell'esercito riconduce anche la mano votiva bronzea recuperata nella taberna medica, segno di devozione verso Giove Dolicheno, divinità appunto venerata soprattutto tra i soldati. In proposito vale la pena di ricordare anche il cippo votivo scoperto in passato presso il foro, dove si ergeva un sacello allo stesso Dolicheno. La lapide, coeva alla domus del Chirurgo, ricorda infatti come dedicante un T. Flavius Galata Eutyches, personaggio di origine orientale che potrebbe corrispondere proprio al medicus di piazza Ferrari. Il palazzo tardoantico Alla distruzione della domus del Chirurgo e all'immediata erezione delle nuove mura della città, che quasi la lambirono, fece seguito il completo abbandono dell'area. Tale situazione, che rifletteva il particolare momento di crisi della città e dello stesso impero romano, mutò solo verso gli inizi del V secolo, in concomitanza con importanti mutamenti storici. Il trasferimento della sede imperiale a Ravenna, attuato da Onorio nel 402, comportò infatti la parziale rivitalizzazione delle città romagnole, in cui comparvero nuove residenze di lusso abitate da alti ufficiali e funzionari di corte. A questo periodo risalgono appunto i resti conservati nel settore meridionale dello scavo, riferibili ad un'abitazione di tipo palaziale che rioccupò la parte anteriore del vecchio isolato, di fronte al decumano. L'edificio, scoperto solo in parte, presentava un ampio cortile decorato da una fontana a ninfeo con canali; attorno a questo si disponeva un articolato complesso, ristrutturato e ampliato tra la fine del V e gli inizi del VI secolo, sotto il regno dei Goti. I ruderi dell'impianto mostrano diversi ambienti, talora dotati di sistema di riscaldamento, collegati da un corridoio angolare; le stanze, con murature laterizie, sono pavimentate da mosaici policromi a complessa decorazione geometrica. La prestigiosa natura dell'abitazione tardoantica e l'alto rango del personaggio che vi risiedette sono tra l'altro testimoniate dal vano cruciforme con ipocausto e dalla vasta aula absidata che la fiancheggiava, certamente utilizzata dal dominus come sala di rappresentanza e ricevimento. Le strutture altomedievali Nel corso del VI secolo, ai tempi della guerra tra Goti e Bizantini, il palazzo tardoantico iniziò a mostrare segni di degrado, per poi essere distrutto, demolito e completamente interrato. In seguito l'area accolse un piccolo cimitero, forse collegato ad un edificio religioso sorto nelle vicinanze, secondo la pratica cristiana che ormai permetteva di seppellire anche dentro la città. Come testimoniano alcune tombe ancora conservate all'interno dello scavo, gli inumati erano deposti in semplici fosse, talora protette da coperture in tegole, che spesso giunsero ad intaccare i sottostanti pavimenti a mosaico. Il sepolcreto fu utilizzato fino al pieno VII secolo, dopo di che l'area fu occupata da nuove strutture abitative. Come d'abitudine per il periodo altomedievale, la casa riportata in luce era circondata da spazi aperti, forse coltivati ad orto, ed era edificata con materiali deperibili: gli alzati, sorretti da leggere fondazioni in frammenti laterizi, utilizzavano pali di legno e murature in argilla, mentre i pavimenti erano costituiti da terra battuta. Nel settore sudoccidentale dello scavo archeologico sono tuttora visibili alcune di queste strutture; sui livelli di calpestio, accanto a varie buche di palo, tra l'altro si conserva un grande focolare con piano di combustione in frammenti di mattoni romani di reimpiego. Alcuni modesti rifacimenti documentano la sopravvivenza degli impianti abitativi fino all'VIII secolo. In seguito l'area restò inedificata, venendo ricoperta da strati di terreno colturale che solo in età tardomedievale accolsero nuove costruzioni.
Monumento simbolo della città Indirizzo: Corso d'Augusto - Rimini Edificato nel 27 a.C. in onore di Cesare Ottaviano Augusto è il più antico degli archi romani superstiti e sorge nel punto d'incontro tra la via Flaminia (che collegava Rimini a Roma) e la Via Emilia. Costruto in pietra d'Istria, il fornice misura m. 8,84 con una profondità di m. 4,10 ed un altezza di m. 10,40. L'architettura è esaltata da un ricco apparato decorativo, carico di significati politici e propagandistici. L'apertura del fornice, talmente ampia da non poter essere chiusa da porte, ricordava la pace raggiunta dopo un lungo periodo di guerre civili. Tra la ghiera dell'arco ed i capitelli, di ordine corinzio, si possono ammirare (in quattro clipei) quattro divinità: Giove, padre di tutti gli dei, massima divinità dei romani; Nettuno, dio italico, di tutte le acque; Apollo, figlio di Giove, protettore della salute; Minerva, potrettrice della città di Roma, delle arti e dei mestieri. Su entrambe le facce dell'Arco sono collocate due teste di bue che attestano simbolicamente la qualità di colonia romana della città di Rimini. I lavori di isolamento del 1937-39 portarono alla constatazione che l'arco era una porta urbana legata sui due fianchi con le mura della città. Secondo la tradizione, sulla sommità dell'Arco si dice ci fosse una quadriga marmorea guidata da Augusto. Durante il Medioevo l'arco, che era conosciuto con il nome di porta Aurea, fu smantellato nella parte superiore. L'attuale merlatura venne costruita nel sec. X. L'Arco d'Augusto, restaurato in tempi recenti, è tornato al suo antico splendore, valorizzato dall' area circostante riqualificata a verde pubblico con alberi e aiuole fiorite. Come arrivare: Si raggiunge dal mare, in auto, percorrendo via Tripoli e portandosi sulla via XX Settembre (l'inizio della via Flaminia) a cui fa da suggestivo fondale, oppure a piedi o in bicicletta percorrendo le piste ciclabili che da piazza Kennedy si snodano nel verde del parco Cervi fino all'Arco. Notizie aggiuntive: L'iscrizione sull'attico dell'arco dichiara: Il Senato e il Popolo Romano dedicano questo monumento all'Imperatore Cesare Ottaviano, figlio del divo Giulio Cesare, sette volte imperatore, sette volte console e designato per l'ottavo consolato in occasione del restauro della via Flaminia e delle altre più frequentate via d'Italia, da lui stabilito e ordinato.
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Αψίδα του Αυγούστου
Corso d'Augusto
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Monumento simbolo della città Indirizzo: Corso d'Augusto - Rimini Edificato nel 27 a.C. in onore di Cesare Ottaviano Augusto è il più antico degli archi romani superstiti e sorge nel punto d'incontro tra la via Flaminia (che collegava Rimini a Roma) e la Via Emilia. Costruto in pietra d'Istria, il fornice misura m. 8,84 con una profondità di m. 4,10 ed un altezza di m. 10,40. L'architettura è esaltata da un ricco apparato decorativo, carico di significati politici e propagandistici. L'apertura del fornice, talmente ampia da non poter essere chiusa da porte, ricordava la pace raggiunta dopo un lungo periodo di guerre civili. Tra la ghiera dell'arco ed i capitelli, di ordine corinzio, si possono ammirare (in quattro clipei) quattro divinità: Giove, padre di tutti gli dei, massima divinità dei romani; Nettuno, dio italico, di tutte le acque; Apollo, figlio di Giove, protettore della salute; Minerva, potrettrice della città di Roma, delle arti e dei mestieri. Su entrambe le facce dell'Arco sono collocate due teste di bue che attestano simbolicamente la qualità di colonia romana della città di Rimini. I lavori di isolamento del 1937-39 portarono alla constatazione che l'arco era una porta urbana legata sui due fianchi con le mura della città. Secondo la tradizione, sulla sommità dell'Arco si dice ci fosse una quadriga marmorea guidata da Augusto. Durante il Medioevo l'arco, che era conosciuto con il nome di porta Aurea, fu smantellato nella parte superiore. L'attuale merlatura venne costruita nel sec. X. L'Arco d'Augusto, restaurato in tempi recenti, è tornato al suo antico splendore, valorizzato dall' area circostante riqualificata a verde pubblico con alberi e aiuole fiorite. Come arrivare: Si raggiunge dal mare, in auto, percorrendo via Tripoli e portandosi sulla via XX Settembre (l'inizio della via Flaminia) a cui fa da suggestivo fondale, oppure a piedi o in bicicletta percorrendo le piste ciclabili che da piazza Kennedy si snodano nel verde del parco Cervi fino all'Arco. Notizie aggiuntive: L'iscrizione sull'attico dell'arco dichiara: Il Senato e il Popolo Romano dedicano questo monumento all'Imperatore Cesare Ottaviano, figlio del divo Giulio Cesare, sette volte imperatore, sette volte console e designato per l'ottavo consolato in occasione del restauro della via Flaminia e delle altre più frequentate via d'Italia, da lui stabilito e ordinato.
Firmato da Leon Battista Alberti, conserva il Crocifisso di Giotto e un affresco di Piero della Francesca Indirizzo: via IV Novembre, n. 35 - Rimini Telefono: 0541/51130 (sacrestia); 0541/1835102 (segreteria diocesiana) Fax: 0541/24024 E-mail: diocesi@diocesi.rimini.it Sito: Visita il sito web Testimonianza della magnificenza malatestiana, fu Sigismondo Pandolfo Malatesta ad ordinare i lavori per la trasformazione dell'antica chiesa romanico-gotica di S. Francesco in un monumento grandioso e splendido in sintonia con la nuova cultura rinascimentale che aveva nell'Alberti uno dei suoi massimi esponenti ed interpreti. I lavori del tempio, innalzato al "Dio immortale e alla città" ma anche all'amore di Sigismondo per Isotta, ebbero inizio nel 1450. L'esterno è opera del grande genio Leon Battista Alberti e presenta una maestosa facciata (incompiuta nella parte alta) ispirata alle forme dell'arco trionfale romano. L'intera costruzione poggia su di un alto basamento in pietra d'Istria, incorniciato da cordoni tratti dalla base dell'Arco d'Augusto e decorato con uno stupendo fregio a basso rilievo composto da ghirlande (caratteristica di tutto l'ornamentale malatestiano) legate con il fiore di Isotta. Le ghirlande contengono ed alternano quattro tipi di scudi malatestiani: l'elefante, la "I" e la "S" intrecciate (sigla di Sigismondo e di Isotta), la doppia fascia a scacchi e il fiore di Isotta. Sui fianchi si aprono sette arcate suddivise da pilastri: quelle di destra ospitano i sarcofagi di eminenti personaggi della corte malatestiana, mentre quelle di sinistra sono rimaste vuote. Il rinnovamento dell'interno venne invece affidato a Matteo de' Pasti, il cui stile legato ancora a forme goticizzanti, porta ad un evidente contrasto architettonico con l'esterno (ispirato a forme classiche rinascimentali). L'interno, ad una sola navata, si presenta con ampie arcate a sesto acuto con vivaci decorazioni ed è caratterizzato da sei cappelle laterali, chiuse da transenne in marmo. Tra queste, di notevole interesse artistico ricordiamo "La Cappella dei Pianeti"; così detta per le raffigurazioni a bassorilievo dei pianeti e dei segni zodiacali ad essi corrispondenti. Sotto il segno del cancro (segno zodiacale di Sigismondo) si può ammirare una veduta di Rimini all'epoca malatestiana (la più antica immagine della città giunta a noi). "La Cappella degli antenati" ospita invece l'opera di grande valore artistico di Agostino di Duccio: "L'Arca degli antenati e dei discendenti" in cui Sigismondo volle fossero riunite le spoglie dei suoi antenati e dei posteri discendenti dalla casata. Altri bassorilievi di notevole pregio e raffinatezza si possono ammirare nella "Cappella di S. Michele" detta degli angeli musicanti, sempre attribuibili al di Duccio. Infine una curiosità: nella cappella di San Sigismondo, sui pilastri sono state scolpite le virtù teologali e cardinali, tra le quali manca però, e se ne ignora il motivo, quella della giustizia. Nel Tempio si possono ammirare il crocifisso di Giotto, dipinto su tavola nel 1312; un affresco di Piero della Francesca in cui è raffigurato Sigismondo inginocchiato ai piedi di San Sigismondo. Quando nel 1460, lo stesso Sigismondo, in gravi difficoltà politiche per i suoi contrasti con il Papa, non ebbe più i mezzi economici per completare l'ambiziosa costruzione, questa fu interrotta; il tempio rimase così privo della sua copertura che, nel progetto di Leon Battista Alberti, era a cupola. La scomunica papale del 1462 fece cadere Sigismondo in disgrazia; da allora il tempio rimase incompiuto. Periodo di apertura: annuale Come arrivare: Centro storico, zona pedonale Dalla stazione ferroviaria proseguire diritto a piedi direzione centro storico per pochi minuti. Notizie aggiuntive: Singolare è il nome con cui questo edificio religioso è conosciuto: tempio, per la classicità della sua architettura: malatestiano, perchè su tutto domina indiscusso sovrano Sigismondo Pandolfo Malatesta, Signore di Rimini. Accanto al Tempio è stato collocato il sarcofago del patrono della città, "L'Arca di San Gaudenzo". L'arca marmorea, di forma classica, con coperchio in calcare, riporta sui fianchi e sul fronte tre croci latine in bassorilievo. Adiacente alla Cattedrale è allestito il museo "TESORI DELLA CATTEDRALE" dove sono esposti paramenti sacri, apparati liturgici, calici, dipinti codici miniati e un bassorilievo del XIII sec.. Il 29 settembre 2002 la Cattedrale è stata assurta a Basilica minore. La visita al Tempio Malatestiano è libera e viene interdetta solamente durante le funzioni religiose che si tengono nei seguenti orari: giorni festivi 11.00 e 17.30 giorni prefestivi 17.30 In queste occasioni la chiesa non è visitabile già un'ora prima della santa messa, per la recita del Santo Rosario. L'accesso per le persone in carrozzina è sul lato sinistro del portone principale a cui si accede tramite il cancello che dà sul giardino della curia vescovile. E' possibile ascoltare la storia e la descrizione del Tempio tramite apparecchi predisposti accanto all'ingresso principale in varie lingue. Il gioiello del rinascimento riminese dal racconto di Alessandro Giovanardi
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Ναός Μαλατεστιάνο
35 Via IV Novembre
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Firmato da Leon Battista Alberti, conserva il Crocifisso di Giotto e un affresco di Piero della Francesca Indirizzo: via IV Novembre, n. 35 - Rimini Telefono: 0541/51130 (sacrestia); 0541/1835102 (segreteria diocesiana) Fax: 0541/24024 E-mail: diocesi@diocesi.rimini.it Sito: Visita il sito web Testimonianza della magnificenza malatestiana, fu Sigismondo Pandolfo Malatesta ad ordinare i lavori per la trasformazione dell'antica chiesa romanico-gotica di S. Francesco in un monumento grandioso e splendido in sintonia con la nuova cultura rinascimentale che aveva nell'Alberti uno dei suoi massimi esponenti ed interpreti. I lavori del tempio, innalzato al "Dio immortale e alla città" ma anche all'amore di Sigismondo per Isotta, ebbero inizio nel 1450. L'esterno è opera del grande genio Leon Battista Alberti e presenta una maestosa facciata (incompiuta nella parte alta) ispirata alle forme dell'arco trionfale romano. L'intera costruzione poggia su di un alto basamento in pietra d'Istria, incorniciato da cordoni tratti dalla base dell'Arco d'Augusto e decorato con uno stupendo fregio a basso rilievo composto da ghirlande (caratteristica di tutto l'ornamentale malatestiano) legate con il fiore di Isotta. Le ghirlande contengono ed alternano quattro tipi di scudi malatestiani: l'elefante, la "I" e la "S" intrecciate (sigla di Sigismondo e di Isotta), la doppia fascia a scacchi e il fiore di Isotta. Sui fianchi si aprono sette arcate suddivise da pilastri: quelle di destra ospitano i sarcofagi di eminenti personaggi della corte malatestiana, mentre quelle di sinistra sono rimaste vuote. Il rinnovamento dell'interno venne invece affidato a Matteo de' Pasti, il cui stile legato ancora a forme goticizzanti, porta ad un evidente contrasto architettonico con l'esterno (ispirato a forme classiche rinascimentali). L'interno, ad una sola navata, si presenta con ampie arcate a sesto acuto con vivaci decorazioni ed è caratterizzato da sei cappelle laterali, chiuse da transenne in marmo. Tra queste, di notevole interesse artistico ricordiamo "La Cappella dei Pianeti"; così detta per le raffigurazioni a bassorilievo dei pianeti e dei segni zodiacali ad essi corrispondenti. Sotto il segno del cancro (segno zodiacale di Sigismondo) si può ammirare una veduta di Rimini all'epoca malatestiana (la più antica immagine della città giunta a noi). "La Cappella degli antenati" ospita invece l'opera di grande valore artistico di Agostino di Duccio: "L'Arca degli antenati e dei discendenti" in cui Sigismondo volle fossero riunite le spoglie dei suoi antenati e dei posteri discendenti dalla casata. Altri bassorilievi di notevole pregio e raffinatezza si possono ammirare nella "Cappella di S. Michele" detta degli angeli musicanti, sempre attribuibili al di Duccio. Infine una curiosità: nella cappella di San Sigismondo, sui pilastri sono state scolpite le virtù teologali e cardinali, tra le quali manca però, e se ne ignora il motivo, quella della giustizia. Nel Tempio si possono ammirare il crocifisso di Giotto, dipinto su tavola nel 1312; un affresco di Piero della Francesca in cui è raffigurato Sigismondo inginocchiato ai piedi di San Sigismondo. Quando nel 1460, lo stesso Sigismondo, in gravi difficoltà politiche per i suoi contrasti con il Papa, non ebbe più i mezzi economici per completare l'ambiziosa costruzione, questa fu interrotta; il tempio rimase così privo della sua copertura che, nel progetto di Leon Battista Alberti, era a cupola. La scomunica papale del 1462 fece cadere Sigismondo in disgrazia; da allora il tempio rimase incompiuto. Periodo di apertura: annuale Come arrivare: Centro storico, zona pedonale Dalla stazione ferroviaria proseguire diritto a piedi direzione centro storico per pochi minuti. Notizie aggiuntive: Singolare è il nome con cui questo edificio religioso è conosciuto: tempio, per la classicità della sua architettura: malatestiano, perchè su tutto domina indiscusso sovrano Sigismondo Pandolfo Malatesta, Signore di Rimini. Accanto al Tempio è stato collocato il sarcofago del patrono della città, "L'Arca di San Gaudenzo". L'arca marmorea, di forma classica, con coperchio in calcare, riporta sui fianchi e sul fronte tre croci latine in bassorilievo. Adiacente alla Cattedrale è allestito il museo "TESORI DELLA CATTEDRALE" dove sono esposti paramenti sacri, apparati liturgici, calici, dipinti codici miniati e un bassorilievo del XIII sec.. Il 29 settembre 2002 la Cattedrale è stata assurta a Basilica minore. La visita al Tempio Malatestiano è libera e viene interdetta solamente durante le funzioni religiose che si tengono nei seguenti orari: giorni festivi 11.00 e 17.30 giorni prefestivi 17.30 In queste occasioni la chiesa non è visitabile già un'ora prima della santa messa, per la recita del Santo Rosario. L'accesso per le persone in carrozzina è sul lato sinistro del portone principale a cui si accede tramite il cancello che dà sul giardino della curia vescovile. E' possibile ascoltare la storia e la descrizione del Tempio tramite apparecchi predisposti accanto all'ingresso principale in varie lingue. Il gioiello del rinascimento riminese dal racconto di Alessandro Giovanardi
Residenza-fortezza di Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini dal 1432 al 1468 Indirizzo: Piazza Malatesta - Rimini Sigismondo ne iniziò la costruzione il 20 marzo del 1437, penultimo mercoledì di quaresima, alle ore 18.48: giorno, ora e minuto probabilmente erano fissati da un oroscopo predisposto con cura dagli astrologi di corte. Ne proclamò la conclusione "ufficiale" nel 1446, un anno per lui particolarmente fortunato: ma in realtà vi si lavorava ancora nel 1454. Il castello fu concepito come palazzo e fortezza insieme, come degna sede per la corte e per la guarnigione e come segno di potere e di supremazia sulla città. Come architetto dell’opera fu celebrato dagli scrittori di corte lo stesso Sigismondo, che infatti se ne attribuisce la paternità nelle grandi epigrafi marmoree murate nell’edificio. Se per architetto intendiamo l’ispiratore, l’ideatore, il coordinatore, cioè un committente con esigenze e idee ben precise, allora possiamo accettare questa "attribuzione". In ogni caso egli si è servito dell’opera di diversi professionisti e specialisti; abbiamo notizia di una importante consulenza eseguita a lavori da poco iniziati da Filippo Brunelleschi, che nel 1438 fu a Rimini per un paio di mesi e compì tutta una serie di sopralluoghi alle principali fortezze malatestiane in Romagna e nelle Marche. La costruzione conserva un notevole fascino, con le sue grosse torri quadrate e le poderose muraglie a scarpa, il cui effetto originario, quando si innalzavano dal profondo fossato, doveva essere formidabile paragonabili, per la loro inclinazione e grandiosità, a piramidi. L’ingresso verso la città, che era un terrapieno e costituito da un doppio rivellino con ponti levatoi, è ornato da uno stemma costituito dal classico scudo con bande a scacchi, sormontato da un cimiero a testa d’elefante crestato e affiancato da una rosa quadripetala: si tratta di un rilievo d’ispirazione pisanelliana, di buona qualità, scolpito da un artista probabilmente veneto, come dimostrano le cadenze goticheggianti della figurazione. A sinistra e a destra dello stemma è scritto "Sigismondo Pandolfo" in caratteri gotici minuscoli, alti e pittoreschi. Fra lo stemma ed il portale marmoreo è murata una delle epigrafi dedicatorie del castello, con un solenne testo latino scolpito in caratteri lapidari (uno dei primi esempi di "rinascita" dei caratteri classici). Per Sigismondo il castello doveva rappresentare visivamente la fortezza del potere, secondo un concetto ancora del tutto medievale, realizzato necessariamente in forme tradizionali, cioè più espressionisticamente pittoresche che razionalmente armoniche; come dimostrava la mutevole prospettiva delle torri, la compattezza delle cortine merlate, l’uso costante di archi acuti e di inserti lapidei e ceramici, lo sfarzo delle dorature e degli intonaci colorati in verde e rosso (i colori araldici malatestiani) documentati dagli scrittori. In questo suo amatissimo castello Sigismondo è morto il 7 ottobre del 1468. Come arrivare: Centro storico, zona Piazza Malatesta. Dalla stazione proseguire su viale Dante fino alla centrale Piazza Tre Martiri, poi a destra proseguendo lungo il Corso D'Augusto fino a piazza Cavour. Superato il Teatro ci si ritrova in Piazza Malatesta. Notizie aggiuntive: Ora il complesso di Castel Sismondo, detto anche ‘Rocca Malatestiana’ si articola in quattro parti comunicanti tra loro: il Palazzo di Isotta, su tre piani comunicanti tra loro; il corpo centrale dei servizi, su due piani; il cortile grande, di notevole superficie; e il Maschio, che è la parte centrale e più suggestiva dell’intero complesso, con due piani collegati tra loro da uno scalone elicoidale posto nella Torre maggiore. Complessivamente, tra parti coperte e cortili, la Rocca ha una superficie di oltre 3.300 mq. Questa struttura così complessa ha subito un accurato restauro grazie all'intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini con lo scopo di fare di Castel Sismondo un luogo permanentemente visitabile sotto il profilo monumentale e in grado di ospitare iniziative in campo culturale e artistico. Nel 2017 sono iniziati i lavori per la realizzazione della Corte a mare, ora conclusi compreso il recupero del perimetro dell’antico fossato e della cinta muraria con il collegamento della scala con la Piazza Arena Francesca da Rimini. Anche Piazza Malatesta, che si affaccia sul castello è posta sotto intervento di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio artistico. Un progetto complesso che porterà a dialogare la Rimini romana con quella rinascimentale in un percorso che va dal nuovo Teatro Galli, passando per i le vestigia medioevali fino alla nuova piazza pedonale sul ponte Tiberio. Il punto di incontro tra passato e presente è rappresentato dal Cinema Fulgor, uno tra i luoghi simbolici felliniani che caratterizza Rimini per l'atmosfera, rappresentata dal famoso regista Federico Fellini, a cui è dedicato l'innovativo Museo Internazionale, un'esposizione permanente in via di realizzazione.
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Κάστρο Σισμόντο
Piazza Malatesta
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Residenza-fortezza di Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini dal 1432 al 1468 Indirizzo: Piazza Malatesta - Rimini Sigismondo ne iniziò la costruzione il 20 marzo del 1437, penultimo mercoledì di quaresima, alle ore 18.48: giorno, ora e minuto probabilmente erano fissati da un oroscopo predisposto con cura dagli astrologi di corte. Ne proclamò la conclusione "ufficiale" nel 1446, un anno per lui particolarmente fortunato: ma in realtà vi si lavorava ancora nel 1454. Il castello fu concepito come palazzo e fortezza insieme, come degna sede per la corte e per la guarnigione e come segno di potere e di supremazia sulla città. Come architetto dell’opera fu celebrato dagli scrittori di corte lo stesso Sigismondo, che infatti se ne attribuisce la paternità nelle grandi epigrafi marmoree murate nell’edificio. Se per architetto intendiamo l’ispiratore, l’ideatore, il coordinatore, cioè un committente con esigenze e idee ben precise, allora possiamo accettare questa "attribuzione". In ogni caso egli si è servito dell’opera di diversi professionisti e specialisti; abbiamo notizia di una importante consulenza eseguita a lavori da poco iniziati da Filippo Brunelleschi, che nel 1438 fu a Rimini per un paio di mesi e compì tutta una serie di sopralluoghi alle principali fortezze malatestiane in Romagna e nelle Marche. La costruzione conserva un notevole fascino, con le sue grosse torri quadrate e le poderose muraglie a scarpa, il cui effetto originario, quando si innalzavano dal profondo fossato, doveva essere formidabile paragonabili, per la loro inclinazione e grandiosità, a piramidi. L’ingresso verso la città, che era un terrapieno e costituito da un doppio rivellino con ponti levatoi, è ornato da uno stemma costituito dal classico scudo con bande a scacchi, sormontato da un cimiero a testa d’elefante crestato e affiancato da una rosa quadripetala: si tratta di un rilievo d’ispirazione pisanelliana, di buona qualità, scolpito da un artista probabilmente veneto, come dimostrano le cadenze goticheggianti della figurazione. A sinistra e a destra dello stemma è scritto "Sigismondo Pandolfo" in caratteri gotici minuscoli, alti e pittoreschi. Fra lo stemma ed il portale marmoreo è murata una delle epigrafi dedicatorie del castello, con un solenne testo latino scolpito in caratteri lapidari (uno dei primi esempi di "rinascita" dei caratteri classici). Per Sigismondo il castello doveva rappresentare visivamente la fortezza del potere, secondo un concetto ancora del tutto medievale, realizzato necessariamente in forme tradizionali, cioè più espressionisticamente pittoresche che razionalmente armoniche; come dimostrava la mutevole prospettiva delle torri, la compattezza delle cortine merlate, l’uso costante di archi acuti e di inserti lapidei e ceramici, lo sfarzo delle dorature e degli intonaci colorati in verde e rosso (i colori araldici malatestiani) documentati dagli scrittori. In questo suo amatissimo castello Sigismondo è morto il 7 ottobre del 1468. Come arrivare: Centro storico, zona Piazza Malatesta. Dalla stazione proseguire su viale Dante fino alla centrale Piazza Tre Martiri, poi a destra proseguendo lungo il Corso D'Augusto fino a piazza Cavour. Superato il Teatro ci si ritrova in Piazza Malatesta. Notizie aggiuntive: Ora il complesso di Castel Sismondo, detto anche ‘Rocca Malatestiana’ si articola in quattro parti comunicanti tra loro: il Palazzo di Isotta, su tre piani comunicanti tra loro; il corpo centrale dei servizi, su due piani; il cortile grande, di notevole superficie; e il Maschio, che è la parte centrale e più suggestiva dell’intero complesso, con due piani collegati tra loro da uno scalone elicoidale posto nella Torre maggiore. Complessivamente, tra parti coperte e cortili, la Rocca ha una superficie di oltre 3.300 mq. Questa struttura così complessa ha subito un accurato restauro grazie all'intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini con lo scopo di fare di Castel Sismondo un luogo permanentemente visitabile sotto il profilo monumentale e in grado di ospitare iniziative in campo culturale e artistico. Nel 2017 sono iniziati i lavori per la realizzazione della Corte a mare, ora conclusi compreso il recupero del perimetro dell’antico fossato e della cinta muraria con il collegamento della scala con la Piazza Arena Francesca da Rimini. Anche Piazza Malatesta, che si affaccia sul castello è posta sotto intervento di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio artistico. Un progetto complesso che porterà a dialogare la Rimini romana con quella rinascimentale in un percorso che va dal nuovo Teatro Galli, passando per i le vestigia medioevali fino alla nuova piazza pedonale sul ponte Tiberio. Il punto di incontro tra passato e presente è rappresentato dal Cinema Fulgor, uno tra i luoghi simbolici felliniani che caratterizza Rimini per l'atmosfera, rappresentata dal famoso regista Federico Fellini, a cui è dedicato l'innovativo Museo Internazionale, un'esposizione permanente in via di realizzazione.
Opera dell'architetto Luigi Poletti Indirizzo: Piazza Cavour - Rimini Sito: Visita il sito web La storia Il teatro Galli è il Teatro Comunale di Rimini, la cui costruzione iniziò nel 1843 e fu inaugurato il 16 agosto 1857 con l’'Aroldo' di Giuseppe Verdi. Il Teatro si chiamava inizialmente Teatro Nuovo e dal 1859 fu dedicato a Vittorio Emanuele II. Solo più tardi, nel 1947, è stato intitolato al compositore Amintore Galli (1845-1919). Il progetto (1841-43) porta la firma di Luigi Poletti, architetto e ingegnere dello Stato Pontificio legato alla scuola neoclassica purista romana. Le sei tavole dello studio originale, da lui depositate a Rimini il 29 gennaio 1842, sono andate perdute quando il terremoto del 1916 danneggiò gli uffici comunali. Esistono però 6 fotografie (di Luigi Perilli) che risalgono al 1900 circa e cinque disegni acquerellati del progetto originale. Luigi Poletti concepì il Teatro Comunale di Rimini come tempio della musica ispirandosi alla solennità e alla sontuosità dei templi romani, proponendo una variante del teatro all’italiana, con un’impronta architettonica classica (greco-romana) e monumentale, distinguendosi così dalla tipologia del teatro a palchi in uso in Europa fino a quel momento. Il progetto di Poletti prevedeva la sala della musica con quattro ordini e 23 palchi ciascuno, che lo porta a essere uno dei teatri più grandi d’Italia. Il primo ordine di palchi era eccezionalmente a doppia altezza e supportava una soluzione a colonne giganti corinzie che sostenevano direttamente la balaustra del loggione. Il teatro non aveva il palco reale. Le istanze illuministe sono rappresentate dalle ampie scale circolari del Foyer, studiate secondo le esigenze di sicurezza e di comodità della società del tempo. Il teatro nel suo insieme è riconosciuto come il suo capolavoro, sullo stesso piano della Basilica di San Paolo a Roma, ed uno degli esempi più significativi del superamento del neoclassico della prima metà dell’ottocento. La sala teatrale con i palchi e i loggioni conteneva oltre mille posti a sedere. L’ultima stagione del Teatro risale alla primavera del 1943, poichè le bombe durante la seconda guerra mondiale distrussero gran parte della struttura. L'abside e la copertura crollarono e circa il 90 per cento della sala e del palcoscenico andarono distrutti. L'unica parte che rimase pressoché integra è il foyer. Il Restauro Nel 1975, viene realizzato il primo restauro dell'avancorpo del Teatro, rinnovando la pavimentazione degli atri e delle sale laterali, consolidando il piano e il soffitto della sala Ressi, restaurando le decorazioni e le pitture. Nel 1997, si provvede al restauro delle facciate esterne, delle superfici decorate nella Sala delle Colonne e nella Sala Ressi. Nel 2010, viene approvato il progetto di ricostruzione del Teatro secondo l’integrazione filologica e tipologica della Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali dell'Emilia Romagna. L’inizio dei lavori risale al 2014, fino all'inaugurazione del Foyer, il 17 settembre 2015, quando ritorna a Rimini, dopo 158 anni, il Pianoforte suonato da Giuseppe Verdi che accompagnò l’inaugurazione del Teatro Galli nell’agosto 1857. Ricostruito nel solco del Teatro neoclassico, rispettando i disegni originali sia degli spazi che dell'apparato decorativo, il “Galli” nasconde un cuore modernissimo, in grado di coniugare alla bellezza e all’eleganza del teatro storico all’italiana, la spettacolarità che le più recenti strumentazioni tecnologiche possono offrire. Una dotazione tecnologica all’avanguardia: la macchina scenica è totalmente computerizzata, pannelli touch screen per le luci di sala ‘green’ e due consolle per la regolazione dell’illuminazione di scena. Un sistema tecnologico, audio e video in grado quindi che valorizzi il fascino storico del Teatro e che allo stesso tempo consenta ogni tipo di performance, visibile oltre che dalla platea, anche dai tre ordini di palchi e il loggione per un numero disponibile di 800 posti. Nell'area archeologica scoperta durante i lavori di ricostruzione del teatro, è stato allestito il Museo Archeologico Multimediale, situato sotto la platea. Il Museo è dotato di apparati multimediali che rendono immediata e contemporanea la divulgazione scientifica offrendo la possibilità di vedere i reperti archeologici ritrovati durante gli scavi. Inaugurazione Il 28 ottobre 2018 il Teatro ‘Amintore Galli’ di Rimini ha alzato il suo sipario. A distanza di 27.333 giorni, 898 mesi, 75 anni, il luogo della grande musica viene restituito alla città. L’inaugurazione ufficiale è stata accompagnata dalla voce meravigliosa di Cecilia Bartoli con un programma in cui hanno spiccato Roberto Bolle, artista mondiale della danza e del grande maestro russo Valery Gergiev seguito da un corollario di eventi speciali e stelle internazionali. Attualmente si svolgono eventi internazionali come la Sagra Musicale Malatestiana, la stagione annuale di prosa, musica e danza, l'Opera lirica ed esibizioni delle eccellenze artistiche locali. Visite guidate ai vari spazi del teatro sono previste durante tutto l'arco dell'anno. Per informazioni e prenotazioni: 329 2103329 - 0541 704426/28 Virtual Tour Notizie aggiuntive: Dal 2018 nel Foyer del Teatro ottocentesco è anche possibile sposarsi. Il Teatro Galli può ospitare oltre alla cerimonia civile anche ricevimenti di nozze, per una cerimonia da favola. Info: www.riminiweddingdestination.it
29 ντόπιοι το προτείνουν
Teatro Amintore Galli
22 Piazza Cavour
29 ντόπιοι το προτείνουν
Opera dell'architetto Luigi Poletti Indirizzo: Piazza Cavour - Rimini Sito: Visita il sito web La storia Il teatro Galli è il Teatro Comunale di Rimini, la cui costruzione iniziò nel 1843 e fu inaugurato il 16 agosto 1857 con l’'Aroldo' di Giuseppe Verdi. Il Teatro si chiamava inizialmente Teatro Nuovo e dal 1859 fu dedicato a Vittorio Emanuele II. Solo più tardi, nel 1947, è stato intitolato al compositore Amintore Galli (1845-1919). Il progetto (1841-43) porta la firma di Luigi Poletti, architetto e ingegnere dello Stato Pontificio legato alla scuola neoclassica purista romana. Le sei tavole dello studio originale, da lui depositate a Rimini il 29 gennaio 1842, sono andate perdute quando il terremoto del 1916 danneggiò gli uffici comunali. Esistono però 6 fotografie (di Luigi Perilli) che risalgono al 1900 circa e cinque disegni acquerellati del progetto originale. Luigi Poletti concepì il Teatro Comunale di Rimini come tempio della musica ispirandosi alla solennità e alla sontuosità dei templi romani, proponendo una variante del teatro all’italiana, con un’impronta architettonica classica (greco-romana) e monumentale, distinguendosi così dalla tipologia del teatro a palchi in uso in Europa fino a quel momento. Il progetto di Poletti prevedeva la sala della musica con quattro ordini e 23 palchi ciascuno, che lo porta a essere uno dei teatri più grandi d’Italia. Il primo ordine di palchi era eccezionalmente a doppia altezza e supportava una soluzione a colonne giganti corinzie che sostenevano direttamente la balaustra del loggione. Il teatro non aveva il palco reale. Le istanze illuministe sono rappresentate dalle ampie scale circolari del Foyer, studiate secondo le esigenze di sicurezza e di comodità della società del tempo. Il teatro nel suo insieme è riconosciuto come il suo capolavoro, sullo stesso piano della Basilica di San Paolo a Roma, ed uno degli esempi più significativi del superamento del neoclassico della prima metà dell’ottocento. La sala teatrale con i palchi e i loggioni conteneva oltre mille posti a sedere. L’ultima stagione del Teatro risale alla primavera del 1943, poichè le bombe durante la seconda guerra mondiale distrussero gran parte della struttura. L'abside e la copertura crollarono e circa il 90 per cento della sala e del palcoscenico andarono distrutti. L'unica parte che rimase pressoché integra è il foyer. Il Restauro Nel 1975, viene realizzato il primo restauro dell'avancorpo del Teatro, rinnovando la pavimentazione degli atri e delle sale laterali, consolidando il piano e il soffitto della sala Ressi, restaurando le decorazioni e le pitture. Nel 1997, si provvede al restauro delle facciate esterne, delle superfici decorate nella Sala delle Colonne e nella Sala Ressi. Nel 2010, viene approvato il progetto di ricostruzione del Teatro secondo l’integrazione filologica e tipologica della Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali dell'Emilia Romagna. L’inizio dei lavori risale al 2014, fino all'inaugurazione del Foyer, il 17 settembre 2015, quando ritorna a Rimini, dopo 158 anni, il Pianoforte suonato da Giuseppe Verdi che accompagnò l’inaugurazione del Teatro Galli nell’agosto 1857. Ricostruito nel solco del Teatro neoclassico, rispettando i disegni originali sia degli spazi che dell'apparato decorativo, il “Galli” nasconde un cuore modernissimo, in grado di coniugare alla bellezza e all’eleganza del teatro storico all’italiana, la spettacolarità che le più recenti strumentazioni tecnologiche possono offrire. Una dotazione tecnologica all’avanguardia: la macchina scenica è totalmente computerizzata, pannelli touch screen per le luci di sala ‘green’ e due consolle per la regolazione dell’illuminazione di scena. Un sistema tecnologico, audio e video in grado quindi che valorizzi il fascino storico del Teatro e che allo stesso tempo consenta ogni tipo di performance, visibile oltre che dalla platea, anche dai tre ordini di palchi e il loggione per un numero disponibile di 800 posti. Nell'area archeologica scoperta durante i lavori di ricostruzione del teatro, è stato allestito il Museo Archeologico Multimediale, situato sotto la platea. Il Museo è dotato di apparati multimediali che rendono immediata e contemporanea la divulgazione scientifica offrendo la possibilità di vedere i reperti archeologici ritrovati durante gli scavi. Inaugurazione Il 28 ottobre 2018 il Teatro ‘Amintore Galli’ di Rimini ha alzato il suo sipario. A distanza di 27.333 giorni, 898 mesi, 75 anni, il luogo della grande musica viene restituito alla città. L’inaugurazione ufficiale è stata accompagnata dalla voce meravigliosa di Cecilia Bartoli con un programma in cui hanno spiccato Roberto Bolle, artista mondiale della danza e del grande maestro russo Valery Gergiev seguito da un corollario di eventi speciali e stelle internazionali. Attualmente si svolgono eventi internazionali come la Sagra Musicale Malatestiana, la stagione annuale di prosa, musica e danza, l'Opera lirica ed esibizioni delle eccellenze artistiche locali. Visite guidate ai vari spazi del teatro sono previste durante tutto l'arco dell'anno. Per informazioni e prenotazioni: 329 2103329 - 0541 704426/28 Virtual Tour Notizie aggiuntive: Dal 2018 nel Foyer del Teatro ottocentesco è anche possibile sposarsi. Il Teatro Galli può ospitare oltre alla cerimonia civile anche ricevimenti di nozze, per una cerimonia da favola. Info: www.riminiweddingdestination.it
nuovo Museo di arte moderna e contemporanea di Rimini Indirizzo: Piazza Cavour 26 - Rimini centro storico Telefono: 0541793879 E-mail: part@comune.rimini.it Sito: Visita il sito web Un prestigioso spazio espositivo ricavato all’interno dei più antichi edifici medievali del centro storico, il duecentesco Palazzo dell’Arengo e il trecentesco Palazzo del Podestà, che insieme a Palazzo Garampi, al Teatro Galli e alla Pescheria si affacciano sulla Piazza Cavour, cuore della città. All’interno di questo suggestivo contesto, interessato da un primo intervento di riqualificazione, trova casa la Collezione della Fondazione San Patrignano, raccolta di opere donate di affermati artisti contemporanei del panorama italiano e internazionale in costante espansione, avviata nel 2017. Il progetto non si limita a fare di una collezione di arte contemporanea un museo, ma mette in connessione la cultura, il sociale, il territorio e lo sviluppo delle persone.
 Si tratta di una consistente collezione d’arte, con opere di Mario Airò, Vanessa Beecroft, Domenico Bianchi, Alessandro Busci, Maurizio Cannavacciuolo, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Flavio Favelli, Giuseppe Gallo, Alberto Garutti, Shilpa Gupta, Emilio Isgrò, Agnes Martin, Igor Mitoraj, Mimmo Paladino, Pei-Ming, Tullio Pericoli, Diego Perrone, Luca Pignatelli, Michelangelo Pistoletto, Julian Schnabel, Ettore Spalletti, Velasco Vitali, Silvio Wolf, Jean Paul Riopelle, Pietro Ruffo, Mario Schifano, Elisa Sighicelli, Francesco Vezzoli, Xiaongang Zhang e molti altri. Oltre alla collezione permanente è previsto anche uno spazio dedicato a esposizioni temporanee, che vuole essere punto di riferimento per gli artisti contemporanei, italiani e internazionali. La centralità e l'importanza del luogo destinato ad accogliere il nuovo museo, insieme al valore artistico delle opere che vi sono esposte, ha suggerito, durante la progettazione, l'idea di mettere in dialogo il contemporaneo con l'antico, imprescindibile terreno di studio e di ispirazione creativa. Di qui la scelta di riservare il posto d'onore all'interno dell'esposizione ad un'opera straordinaria, l'affresco del Giudizio Universale realizzata dai pittori della Scuola Riminese del Trecento sotto la guida del suo più importante esponente: Giovanni da Rimini. Il timpano del Giudizio universale di Giovanni da Rimini rimarrà collocato per 18 mesi nella sala dell’Arengo del Comune di Rimini, con l’intento di dare un nuovo risalto a quel periodo luminoso per la storia dell’arte che è il Trecento Riminese. Le porte di PART - Palazzi dell’Arte Rimini si aprono gratuitamente al pubblico per uno speciale weekend di inaugurazione: giovedì 24 settembre 2020 dalle ore 17.00 a mezzanotte e venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 settembre 2020 dalle ore 9 sino a mezzanotte. Orario feriale: dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00 Orario festivo: sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 19.00 Chiusura settimanale: lunedì non festivi chiuso Periodo di apertura: Dal 24 settembre 2020 Tariffa d'ingresso: €8.00 Tariffa ridotta: €6.00 Tariffa cumulativa: €12.00 Notizie aggiuntive: La tariffa cumulativa comprende biglietto unico per i Musei Comunali: Part, Museo della Città, Domus del Chirurgo e Museo degli Sguardi (valido 3 giorni giorni dal primo ingresso)
PART - Palazzi dell'Arte Rimini
26 Piazza Cavour
nuovo Museo di arte moderna e contemporanea di Rimini Indirizzo: Piazza Cavour 26 - Rimini centro storico Telefono: 0541793879 E-mail: part@comune.rimini.it Sito: Visita il sito web Un prestigioso spazio espositivo ricavato all’interno dei più antichi edifici medievali del centro storico, il duecentesco Palazzo dell’Arengo e il trecentesco Palazzo del Podestà, che insieme a Palazzo Garampi, al Teatro Galli e alla Pescheria si affacciano sulla Piazza Cavour, cuore della città. All’interno di questo suggestivo contesto, interessato da un primo intervento di riqualificazione, trova casa la Collezione della Fondazione San Patrignano, raccolta di opere donate di affermati artisti contemporanei del panorama italiano e internazionale in costante espansione, avviata nel 2017. Il progetto non si limita a fare di una collezione di arte contemporanea un museo, ma mette in connessione la cultura, il sociale, il territorio e lo sviluppo delle persone.
 Si tratta di una consistente collezione d’arte, con opere di Mario Airò, Vanessa Beecroft, Domenico Bianchi, Alessandro Busci, Maurizio Cannavacciuolo, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Flavio Favelli, Giuseppe Gallo, Alberto Garutti, Shilpa Gupta, Emilio Isgrò, Agnes Martin, Igor Mitoraj, Mimmo Paladino, Pei-Ming, Tullio Pericoli, Diego Perrone, Luca Pignatelli, Michelangelo Pistoletto, Julian Schnabel, Ettore Spalletti, Velasco Vitali, Silvio Wolf, Jean Paul Riopelle, Pietro Ruffo, Mario Schifano, Elisa Sighicelli, Francesco Vezzoli, Xiaongang Zhang e molti altri. Oltre alla collezione permanente è previsto anche uno spazio dedicato a esposizioni temporanee, che vuole essere punto di riferimento per gli artisti contemporanei, italiani e internazionali. La centralità e l'importanza del luogo destinato ad accogliere il nuovo museo, insieme al valore artistico delle opere che vi sono esposte, ha suggerito, durante la progettazione, l'idea di mettere in dialogo il contemporaneo con l'antico, imprescindibile terreno di studio e di ispirazione creativa. Di qui la scelta di riservare il posto d'onore all'interno dell'esposizione ad un'opera straordinaria, l'affresco del Giudizio Universale realizzata dai pittori della Scuola Riminese del Trecento sotto la guida del suo più importante esponente: Giovanni da Rimini. Il timpano del Giudizio universale di Giovanni da Rimini rimarrà collocato per 18 mesi nella sala dell’Arengo del Comune di Rimini, con l’intento di dare un nuovo risalto a quel periodo luminoso per la storia dell’arte che è il Trecento Riminese. Le porte di PART - Palazzi dell’Arte Rimini si aprono gratuitamente al pubblico per uno speciale weekend di inaugurazione: giovedì 24 settembre 2020 dalle ore 17.00 a mezzanotte e venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 settembre 2020 dalle ore 9 sino a mezzanotte. Orario feriale: dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00 Orario festivo: sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 19.00 Chiusura settimanale: lunedì non festivi chiuso Periodo di apertura: Dal 24 settembre 2020 Tariffa d'ingresso: €8.00 Tariffa ridotta: €6.00 Tariffa cumulativa: €12.00 Notizie aggiuntive: La tariffa cumulativa comprende biglietto unico per i Musei Comunali: Part, Museo della Città, Domus del Chirurgo e Museo degli Sguardi (valido 3 giorni giorni dal primo ingresso)
Parco miniature con 273 monumenti in scala, 5000 alberi in miniatura e 11 attrazioni (Monorotaia, Venezia, Esperimenta, Scuola Guida Interattiva, Vecchia Segheria, Pinocchio, Pappamondo, Cannonacqua, Torre Panoramica) comprese nel biglietto. Extra: parcheggio, ristoranti, bar, Cinemagia7D. Cani ammessi al guinzaglio, parco accessibile.
108 ντόπιοι το προτείνουν
Italia in Miniatura
239 Via Popilia
108 ντόπιοι το προτείνουν
Parco miniature con 273 monumenti in scala, 5000 alberi in miniatura e 11 attrazioni (Monorotaia, Venezia, Esperimenta, Scuola Guida Interattiva, Vecchia Segheria, Pinocchio, Pappamondo, Cannonacqua, Torre Panoramica) comprese nel biglietto. Extra: parcheggio, ristoranti, bar, Cinemagia7D. Cani ammessi al guinzaglio, parco accessibile.
Ruota panoramica con cabine chiuse e semichiuse che offre vista sulla riviera dall'alto da aprile a settembre.
9 ντόπιοι το προτείνουν
La Ruota Panoramica
Largo Ruggero Boscovich
9 ντόπιοι το προτείνουν
Ruota panoramica con cabine chiuse e semichiuse che offre vista sulla riviera dall'alto da aprile a settembre.

Informazioni sulla città/località

Località di vacanza per eccellenza sulla Riviera Adriatica, Rimini sorge in quel lembo meridionale della Romagna compreso fra il mare Adriatico e le dolci colline dell'Appennino, dove, a soli 20 km, svetta il monte Titano con la Repubblica di San Marino. PERCHÉ VISITARLA Da oltre 160 anni, Rimini è nei ricordi e nei sogni di generazioni di vacanzieri. Il segreto del suo successo sono la cordialità, l’ospitalità dei luoghi e dei suoi abitanti e un territorio famoso per i suoi 15 km di spiaggia, 230 colorati stabilimenti balneari, oltre 1000 alberghi e parchi divertimento, ma anche per i suoi 2000 anni di storia e un piccolo scrigno d`arte. Qui il mare è un modo di vivere, è la scenografia dei film di Fellini, è il mito del divertimento estivo che si rinnova ogni giorno, è la magia delle brume d’inverno. Ma prima di tutto questo, Rimini è stata una città ambita e contesa, capitale di una signoria, quella dei Malatesta, crocevia di culture di cui conserva antiche e preziose testimonianze. I suoi tesori d’arte contemplano capolavori unici che vanno dal periodo romano a quello rinascimentale. Un luogo da conoscere seguendo le tracce imponenti e suggestive lasciate da venti secoli di storia come l`Arco d`Augusto, il Ponte di Tiberio, Castel Sismondo, il Tempio Malatestiano, la romana piazza Tre Martiri o la medioevale piazza Cavour, per terminare con il Museo della città che custodisce il suo passato, attraverso oltre 1500 opere, e il sito archeologico della ‘Domus del Chirurgo’ con l’eccezionale corredo chirurgico-farmaceutico, giunto intatto a noi dall'età romana. Rimini è anche la città del Teatro “Amintore Galli”, capolavoro neoclassico di Luigi Poletti, inaugurato da Giuseppe Verdi nel 1857 con L'Aroldo; uno degli esempi più significativi dell'architettura teatrale dell'Ottocento, lesionato dai bombardamenti del 1943 e ora, dopo decenni di abbandono e un intervento di totale ristrutturazione, nuovamente aperto al pubblico. Da non perdere anche il nuovo sito museale di arte contemporanea PART- Palazzi dell'arte di Rimini, inaugurato il 24 settembre 2020 per restituire alla città, in un progetto unitario, la riqualificazione a fini culturali di due edifici storici nel cuore di Rimini con la collocazione permanente dell'eclettica raccolta di opere d’arte contemporanea donate alla Fondazione San Patrignano. Una raccolta frutto della prima grande iniziativa italiana di endowment e che oggi arricchisce il cuore storico di Rimini con opere dal respiro internazionale. Un concentrato di bellezza che da alcuni anni la città sta recuperando e valorizzando e che nel 2020 si completerà con l'inaugurazione del Museo Fellini. Una passeggiata a piedi nudi in riva al mare, per chiacchiere o meditazioni, è sicuramente avvincente ogni giorno dell’anno, nell’eccellente organizzazione estiva o nella solitaria melanconia della stagione invernale. Da sempre in questa città laboratorio nascono le tendenze più nuove: street bar, happy hour, aperitivi in spiaggia, cene in riva al mare, sport del futuro o il nordic walking sulla sabbia. Il divertimento segue tutti i gusti e tutte le età. E per chi vuole coniugare vacanza e benessere, affacciata sulla spiaggia sorge RiminiTerme, centro all’avanguardia per il benessere del corpo e della mente. Rimini è anche la città dei congressi e dei grandi eventi. Completata nel 2001 e ampliata nel 2017, la Fiera di Rimini è uno dei più grandi quartieri fieristici d’Italia in termini di superficie, dotata anche di una stazione ferroviaria sulla linea Milano-Bari, mentre il Palacongressi, inaugurato nel 2011, è una delle strutture più versatili, eleganti e all’avanguardia a livello internazionale. Che si dorma in tenda o in una suite del Grand Hotel prediletto da Federico Fellini, Rimini è sicuramente un buon posto dove approdare. CAMERA CON VISTA Se è risaputo che Federico Fellini aveva la sua suite al Grand Hotel di Rimini, comunicante con quella di Giulietta Masina, non tutti forse sanno che nella camera n° 302 dell'Hotel Villa Adriatica, Gabriele D'Annunzio raggiunse Eleonora Duse e che ne parlarono tutti i giornali dell'epoca. Come non tutti sanno che anni fa all'Hotel Gradisca ha dormito George Clooney, capitato per caso con un gruppo di amici in motocicletta. DA NON PERDERE Prima di lasciare la città non mancate di fare una passeggiata al Marina di Rimini, uno dei porti turistici più belli e all’avanguardia del Mediterraneo con una camminata sopraelevata di oltre 1.300 mt. che si protende sul mare. Per scoprire la vita e le tradizioni di marinai e pescatori, si può esplorare il Porto Canale o fare un salto al grande mercato del pesce. SULLA TAVOLA Ai buongustai si suggerisce di assaggiare una vera piadina riminese. Qui la piadina è infatti più sottile e ognuno la riempie come vuole: dal prosciutto e mozzarella alle erbe di campo fino alla cioccolata. Altri protagonisti della tavola sono il pesce azzurro dell’Adriatico e il vino rosso Sangiovese. Viaggiare poi lungo i percorsi della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Rimini è un ottimo modo per scoprire piatti e ricette del passato. PER DIVERTIRSI Rimini non va mai a dormire, perché qui si vive di giorno e di notte. Ma il divertimento è allegro e mai trasgressivo. La movida riminese si accende ogni sera in vari punti della città, nella zona del porto, a Marina Centro, dove ci sono i locali che fanno tendenza, sul lungomare o sulla spiaggia. Ma di cantinette, pub e ristorantini brulica anche il centro storico, in particolare la zona della Vecchia Pescheria in piazza Cavour, punto d’incontro durante tutto l’anno o le viuzze del Borgo San Giuliano. PER TENERSI IN FORMA Dagli sport di tendenza ai giochi must sulla spiaggia, come il beach volley e il beach tennis, fino alle novità tutte da scoprire come lo ‘speedminton’ o il ‘nordic walking on the beach‘, a Rimini si può praticare qualsiasi sport. Club, società, federazioni sempre più la scelgono come luogo per manifestazioni, gare, meeting, campionati o per presentare le ultime novità. Il territorio in questi anni si è attrezzato sempre più per essere ‘bike-friendly’, dotandosi di numerose piste ciclabili e servizi dedicati. APPUNTAMENTI DI RILIEVO La Riviera di Rimini è un’esplosione di eventi durante tutto l’anno: spettacoli, festival teatrali e cinematografici, mostre d’arte, gare sportive, meeting culturali, sagre e raduni di ogni genere, senza dimenticare i tradizionali mercatini. L’estate riminese è punteggiata da eventi all’insegna del divertimento, della cultura, dello sport, della musica, della tradizione e dell'enogastronomia, mentre la Notte Rosa, ogni anno, in luglio, festeggia il ‘Capodanno dell’estate’. Da non mancare poi quello vero, il 31 dicembre, da alcuni anni il Fine d’Anno degli Italiani per antonomasia. INFORMAZIONI E CONSIGLI UTILI Se volete fare un giro in centro storico e scoprire una Rimini inaspettata, rivolgetevi al Museo della Città: in ogni periodo dell’anno sapranno indicarvi le iniziative per adulti e bambini, da soli o in gruppo legate all'arte e alla cultura riminese. Gli uffici informazioni possono fornire indicazioni sui percorsi guidati che toccano i più significativi monumenti della città. NEI DINTORNI A pochi chilometri dal mare, uno splendido entroterra, su cui un tempo regnavano la Signoria dei Malatesta e dei Montefeltro, si spalanca lungo le vallate dei fiumi Marecchia e Conca. Il paesaggio custodisce numerose rocche e castelli, antiche tradizioni e sapori unici. Questi manieri sono riprodotti anche nel divertente gioco d’acqua del parco tematico Italia in miniatura, spettacolare Italia in scala con 272 perfette riproduzioni, dove si può persino navigare fra i canali di una realistica Venezia. La Riviera Romagnola conta poi il maggior numero di parchi tematici in Europa: da Ravenna a Cattolica sono ben diciotto. Tra i più conosciuti: Fiabilandia (per i più piccini), Oltremare, Mirabilandia e Aquafan.
205 ντόπιοι το προτείνουν
Rimini
205 ντόπιοι το προτείνουν
Località di vacanza per eccellenza sulla Riviera Adriatica, Rimini sorge in quel lembo meridionale della Romagna compreso fra il mare Adriatico e le dolci colline dell'Appennino, dove, a soli 20 km, svetta il monte Titano con la Repubblica di San Marino. PERCHÉ VISITARLA Da oltre 160 anni, Rimini è nei ricordi e nei sogni di generazioni di vacanzieri. Il segreto del suo successo sono la cordialità, l’ospitalità dei luoghi e dei suoi abitanti e un territorio famoso per i suoi 15 km di spiaggia, 230 colorati stabilimenti balneari, oltre 1000 alberghi e parchi divertimento, ma anche per i suoi 2000 anni di storia e un piccolo scrigno d`arte. Qui il mare è un modo di vivere, è la scenografia dei film di Fellini, è il mito del divertimento estivo che si rinnova ogni giorno, è la magia delle brume d’inverno. Ma prima di tutto questo, Rimini è stata una città ambita e contesa, capitale di una signoria, quella dei Malatesta, crocevia di culture di cui conserva antiche e preziose testimonianze. I suoi tesori d’arte contemplano capolavori unici che vanno dal periodo romano a quello rinascimentale. Un luogo da conoscere seguendo le tracce imponenti e suggestive lasciate da venti secoli di storia come l`Arco d`Augusto, il Ponte di Tiberio, Castel Sismondo, il Tempio Malatestiano, la romana piazza Tre Martiri o la medioevale piazza Cavour, per terminare con il Museo della città che custodisce il suo passato, attraverso oltre 1500 opere, e il sito archeologico della ‘Domus del Chirurgo’ con l’eccezionale corredo chirurgico-farmaceutico, giunto intatto a noi dall'età romana. Rimini è anche la città del Teatro “Amintore Galli”, capolavoro neoclassico di Luigi Poletti, inaugurato da Giuseppe Verdi nel 1857 con L'Aroldo; uno degli esempi più significativi dell'architettura teatrale dell'Ottocento, lesionato dai bombardamenti del 1943 e ora, dopo decenni di abbandono e un intervento di totale ristrutturazione, nuovamente aperto al pubblico. Da non perdere anche il nuovo sito museale di arte contemporanea PART- Palazzi dell'arte di Rimini, inaugurato il 24 settembre 2020 per restituire alla città, in un progetto unitario, la riqualificazione a fini culturali di due edifici storici nel cuore di Rimini con la collocazione permanente dell'eclettica raccolta di opere d’arte contemporanea donate alla Fondazione San Patrignano. Una raccolta frutto della prima grande iniziativa italiana di endowment e che oggi arricchisce il cuore storico di Rimini con opere dal respiro internazionale. Un concentrato di bellezza che da alcuni anni la città sta recuperando e valorizzando e che nel 2020 si completerà con l'inaugurazione del Museo Fellini. Una passeggiata a piedi nudi in riva al mare, per chiacchiere o meditazioni, è sicuramente avvincente ogni giorno dell’anno, nell’eccellente organizzazione estiva o nella solitaria melanconia della stagione invernale. Da sempre in questa città laboratorio nascono le tendenze più nuove: street bar, happy hour, aperitivi in spiaggia, cene in riva al mare, sport del futuro o il nordic walking sulla sabbia. Il divertimento segue tutti i gusti e tutte le età. E per chi vuole coniugare vacanza e benessere, affacciata sulla spiaggia sorge RiminiTerme, centro all’avanguardia per il benessere del corpo e della mente. Rimini è anche la città dei congressi e dei grandi eventi. Completata nel 2001 e ampliata nel 2017, la Fiera di Rimini è uno dei più grandi quartieri fieristici d’Italia in termini di superficie, dotata anche di una stazione ferroviaria sulla linea Milano-Bari, mentre il Palacongressi, inaugurato nel 2011, è una delle strutture più versatili, eleganti e all’avanguardia a livello internazionale. Che si dorma in tenda o in una suite del Grand Hotel prediletto da Federico Fellini, Rimini è sicuramente un buon posto dove approdare. CAMERA CON VISTA Se è risaputo che Federico Fellini aveva la sua suite al Grand Hotel di Rimini, comunicante con quella di Giulietta Masina, non tutti forse sanno che nella camera n° 302 dell'Hotel Villa Adriatica, Gabriele D'Annunzio raggiunse Eleonora Duse e che ne parlarono tutti i giornali dell'epoca. Come non tutti sanno che anni fa all'Hotel Gradisca ha dormito George Clooney, capitato per caso con un gruppo di amici in motocicletta. DA NON PERDERE Prima di lasciare la città non mancate di fare una passeggiata al Marina di Rimini, uno dei porti turistici più belli e all’avanguardia del Mediterraneo con una camminata sopraelevata di oltre 1.300 mt. che si protende sul mare. Per scoprire la vita e le tradizioni di marinai e pescatori, si può esplorare il Porto Canale o fare un salto al grande mercato del pesce. SULLA TAVOLA Ai buongustai si suggerisce di assaggiare una vera piadina riminese. Qui la piadina è infatti più sottile e ognuno la riempie come vuole: dal prosciutto e mozzarella alle erbe di campo fino alla cioccolata. Altri protagonisti della tavola sono il pesce azzurro dell’Adriatico e il vino rosso Sangiovese. Viaggiare poi lungo i percorsi della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Rimini è un ottimo modo per scoprire piatti e ricette del passato. PER DIVERTIRSI Rimini non va mai a dormire, perché qui si vive di giorno e di notte. Ma il divertimento è allegro e mai trasgressivo. La movida riminese si accende ogni sera in vari punti della città, nella zona del porto, a Marina Centro, dove ci sono i locali che fanno tendenza, sul lungomare o sulla spiaggia. Ma di cantinette, pub e ristorantini brulica anche il centro storico, in particolare la zona della Vecchia Pescheria in piazza Cavour, punto d’incontro durante tutto l’anno o le viuzze del Borgo San Giuliano. PER TENERSI IN FORMA Dagli sport di tendenza ai giochi must sulla spiaggia, come il beach volley e il beach tennis, fino alle novità tutte da scoprire come lo ‘speedminton’ o il ‘nordic walking on the beach‘, a Rimini si può praticare qualsiasi sport. Club, società, federazioni sempre più la scelgono come luogo per manifestazioni, gare, meeting, campionati o per presentare le ultime novità. Il territorio in questi anni si è attrezzato sempre più per essere ‘bike-friendly’, dotandosi di numerose piste ciclabili e servizi dedicati. APPUNTAMENTI DI RILIEVO La Riviera di Rimini è un’esplosione di eventi durante tutto l’anno: spettacoli, festival teatrali e cinematografici, mostre d’arte, gare sportive, meeting culturali, sagre e raduni di ogni genere, senza dimenticare i tradizionali mercatini. L’estate riminese è punteggiata da eventi all’insegna del divertimento, della cultura, dello sport, della musica, della tradizione e dell'enogastronomia, mentre la Notte Rosa, ogni anno, in luglio, festeggia il ‘Capodanno dell’estate’. Da non mancare poi quello vero, il 31 dicembre, da alcuni anni il Fine d’Anno degli Italiani per antonomasia. INFORMAZIONI E CONSIGLI UTILI Se volete fare un giro in centro storico e scoprire una Rimini inaspettata, rivolgetevi al Museo della Città: in ogni periodo dell’anno sapranno indicarvi le iniziative per adulti e bambini, da soli o in gruppo legate all'arte e alla cultura riminese. Gli uffici informazioni possono fornire indicazioni sui percorsi guidati che toccano i più significativi monumenti della città. NEI DINTORNI A pochi chilometri dal mare, uno splendido entroterra, su cui un tempo regnavano la Signoria dei Malatesta e dei Montefeltro, si spalanca lungo le vallate dei fiumi Marecchia e Conca. Il paesaggio custodisce numerose rocche e castelli, antiche tradizioni e sapori unici. Questi manieri sono riprodotti anche nel divertente gioco d’acqua del parco tematico Italia in miniatura, spettacolare Italia in scala con 272 perfette riproduzioni, dove si può persino navigare fra i canali di una realistica Venezia. La Riviera Romagnola conta poi il maggior numero di parchi tematici in Europa: da Ravenna a Cattolica sono ben diciotto. Tra i più conosciuti: Fiabilandia (per i più piccini), Oltremare, Mirabilandia e Aquafan.
L’antico borgo medievale sorge sulla via Emilia a 10 km Nord di Rimini e 20 km a Sud di Cesena. In linea retta con il mare si raggiungono le spiagge di Rimini Nord e Bellaria Igea Marina, da cui dista 13 km. PERCHÉ VISITARLA Sono tanti i motivi per i quali vale la pena scoprire Santarcangelo: per la sua forte identità romagnola e l’atmosfera di grande borgo scandito da un giusto ritmo di vita, per la sua bellezza architettonica fatta di nobili palazzi, case borghigiane, vicoli e piazzette che le hanno conferito il titolo di Città d’Arte, per le manifestazioni di respiro internazionale che la animano non meno delle sagre di paese dense di profumi e di sapori. QUANDO ANDARCI E COSA VEDERE Ogni momento dell’anno è un’occasione per programmare una visita alla cittadina e godere dei suoi luoghi. Adagiata su un morbido colle, chiamato colle di Giove, ancor oggi è ben riconoscibile la tipica struttura del borgo fortificato di impianto medioevale che la caratterizza. Il Monte Giove è attraversato da un fitto reticolo di misteriose grotte tufacee notevoli per la loro bellezza architettonica sulle cui origini ed usi il dibattito è ancora aperto. Alcuni sostengono che servissero come cantine, altri invece che fossero luoghi di culto. Oggi, alcune di queste grotte sono aperte ai visitatori. Ben visibile, nella piazza centrale Ganganelli, il grande arco trionfale eretto nel 1777 dalla cittadinanza in onore del concittadino Papa Clemente XIV (Ganganelli appunto, 1705-1774). Torre del Campanone, Porta Cervese, Piazza delle Monache, Chiesa Collegiata, Pieve di San Michele, Sferisterio sono tutti caratteristici luoghi da visitare che conferiscono a questo borgo il suo fascino particolare. Non si può fare a meno infine di ammirare le opere di pregio conservate al Museo Storico Archeologico MUSAS, un ricco patrimonio di arte e cultura, testimonianza unica della storia del territorio santarcangiolese e della sua gente. Di pari importanza è il MET - Museo Etnografico degli Usi e Costumi della Gente di Romagna, dedicato alle tradizioni popolari e all’identità culturale del luogo. Santarcangelo è anche un paese che ha dato i natali a grandi artisti, si ricordano in particolare Guido Cagnacci, autentico maestro della pittura seicentesca, Tonino Guerra, sceneggiatore di registi famosi – sua la sceneggiatura di Amarcord di Federico Fellini – , gli scrittori dialettali Raffaello Baldini e Nino Pedretti. DA NON PERDERE Una tovaglia o un grembiule da cucina o altre simpatiche creazioni artigianali di stampe a ruggine sono un bel ricordo di Santarcangelo: basta recarsi alla bottega Stamperia Artigiana Marchi che da secoli di tradizioni utilizza ancora un mangano del 1600, unico al mondo per dimensioni e peso. SULLA TAVOLA A Santarcangelo si mangia bene, da queste parti è un’affermazione corrente! Compaiono sulle tavole dei ristoranti piatti caserecci e sfoglia fatta a mano, ma sono soprattutto le tagliatelle ad essere particolarmente rinomate. C’è poi un’osteria che oltre alle squisitezze culinarie, profonde anche “sapori culturali”, è La Sangiovesa. All’interno, vari oggetti invitano a conoscere Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore di fama internazionale, nativo proprio del borgo. APPUNTAMENTI DI RILIEVO Tre gli appuntamenti che portano Santarcangelo alla ribalta. A luglio, il prestigioso Festival Internazionale del Teatro in piazza con un nutrito calendario di eventi all’aperto e ospiti internazionali. La Fiera di San Michele di fine settembre, dedicata all’ambiente, agli animali e alla gastronomia. Infine, l’11 novembre, la Fiera di San Martino con cantastorie, mercato dei prodotti autunnali e il curioso "Palio della piadina" aperto a tutti i non-professionisti. NEI DINTORNI Partendo da piazza Ganganelli verso la collina, si percorre la SP 14 e dopo circa 6 km si giunge a Poggio Torriana dove si nota la sagoma del suggestivo Palazzo Marcosanti, residenza fortificata di campagna del XIII secolo, e dove si possono visitare i Mulini testimonianza della ricca realtà molitoria della Valmarecchia. Proseguendo sulla SP 14, dopo 5 km si raggiunge Torriana , appollaiata su uno sperone roccioso; dopo altri 4 km si incontra Montebello posizionata anch’essa su un’altura che domina la valle: qui è d’obbligo la visita alla Rocca dei Guidi di Bagno castello reso famoso dalla leggenda del fantasma di Azzurrina.
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Santarcangelo di Romagna
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L’antico borgo medievale sorge sulla via Emilia a 10 km Nord di Rimini e 20 km a Sud di Cesena. In linea retta con il mare si raggiungono le spiagge di Rimini Nord e Bellaria Igea Marina, da cui dista 13 km. PERCHÉ VISITARLA Sono tanti i motivi per i quali vale la pena scoprire Santarcangelo: per la sua forte identità romagnola e l’atmosfera di grande borgo scandito da un giusto ritmo di vita, per la sua bellezza architettonica fatta di nobili palazzi, case borghigiane, vicoli e piazzette che le hanno conferito il titolo di Città d’Arte, per le manifestazioni di respiro internazionale che la animano non meno delle sagre di paese dense di profumi e di sapori. QUANDO ANDARCI E COSA VEDERE Ogni momento dell’anno è un’occasione per programmare una visita alla cittadina e godere dei suoi luoghi. Adagiata su un morbido colle, chiamato colle di Giove, ancor oggi è ben riconoscibile la tipica struttura del borgo fortificato di impianto medioevale che la caratterizza. Il Monte Giove è attraversato da un fitto reticolo di misteriose grotte tufacee notevoli per la loro bellezza architettonica sulle cui origini ed usi il dibattito è ancora aperto. Alcuni sostengono che servissero come cantine, altri invece che fossero luoghi di culto. Oggi, alcune di queste grotte sono aperte ai visitatori. Ben visibile, nella piazza centrale Ganganelli, il grande arco trionfale eretto nel 1777 dalla cittadinanza in onore del concittadino Papa Clemente XIV (Ganganelli appunto, 1705-1774). Torre del Campanone, Porta Cervese, Piazza delle Monache, Chiesa Collegiata, Pieve di San Michele, Sferisterio sono tutti caratteristici luoghi da visitare che conferiscono a questo borgo il suo fascino particolare. Non si può fare a meno infine di ammirare le opere di pregio conservate al Museo Storico Archeologico MUSAS, un ricco patrimonio di arte e cultura, testimonianza unica della storia del territorio santarcangiolese e della sua gente. Di pari importanza è il MET - Museo Etnografico degli Usi e Costumi della Gente di Romagna, dedicato alle tradizioni popolari e all’identità culturale del luogo. Santarcangelo è anche un paese che ha dato i natali a grandi artisti, si ricordano in particolare Guido Cagnacci, autentico maestro della pittura seicentesca, Tonino Guerra, sceneggiatore di registi famosi – sua la sceneggiatura di Amarcord di Federico Fellini – , gli scrittori dialettali Raffaello Baldini e Nino Pedretti. DA NON PERDERE Una tovaglia o un grembiule da cucina o altre simpatiche creazioni artigianali di stampe a ruggine sono un bel ricordo di Santarcangelo: basta recarsi alla bottega Stamperia Artigiana Marchi che da secoli di tradizioni utilizza ancora un mangano del 1600, unico al mondo per dimensioni e peso. SULLA TAVOLA A Santarcangelo si mangia bene, da queste parti è un’affermazione corrente! Compaiono sulle tavole dei ristoranti piatti caserecci e sfoglia fatta a mano, ma sono soprattutto le tagliatelle ad essere particolarmente rinomate. C’è poi un’osteria che oltre alle squisitezze culinarie, profonde anche “sapori culturali”, è La Sangiovesa. All’interno, vari oggetti invitano a conoscere Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore di fama internazionale, nativo proprio del borgo. APPUNTAMENTI DI RILIEVO Tre gli appuntamenti che portano Santarcangelo alla ribalta. A luglio, il prestigioso Festival Internazionale del Teatro in piazza con un nutrito calendario di eventi all’aperto e ospiti internazionali. La Fiera di San Michele di fine settembre, dedicata all’ambiente, agli animali e alla gastronomia. Infine, l’11 novembre, la Fiera di San Martino con cantastorie, mercato dei prodotti autunnali e il curioso "Palio della piadina" aperto a tutti i non-professionisti. NEI DINTORNI Partendo da piazza Ganganelli verso la collina, si percorre la SP 14 e dopo circa 6 km si giunge a Poggio Torriana dove si nota la sagoma del suggestivo Palazzo Marcosanti, residenza fortificata di campagna del XIII secolo, e dove si possono visitare i Mulini testimonianza della ricca realtà molitoria della Valmarecchia. Proseguendo sulla SP 14, dopo 5 km si raggiunge Torriana , appollaiata su uno sperone roccioso; dopo altri 4 km si incontra Montebello posizionata anch’essa su un’altura che domina la valle: qui è d’obbligo la visita alla Rocca dei Guidi di Bagno castello reso famoso dalla leggenda del fantasma di Azzurrina.
L'antichissimo borgo è situato su un enorme masso roccioso tutt'intorno invalicabile, alle spalle della Repubblica di San Marino e della Riviera di Rimini, nella Val Marecchia. PERCHÉ VISITARLA San Leo, meravigliosa capitale d’arte, citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia, è il fulcro della regione storica del Montefeltro ed è la città che gli ha dato il nome. Nota per le sue vicende storiche e geopolitiche, location per film e documentari, meta turistica d’eccellenza, è la perla preziosa custodita dalla provincia di Rimini. QUANDO ANDARCI E COSA VEDERE La straordinaria conformazione del luogo, un imponente masso roccioso con pareti a strapiombo ne ha determinato, fin dall’epoca preistorica, la doppia valenza militare e religiosa, testimoniate da manufatti di grandissimo pregio. Tutto il possente apparato difensivo, a cui si accede per un'unica strada tagliata nella roccia, sembra essere un prolungamento del masso che lo sostiene, fino alla punta più alta dello sperone dove svetta la Fortezza di Francesco di Giorgio Martini (XV sec). La città un tempo si chiamava Monte Feltro, da Mons Feretrus, nome legato all’importante insediamento romano sorto intorno al tempio consacrato a Giove Feretrio. Fu oggetto costante di contesa, finchè venne definitivamente conquistata nel 1441 dal giovane Federico da Montefeltro, che duramente contrastò i Malatesta nel dominio della Valle del Marecchia. Ospitò personaggi come Dante e San Francesco d’Assisi, che qui ricevette in dono il Monte della Verna. Devoluta allo Stato Pontificio nel 1631, divenne aspro carcere dove, tra gli altri, finirono i propri giorni il Conte di Cagliostro (1795) e Felice Orsini (1844). Annoverato tra “I Borghi più Belli d`Italia”, il mirabile centro storico sprigiona il suo fascino in ogni periodo dell'anno. Oltre alla suggestiva fortezza, si offrono immediatamente allo sguardo gli antichi edifici romanici: Pieve, Cattedrale e Torre. A essi si affiancano numerosi palazzi rinascimentali, come il Palazzo Mediceo, con l’elegante Museo di Arte Sacra, la residenza dei Conti Severini-Nardini, il Palazzo Della Rovere, sede del Municipio. Da San Leo si gode una magnifica vista sui monti circostanti, lungo la vallata del Marecchia, giù fino al mare.
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San Leo
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L'antichissimo borgo è situato su un enorme masso roccioso tutt'intorno invalicabile, alle spalle della Repubblica di San Marino e della Riviera di Rimini, nella Val Marecchia. PERCHÉ VISITARLA San Leo, meravigliosa capitale d’arte, citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia, è il fulcro della regione storica del Montefeltro ed è la città che gli ha dato il nome. Nota per le sue vicende storiche e geopolitiche, location per film e documentari, meta turistica d’eccellenza, è la perla preziosa custodita dalla provincia di Rimini. QUANDO ANDARCI E COSA VEDERE La straordinaria conformazione del luogo, un imponente masso roccioso con pareti a strapiombo ne ha determinato, fin dall’epoca preistorica, la doppia valenza militare e religiosa, testimoniate da manufatti di grandissimo pregio. Tutto il possente apparato difensivo, a cui si accede per un'unica strada tagliata nella roccia, sembra essere un prolungamento del masso che lo sostiene, fino alla punta più alta dello sperone dove svetta la Fortezza di Francesco di Giorgio Martini (XV sec). La città un tempo si chiamava Monte Feltro, da Mons Feretrus, nome legato all’importante insediamento romano sorto intorno al tempio consacrato a Giove Feretrio. Fu oggetto costante di contesa, finchè venne definitivamente conquistata nel 1441 dal giovane Federico da Montefeltro, che duramente contrastò i Malatesta nel dominio della Valle del Marecchia. Ospitò personaggi come Dante e San Francesco d’Assisi, che qui ricevette in dono il Monte della Verna. Devoluta allo Stato Pontificio nel 1631, divenne aspro carcere dove, tra gli altri, finirono i propri giorni il Conte di Cagliostro (1795) e Felice Orsini (1844). Annoverato tra “I Borghi più Belli d`Italia”, il mirabile centro storico sprigiona il suo fascino in ogni periodo dell'anno. Oltre alla suggestiva fortezza, si offrono immediatamente allo sguardo gli antichi edifici romanici: Pieve, Cattedrale e Torre. A essi si affiancano numerosi palazzi rinascimentali, come il Palazzo Mediceo, con l’elegante Museo di Arte Sacra, la residenza dei Conti Severini-Nardini, il Palazzo Della Rovere, sede del Municipio. Da San Leo si gode una magnifica vista sui monti circostanti, lungo la vallata del Marecchia, giù fino al mare.
Il borgo, situato su una collina ad Ovest di Rimini (16 km), confina con la Repubblica di San Marino (10 km). La parte in pianura è Villa Verucchio attraversata dalla SP 238 che collega Rimini con Arezzo. PERCHÉ VISITARLA Bandiera arancione Touring dal 2005, Verucchio ha saputo mantenere intatto il proprio fascino. La sua doppia natura di città culla dei Malatesta e, parecchi secoli prima, di centro della civiltà Villanoviana unita alla bellezza paesaggistica della Valle del Fiume Marecchia in cui è immersa, rende d'obbligo per chi transita in Romagna una visita all’antico borgo. QUANDO ANDARCI E COSA VEDERE Verucchio desta curiosità in ogni momento dell’anno e l’imponente sasso su cui è appollaiata la rende ancora più affascinante. Tra il IX e il VI secolo a.C. fu centro nevralgico della cosiddetta civiltà Villanoviana, si sostiene di origine etrusca. Ricchi reperti sono stati riportati alla luce dalle necropoli scavate attorno al paese, oggi esposti nel Museo Civico Archeologico. L’area degli scavi ed il Museo fanno parte del Parco Archeologico di Verucchio. La cittadina è anche conosciuta come "culla dei Malatesti" perché qui ebbe inizio, se non la famiglia, certo la potenza dei Malatesta, ad opera di Giovanni della Penna dei Billi (1150-90), detto appunto il Malatesta. Di impianto medievale e ricca di edifici storici, Verucchio è distesa tra due colline un tempo coronate da poderose rocche, quella del Passerello - sui cui ruderi oggi è insediato un convento - e quella del Sasso, oggi Rocca Malatestiana, una delle fortificazioni della Signoria meglio conservate, edificata a dominio del paese, della valle e della pianura. Sulla strada che scende verso la pianura, ai piedi dello sperone su cui poggia il centro storico, si segnala una Pieve Romanica del X secolo d.C., visibile solo dall’esterno. A Villa Verucchio, frazione in pianura, si trova il Convento Francescano che la tradizione vuole fondato da San Francesco nel 1213. Nel suo chiostro s’ innalza maestoso un cipresso colossale alto oltre venticinque metri che sarebbe stato originato dal bordone piantato e fatto rinverdire dal Santo stesso. CAMERA CON VISTA Per chi vuole soggiornare qualche giorno, vale la pena fermarsi all’Hotel Oste del Castello, nel centro storico del borgo. Dimora del 1700 ben ristrutturata e dotata di tutti i servizi consoni alle quattro stelle, è indicata sia per incontri di lavoro e d’affari, per i quali mette a disposizione storiche sale polivalenti, che per momenti di dolce quiete individuale. Sotto l’albergo, nelle grotte tufacee c’è un’ area benessere ben attrezzata. DA NON PERDERE Corre d’obbligo il suggerimento di programmare la visita al borgo in una bella giornata tersa, senza foschie, per godere dai punti più alti del sasso di un panorama mozzafiato dove l’occhio spazia dalla Valmarecchia fino a tutta la maestosa costa riminese adagiata sull’Adriatico. SULLA TAVOLA Ristoranti, osterie e trattorie propongono da queste parti i tipici piatti della tradizione romagnola. Sono particolarmente prelibate le carni che provengono anche da produttori locali. Essendo in zona collinare, assume particolari sapori l’olio extravergine d’oliva che si può acquistare presso l’Oleificio e Azienda Agricola Carlini Giorgio, via Peschiera 33 e l’Oleificio e Azienda Agricola Sapigni, via Statale Marecchia 39, entrambi a Villa Verucchio. PER TENERSI IN FORMA Per gli amanti del golf, a Villa Verucchio il Rimini-Verucchio Golf Club dispone di un campo da 18 buche progettato da Brian M. Silva, autorevole e conosciuto architetto di campi da golf americano. APPUNTAMENTI DI RILIEVO Di pregio alcune manifestazioni quali il Verucchio Music Festival in luglio; gli spettacoli, le rievocazioni e le cene medievali alla Rocca in agosto. A metà settembre, la Fiera di Santa Croce o Fira di quatorg con gastronomia, balli e folclore locale. A gennaio, invece, la tradizionale sagra paesana “Fira de bagoin” (Fiera del maiale) con possibilità di gustare ed acquistare la carne prodotta da queste parti. NEI DINTORNI Anche se non è territorio italiano, vicinissima (10 km) c’è la Repubblica di San Marino antica terra di libertà dichiarata dal 2008 sito Unesco. E’ tutta da visitare, il monte Titano con i suoi palazzi dei Reggenti, le rocche e le viuzze medievali. A 5 km si raggiunge Torriana, su uno sperone roccioso, e dopo altri 4 km il borgo di Montebello. Posto anch’esso su un’altura, vanta il castello del fantasma di Azzurrina chiamato Rocca dei Guidi di Bagno. Allungando il percorso nell’attiguo Montefeltro, dopo soli 16 km svetta la magnifica fortezza di San Leo su di un imponente masso con pareti a strapiombo. D’obbligo una visita della rocca.
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Verucchio
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Il borgo, situato su una collina ad Ovest di Rimini (16 km), confina con la Repubblica di San Marino (10 km). La parte in pianura è Villa Verucchio attraversata dalla SP 238 che collega Rimini con Arezzo. PERCHÉ VISITARLA Bandiera arancione Touring dal 2005, Verucchio ha saputo mantenere intatto il proprio fascino. La sua doppia natura di città culla dei Malatesta e, parecchi secoli prima, di centro della civiltà Villanoviana unita alla bellezza paesaggistica della Valle del Fiume Marecchia in cui è immersa, rende d'obbligo per chi transita in Romagna una visita all’antico borgo. QUANDO ANDARCI E COSA VEDERE Verucchio desta curiosità in ogni momento dell’anno e l’imponente sasso su cui è appollaiata la rende ancora più affascinante. Tra il IX e il VI secolo a.C. fu centro nevralgico della cosiddetta civiltà Villanoviana, si sostiene di origine etrusca. Ricchi reperti sono stati riportati alla luce dalle necropoli scavate attorno al paese, oggi esposti nel Museo Civico Archeologico. L’area degli scavi ed il Museo fanno parte del Parco Archeologico di Verucchio. La cittadina è anche conosciuta come "culla dei Malatesti" perché qui ebbe inizio, se non la famiglia, certo la potenza dei Malatesta, ad opera di Giovanni della Penna dei Billi (1150-90), detto appunto il Malatesta. Di impianto medievale e ricca di edifici storici, Verucchio è distesa tra due colline un tempo coronate da poderose rocche, quella del Passerello - sui cui ruderi oggi è insediato un convento - e quella del Sasso, oggi Rocca Malatestiana, una delle fortificazioni della Signoria meglio conservate, edificata a dominio del paese, della valle e della pianura. Sulla strada che scende verso la pianura, ai piedi dello sperone su cui poggia il centro storico, si segnala una Pieve Romanica del X secolo d.C., visibile solo dall’esterno. A Villa Verucchio, frazione in pianura, si trova il Convento Francescano che la tradizione vuole fondato da San Francesco nel 1213. Nel suo chiostro s’ innalza maestoso un cipresso colossale alto oltre venticinque metri che sarebbe stato originato dal bordone piantato e fatto rinverdire dal Santo stesso. CAMERA CON VISTA Per chi vuole soggiornare qualche giorno, vale la pena fermarsi all’Hotel Oste del Castello, nel centro storico del borgo. Dimora del 1700 ben ristrutturata e dotata di tutti i servizi consoni alle quattro stelle, è indicata sia per incontri di lavoro e d’affari, per i quali mette a disposizione storiche sale polivalenti, che per momenti di dolce quiete individuale. Sotto l’albergo, nelle grotte tufacee c’è un’ area benessere ben attrezzata. DA NON PERDERE Corre d’obbligo il suggerimento di programmare la visita al borgo in una bella giornata tersa, senza foschie, per godere dai punti più alti del sasso di un panorama mozzafiato dove l’occhio spazia dalla Valmarecchia fino a tutta la maestosa costa riminese adagiata sull’Adriatico. SULLA TAVOLA Ristoranti, osterie e trattorie propongono da queste parti i tipici piatti della tradizione romagnola. Sono particolarmente prelibate le carni che provengono anche da produttori locali. Essendo in zona collinare, assume particolari sapori l’olio extravergine d’oliva che si può acquistare presso l’Oleificio e Azienda Agricola Carlini Giorgio, via Peschiera 33 e l’Oleificio e Azienda Agricola Sapigni, via Statale Marecchia 39, entrambi a Villa Verucchio. PER TENERSI IN FORMA Per gli amanti del golf, a Villa Verucchio il Rimini-Verucchio Golf Club dispone di un campo da 18 buche progettato da Brian M. Silva, autorevole e conosciuto architetto di campi da golf americano. APPUNTAMENTI DI RILIEVO Di pregio alcune manifestazioni quali il Verucchio Music Festival in luglio; gli spettacoli, le rievocazioni e le cene medievali alla Rocca in agosto. A metà settembre, la Fiera di Santa Croce o Fira di quatorg con gastronomia, balli e folclore locale. A gennaio, invece, la tradizionale sagra paesana “Fira de bagoin” (Fiera del maiale) con possibilità di gustare ed acquistare la carne prodotta da queste parti. NEI DINTORNI Anche se non è territorio italiano, vicinissima (10 km) c’è la Repubblica di San Marino antica terra di libertà dichiarata dal 2008 sito Unesco. E’ tutta da visitare, il monte Titano con i suoi palazzi dei Reggenti, le rocche e le viuzze medievali. A 5 km si raggiunge Torriana, su uno sperone roccioso, e dopo altri 4 km il borgo di Montebello. Posto anch’esso su un’altura, vanta il castello del fantasma di Azzurrina chiamato Rocca dei Guidi di Bagno. Allungando il percorso nell’attiguo Montefeltro, dopo soli 16 km svetta la magnifica fortezza di San Leo su di un imponente masso con pareti a strapiombo. D’obbligo una visita della rocca.
San Marino è un microstato montuoso all'interno del territorio italiano, nella zona centro-settentrionale del Paese. Una delle repubbliche più antiche al mondo, San Marino ha conservato gran parte della sua antica architettura. L'omonima capitale sorge sui pendii del monte Titano ed è conosciuta per il centro storico medievale circondato da mura e per le viuzze acciottolate. Sui tre picchi del monte sorgono le tre torri, fortezze risalenti all'XI secolo. San Marino offre una vasta scelta di attività culturali e ricreative. In questa sezione sono indicati quindi: Eventi, Feste e Manifestazioni oltre a Musei, Teatri, Cinema, Centri sociali ed Itinerari naturalistici.
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San Marino
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San Marino è un microstato montuoso all'interno del territorio italiano, nella zona centro-settentrionale del Paese. Una delle repubbliche più antiche al mondo, San Marino ha conservato gran parte della sua antica architettura. L'omonima capitale sorge sui pendii del monte Titano ed è conosciuta per il centro storico medievale circondato da mura e per le viuzze acciottolate. Sui tre picchi del monte sorgono le tre torri, fortezze risalenti all'XI secolo. San Marino offre una vasta scelta di attività culturali e ricreative. In questa sezione sono indicati quindi: Eventi, Feste e Manifestazioni oltre a Musei, Teatri, Cinema, Centri sociali ed Itinerari naturalistici.
Il Castello di Montebello con il piccolo borgo che lo circonda sono saliti alla fama nazionale soprattutto per la leggenda di Azzurrina, il fantasma di una bambina albina che vivrebbe nel Castello. Siamo in provincia di Rimini, a pochi chilometri dalla costa romagnola, nello scenario della Valmarecchia. Il comune è quello di Poggio Torriana di cui è Montebello è una frazione, ma è il Castello la vera attrazione del luogo. La storia di Azzurrina è antica, triste, e si trasmette da secoli tra generazioni del borgo. Ma è solo da quando è arrivata nelle trasmissioni televisive che trattano di misteri e leggende che il Castello è diventato famoso ed è stato invaso da frotte di turisti in cerca di un brivido. In giro per il Borgo di Montebello Montebello domina la Valmarecchia in una spettacolare posizione panoramica. I romani nel III secolo avevano già capito che questo luogo a 500 metri sul livello del mare era praticamente inattaccabile, quindi vi costruirono una fortezza a difesa della Romagna. Il nome Montebello, quindi, non sta a indicare la bellezza del luogo ma viene da Mons Belli, Monte della Guerra. Si accede al borgo fortificato da una porta e subito tutto appare per quel che è: un piccolo mondo antico composto da case basse, una torre di difesa, qualche bottega e negozietto, la chiesa di San Pietro Apostolo e poi il Castello, meta di tutti i visitatori. Il Castello di Montebello Dove i romani costruirono una postazione di difesa composta da una semplice torre a pianta quadrata, i Malatesta costruirono invece una vera fortezza. Siamo nel 1186 quando il castello viene venduto da Ugolinuccio di Maltalone a Giovanni Malatesta. I Montefeltro, storici nemici, erano vicinissimi quindi la torre viene trasformata in una vera fortezza. Persa dai Malatesta nel 1393 e riconquistata nel 1438 da Sigismondo Pandolfo Malatesta, con la sconfitta definitiva della famiglia passa allo Stato Pontificio e da questi ai conti Guidi di Bagno. Questa famiglia è ancora oggi proprietaria della Rocca e nel corso dei secoli ne trasformato gran parte in una dimora nobiliare. Ristrutturato, curato e abbellito, dal 1989 il Castello è un museo ed è considerato Patrimonio Nazionale per il suo alto valore storico. L’antica pieve del castello ha svolto la funzione di armeria e oggi ospita una rivendita di miele, prodotto tipico di Montebello. Nel Castello si possono ammirare gli arredi storici tra cui alcuni pezzi davvero inquietanti. Uno di questo è una cassapanca islamica con una tavola che raffigura una donna legata mentre sta per partorire. Portata in Italia nell’anno 1000 come bottino delle crociate, la cassapanca in realtà racconta un metodo di controllo delle nascite usato in una tribù locale. Superato il numero di bambini ritenuto accettabile, al momento di partorire le donne incinte venivano legate e morivano tra atroci sofferenze insieme al feto. La leggenda vuole che in quella stanza ci sia un’atmosfera molto particolare e molte persone si sentono male ancora prima di aver saputo la vera funzione della cassapanca. La leggenda di Azzurrina Guendalina era figlia di Ugolinuccio o Uguccione, feudatario del Castello di Montebello. La bambina era albina e viveva segregata in casa, perché allora i capelli bianchi erano considerati segno del demonio. La madre aveva anche provato a tingerli ma i capelli non trattennero il colore, assumendo una colorazione azzurrina, da qui il soprannome della bimba. Il 21 giugno del 1375, mentre giocava con una palla di pezza, la bambina si avventurò lungo le scale che portano al nevaio per non tornare mai più. Secondo una leggenda che dura nei secoli, ogni 5 anni, il 21 giugno Guendalina fa ritorno al Castello gridando “mamma” e strazianti urla di dolore. Puntualmente cacciatori di fantasmi e studiosi di parapsicologia effettuano registrazioni che si possono ascoltare alla fine della visita guidata. Informazioni per la visita al Castello di Montebello Le visite al Castello sono sempre guidate. Non è prevista visita libera. Orario Estivo Dal 1 Giugno al 17 Settembre Diurno: Tutti i giorni escluso il Lunedì dalle 14:30 alle 19:00 La Biglietteria chiude mezz’ora prima della chiusura del Castello (18:30) Nel mese di Agosto è aperto anche il Lunedì 7, 14, 21, 28 Notturno (apertura biglietteria dalle 21:30 alle 23): Dal 1 Giugno al 18 Giugno / dal 4 Settembre al 17 Settembre Venerdì, Sabato e Domenica Un ingresso alle 22.30 e uno alle 23.00 Dal 20 Giugno al 2 Settembre Tutti i giorni escluso il Lunedì ( Agosto anche il Lunedì 7, 14, 21, 28 ) Un ingresso alle 22.30 e uno alle 23.00 Se il numero di visitatori è eccessivo si prolunga l’orario Orario Invernale Dal 18 settembre al 31 Maggio Diurno: Sabato, Domenica e festivi dalle 14:30 alle 18:00 ad esclusione del 25 Dicembre La biglietteria chiude mezz’ora prima della chiusura del Castello (17:30) Notturno (apertura biglietteria dalle 21:30 alle 23) : Sabato sera un ingresso alle 22:30 e uno alle 23:00. Costo del biglietto Biglietto individuale diurno 8.00 € Bambini da 0 a 5 anni Gratis Biglietto individuale notturno 9.00 € Bambini da 0 a 5 anni Gratis
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Montebello
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Il Castello di Montebello con il piccolo borgo che lo circonda sono saliti alla fama nazionale soprattutto per la leggenda di Azzurrina, il fantasma di una bambina albina che vivrebbe nel Castello. Siamo in provincia di Rimini, a pochi chilometri dalla costa romagnola, nello scenario della Valmarecchia. Il comune è quello di Poggio Torriana di cui è Montebello è una frazione, ma è il Castello la vera attrazione del luogo. La storia di Azzurrina è antica, triste, e si trasmette da secoli tra generazioni del borgo. Ma è solo da quando è arrivata nelle trasmissioni televisive che trattano di misteri e leggende che il Castello è diventato famoso ed è stato invaso da frotte di turisti in cerca di un brivido. In giro per il Borgo di Montebello Montebello domina la Valmarecchia in una spettacolare posizione panoramica. I romani nel III secolo avevano già capito che questo luogo a 500 metri sul livello del mare era praticamente inattaccabile, quindi vi costruirono una fortezza a difesa della Romagna. Il nome Montebello, quindi, non sta a indicare la bellezza del luogo ma viene da Mons Belli, Monte della Guerra. Si accede al borgo fortificato da una porta e subito tutto appare per quel che è: un piccolo mondo antico composto da case basse, una torre di difesa, qualche bottega e negozietto, la chiesa di San Pietro Apostolo e poi il Castello, meta di tutti i visitatori. Il Castello di Montebello Dove i romani costruirono una postazione di difesa composta da una semplice torre a pianta quadrata, i Malatesta costruirono invece una vera fortezza. Siamo nel 1186 quando il castello viene venduto da Ugolinuccio di Maltalone a Giovanni Malatesta. I Montefeltro, storici nemici, erano vicinissimi quindi la torre viene trasformata in una vera fortezza. Persa dai Malatesta nel 1393 e riconquistata nel 1438 da Sigismondo Pandolfo Malatesta, con la sconfitta definitiva della famiglia passa allo Stato Pontificio e da questi ai conti Guidi di Bagno. Questa famiglia è ancora oggi proprietaria della Rocca e nel corso dei secoli ne trasformato gran parte in una dimora nobiliare. Ristrutturato, curato e abbellito, dal 1989 il Castello è un museo ed è considerato Patrimonio Nazionale per il suo alto valore storico. L’antica pieve del castello ha svolto la funzione di armeria e oggi ospita una rivendita di miele, prodotto tipico di Montebello. Nel Castello si possono ammirare gli arredi storici tra cui alcuni pezzi davvero inquietanti. Uno di questo è una cassapanca islamica con una tavola che raffigura una donna legata mentre sta per partorire. Portata in Italia nell’anno 1000 come bottino delle crociate, la cassapanca in realtà racconta un metodo di controllo delle nascite usato in una tribù locale. Superato il numero di bambini ritenuto accettabile, al momento di partorire le donne incinte venivano legate e morivano tra atroci sofferenze insieme al feto. La leggenda vuole che in quella stanza ci sia un’atmosfera molto particolare e molte persone si sentono male ancora prima di aver saputo la vera funzione della cassapanca. La leggenda di Azzurrina Guendalina era figlia di Ugolinuccio o Uguccione, feudatario del Castello di Montebello. La bambina era albina e viveva segregata in casa, perché allora i capelli bianchi erano considerati segno del demonio. La madre aveva anche provato a tingerli ma i capelli non trattennero il colore, assumendo una colorazione azzurrina, da qui il soprannome della bimba. Il 21 giugno del 1375, mentre giocava con una palla di pezza, la bambina si avventurò lungo le scale che portano al nevaio per non tornare mai più. Secondo una leggenda che dura nei secoli, ogni 5 anni, il 21 giugno Guendalina fa ritorno al Castello gridando “mamma” e strazianti urla di dolore. Puntualmente cacciatori di fantasmi e studiosi di parapsicologia effettuano registrazioni che si possono ascoltare alla fine della visita guidata. Informazioni per la visita al Castello di Montebello Le visite al Castello sono sempre guidate. Non è prevista visita libera. Orario Estivo Dal 1 Giugno al 17 Settembre Diurno: Tutti i giorni escluso il Lunedì dalle 14:30 alle 19:00 La Biglietteria chiude mezz’ora prima della chiusura del Castello (18:30) Nel mese di Agosto è aperto anche il Lunedì 7, 14, 21, 28 Notturno (apertura biglietteria dalle 21:30 alle 23): Dal 1 Giugno al 18 Giugno / dal 4 Settembre al 17 Settembre Venerdì, Sabato e Domenica Un ingresso alle 22.30 e uno alle 23.00 Dal 20 Giugno al 2 Settembre Tutti i giorni escluso il Lunedì ( Agosto anche il Lunedì 7, 14, 21, 28 ) Un ingresso alle 22.30 e uno alle 23.00 Se il numero di visitatori è eccessivo si prolunga l’orario Orario Invernale Dal 18 settembre al 31 Maggio Diurno: Sabato, Domenica e festivi dalle 14:30 alle 18:00 ad esclusione del 25 Dicembre La biglietteria chiude mezz’ora prima della chiusura del Castello (17:30) Notturno (apertura biglietteria dalle 21:30 alle 23) : Sabato sera un ingresso alle 22:30 e uno alle 23:00. Costo del biglietto Biglietto individuale diurno 8.00 € Bambini da 0 a 5 anni Gratis Biglietto individuale notturno 9.00 € Bambini da 0 a 5 anni Gratis

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Castello di Montebello - La Leggenda di Azzurrina

La Leggenda di Azzurrina Sapete come nasce una leggenda? Da una storia vera. La dinamica è grosso modo quella di un comunissimo gioco infantile: il telefono senza fili. Ve lo ricordate? 10 bambini si mettono uno di fianco all’altro, una frase viene sussurrata dal primo all’orecchio del vicino e via di seguito; all’ultimo essa non giungerà fedele all’originale, ma subendo un'arbitraria modificazione. La stessa cosa accadde (e tutt’ora accade per il passaparola dei visitatori alla Rocca) con la storia di Guendalina.
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